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Putin gela il Nasdaq e le Borse europee, il petrolio rallenta: riflettori su Generali e Tim

Il divieto di Putin al pagamento del gas russo in dollari o euro spiazza le Borse mentre il petrolio rallenta – Piazza Affari accende i riflettori su Generali, Tim e le banche

Putin gela il Nasdaq e le Borse europee, il petrolio rallenta: riflettori su Generali e Tim

Geopolitica e petrolio dominano la scena dei mercati. Le Borse frenano in attesa di novità che, di questi tempi, non sono quasi mai buone. In attesa dei vertici odierni di Nato e del Consiglio europeo, al centro della scena ieri è stata la decisione russa di pretendere dai Paesi ostili il pagamento di gas e petrolio in rubli. Immediata l’impennata del greggio oltre i 120 dollari e la parallela discesa dei listini, spaventati anche dall’interruzione per il maltempo dell’oleodotto del Mar Nero che trasporta più di un milione di barili al giorno. Gli aumenti si sono trasmessi alle altre materie prime: rame, nickel e alluminio in testa. Ma, a conferma dell’estrema fragilità della congiuntura, nella notte i mercati hanno cambiato di nuovo rotta: Il petrolio Wti, che ieri ha chiuso ieri in rialzo del 5%, stamane segna un ribasso a 114 dollari (-1%), mentre hanno perso spinta un po’ tutte le materie prime. L’indice Bloomberg Commodity perde lo 0,4%, dal +2,5% di ieri.

I future di Wall Street sono stamane in rialzo, recuperando dalle perdite della chiusura: Nasdaq in calo dell1,3%, sotto la soglia dei14 mila punti, violata in mattinata per la prima volta dal 16 febbraio. S&P e Dow Jones -1,2%.

Segna il passo anche Tokyo, primi problemi per i chip

Perdono colpi anche i listini asiatici. Segna il passo Tokyo (-0,3%). La Bank of Japan ha ammesso che l’aumento dell’inflazione potrebbe superare le sue aspettative a causa dell’aumento dei costi delle imprese, ma ha deciso di continuare con il suo programma di stimolo.

Giù anche il Csi 300 dei listini di Shanghai e Shenzen (-0,7%). Il Kospi di Seul -0,4%. Stamane uno dei colossi di Taiwan lancia l’allarme sul caro chip: la guerra in Ucraina minaccia di colpire il boom dell’industria elettronica.

L’Hang Seng di Hong perde lo 0,3%: salgono i settori tradizionali, mentre i tech cinesi, reduci da due sedute di ampi guadagni, sono in calo. L’indice S&P ASX 200 di Sidney, grazie alla forte presenza di società minerarie, è in rialzo dello 0,3%.

Bullard (Fed) preme per nuovi rialzi dei tassi

Sempre sotto tensione il mercato obbligazionario. Il Treasury Note a dieci anni tratta a 2,33% di rendimento. Stanotte James Bullard della Fed di St Louis ha ribadito che la Federal Reserve deve sbrigarsi con le operazioni di contenimento dell’inflazione. Il membro del direttorio della Banca centrale ha anche detto che ci sono eccessi nel mercato finanziario degli Stati Uniti, oltre che delle aree di sopravvalutazione nell’economia. Anche Mary Daly si è schierata tra i falchi.

Poco mosso anche il mercato delle valute, con l’eccezione del rublo russo, in calo dell’1,5%. Anatoly Chubais, inviato russo alle Nazioni Unite per le questioni climatiche, si è dimesso in dissenso con Mosca per la guerra in Ucraina e ha lasciato la Russia. Responsabile delle riforme economiche degli anni Novanta, è il più alto diplomatico a prendere questa decisione dall’inizio dell’invasione.

Riapre la Borsa di Mosca, la governatrice non riesce a dimettersi

In questo clima, riprende stamane l’attività della Borsa di Mosca: vietato lo scoperto, scambi limitati a 33 titoli tra cui Gazprom e Sberbank. Ed è confermato che Anatoli Ciubais, il padre delle privatizzazioni russe dell’era Putin, ha dato le dimissioni e attualmente si trova a Istanbul.

