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Putin ritira le truppe russe da Kherson: mossa tattica o preludio di trattativa? Kiev: “Cortina di fumo”

Il ritiro da Kherson segna una svolta importante nella guerra. Ma l’Ucraina teme che sia un modo per prendere tempo e riorganizzare le truppe, in vista di una futura controffensiva. Il Cremlino ha spostato 150.000 uomini sulla frontiera con la Bielorussia

Putin ritira le truppe russe da Kherson: mossa tattica o preludio di trattativa? Kiev: “Cortina di fumo”

Con il ritiro delle truppe russe da Kherson l’Ucraina ha ottenuto un’importante vittoria, confermando da un lato la tenacia della sua resistenza in oltre otto mesi di guerra, dall’altro la debolezza dell’esercito russo. Alcuni analisti vedono nella scelta politica di Vladimir Putin un segnale per trattare. Ma Kiev teme che Mosca voglia solo riorganizzarsi. A placare l’entusiamo ci pensa il presidente ucraino Zelensky secondo cui “il nemico non ci fa regali, non fa gesti di buona volontà. Pertanto, ci muoviamo con molta attenzione, senza emozioni, senza rischi inutili, nell’interesse di liberare tutta la nostra terra e in modo che le perdite siano il più ridotte possibile”.

Il Ritiro da Kherson, cosa è successo

Ma cosa è successo? La decisione del ritiro di Kherson è stata presa dal ministro della Difesa russo Serghei Shoigu dopo un rapporto ricevuto dal comandante delle forze russe in Ucraina, generale Surovikin. Quest’ultimo ha detto che dalla regione sono stati evacuati 115.000 civili e ha accusato gli ucraini di avere bombardato scuole, ospedali e gli stessi civili evacuati al di là del fiume Dnipro. Per rallentare l’assalto delle forze armate ucraine, le unità russe hanno fatto saltare i ponti nella regione: dapprima quelli di Daryiv e Tyagin, poi il ponte all’uscita da Snigurivka sul canale, successivamente quelli di Novokairy e di Mylovi. Cinque ponti in tutto.

Le truppe russe si schierano sulla riva sinistra del fiume Dnipro

Shoigu avrebbe ordinato di riposizionare la linea difensiva russa sull’altra sponda del fiume Dnipro, quella orientale (Kherson era diventata indifendibile, tenere la sponda sinistra sarà molto più facile). “Garantire i rifornimenti era diventato molto difficile, resistere non aveva senso. La decisione di difendere sulla riva sinistra del fiume – ha spiegato il generale Surovkin – non è stata facile, ma allo stesso tempo salveremo la vita dei nostri militari e l’efficacia in combattimento delle nostre truppe. La manovra delle truppe sarà effettuata nel prossimo futuro, le formazioni occuperanno le linee difensive preparate sulla riva sinistra del Dnipro“.

Guerra Russia-Ucraina: siamo vicini alla pace?

Il ritiro da Kherson è stato accolto da più parti come una “svolta” nella guerra, da cui però dipende non solo il destino del conflitto ma anche gli equilibri internazionali. In realtà nessuno pensa che ci siano le condizioni per una pace, perché le richieste di Kiev sono sempre state chiare: la liberazione completa dei territori occupati. E la liberazione di Kherson potrebbe rafforzare la fiducia di Kiev nell’imminente vittoria, e che potrebbe non accettare compromessi con Mosca e concludere con essa una tregua sui termini di mantenimento del controllo russo sul Donbass.

Proprio mentre veniva diffusa la notizia sull’abbandono della città ucraina, il Cremlino, tramite la portavoce del ministro degli Esteri Maria Zakharova, aveva dichiarato di essere aperta ai negoziati sulla base della “attuale situazione”, ma di non trovare disponibilità da parte di Kiev. Le offerte negoziali della Russia sono “un’altra cortina fumogena. Sia pur con una limitata disponibilità al dialogo, la Russia sta cercando di guadagnare tempo, di cambiare la situazione sul fronte a suo favore, e avviare una nuova fase di aggressione”. Ha controbattuto il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleh Nikolenko, aggiungendo che “i funzionari russi iniziano a parlare di colloquiogni volta che le loro truppe vengono sconfitte sul campo di battaglia. Una situazione già vista nel 2014-2015”. Soprattutto, scrive oggi Repubblica, il Cremlino ha trasferito 150 mila uomini alla frontiera in Bielorussia e nelle zone di Kursk e Bryansk. Se non ci sarà una tregua, attaccheranno.

La ritirata russa è stata annunciata dopo le elezioni americane di midterm che ha premiato il presidente Biden. In questo modo la Casa Bianca può valutare la strategia diplomatica senza timore di possibili ricadute elettorali. E dipenderà anche dall’orientamento dell’amministrazione Biden dove penderà l’ago della bilancia: conflitto o pace?

Perché il ritiro da Kherson è così importante?

Kherson riveste un’importanza tanto simbolica quanto strategica. Fu la prima importante città conquistata a marzo dagli invasori, nonché l’unico capoluogo regionale ucraino occupato dai russi. Il suo porto fluviale, inoltre, è un importante sbocco per il trasporto del grano verso il vicino Mar Nero e sede di un grande cantiere navale.

Ma per la sua posizione geografica, si trova sulla sponda ovest del fiume Dnipro, Kherson è anche una strategica porta d’accesso per la Crimea, la penisola occupata da Mosca nel 2014 e nemmeno due mesi fa Putin ha firmato il decreto di annessione delle regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson.

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