Euro in calo dello 0,2%, a 1,098. Un blocco immediato all’energia russa significherebbe recessione per l’Europa e la Germania, ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, parlerà oggi con Biden per rendere prioritarie le consegne di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Usa.

Putin inventa il petrol-rublo, ma Moody’s prevede il default a maggio

L’annuncio di Putin di non voler più ammettere per il pagamento del gas russo in dollari o in euro ha monopolizzato a metà giornata l’attenzione degli investitori. Il primo effetto è stato di spingere all’insù il rialzo del petrolio (Brent +4% a 120 dollari) e del gas in Europa (+17,46% a 115,99 euro a megawattora) oltre a favorire il recupero del rublo a 97,5 sul dollaro. Ma la mossa rischia di essere un’arma a doppio taglio: nel medio termine la Russia rischia di restare a secco di valuta estera, accelerando così il rischio default. Come segnalato da Moody’s, il 25 maggio scadrà la deroga concessa dal governo di Washington alle controparti statunitensi nel ricevere pagamenti da istituzioni russe: Banca centrale, Ministero delle Finanze e Fondi sovrani.

Giavazzi: bisogna convincere la Germania sul tetto per il gas

Per dirla con il ministro dell’Economia Daniele Franco, l’unica certezza resta l’incertezza. L’Europa cerca di fare i conti con la congiuntura, in attesa di affrontare le varie emergenze, dall’accoglienza profughi alla questione energetica e al finanziamento delle nuove spese per la Difesa. Oltre naturalmente alle nuove sanzioni da infliggere a Mosca in un duello sempre più sanguinario e costoso.

L’Italia proporrà ai Paesi della Ue un tetto ai prezzi del gas e l’emissione di bond europei per finanziare la spesa per la difesa, ha detto il consigliere del governo Francesco Giavazzi. “Abbiamo Portogallo, Francia e Spagna, dobbiamo convincere la Germania”, ha spiegato, parlando del sostegno degli altri Paesi europei all’istituzione di un tetto massimo del prezzo del gas.

Oggi i dati Pmi: l’Unione europea più vicina alla recessione

 A confermare che la situazione è difficile ci ha pensato ieri pomeriggio il dato sulla fiducia dei consumatori europei: -18%, il doppio delle stime. Oggi toccherà a un dato più affidabile: gli indici dell’attività manifatturiera e dei servizi. Morgan Stanley si aspetta un dato di poco inferiore ai 50 punti, ma, sottolinea il broker, “non c’è da aspettarsi una recessione in arrivo e ci atteniamo alla nostra aspettativa di un aumento dei tassi di interesse da parte della Bce entro la fine dell’anno”.

Spread in discesa, buona accoglienza per il nuovo Ccteu

 L’attesa dei dati pmi ha condizionato la seduta del mercato obbligazionario, in ripresa dopo le forti oscillazioni dei giorni scorsi.

Scende leggermente lo spread tra decennale italiano e tedesco, che chiude a 152 punti base (-0,89%). La riduzione è modesta e parallela per i tassi di Btp e Bund, rispettivamente a +1,99% e +0,48%, ma qualche cedimento nel dopo.

Sul primario, bene il collocamento del nuovo CcTeu, con richieste per 10,7 miliardi di euro su un’offerta di cinque miliardi di euro.

L’Austria ha raccolto 4,5 miliardi con il nuovo titolo a 10 anni, la cui domanda ha superato i 26 miliardi.

Ieri l’Ue aveva lanciato un dual tranche sindacato per complessivi 12 miliardi circa, ricevendo ordini sopra i 94 miliardi.

Intanto la Germania ha annunciato che il programma di emissioni per il secondo trimestre resta invariato nonostante le esigenze determinate dal conflitto ucraino.

Borse in rosso. A Londra, nonostante l’aumento dei tassi, i prezzi volano

Le Borse europee, dopo essere tornate sui livelli pre-guerra, si concedono una pausa e chiudono in rosso.

Milano chiude in calo dello 0,96%, a 24.298 punti base. Fanno peggio Parigi (-1,17%), Francoforte (-1,34%) e Madrid (-1,82%). Amsterdam -0,89%, Madrid -1,82%, Londra -0,26%.

Tra i segnali di frenata della congiuntura spicca l’analisti dell’Ifo sulla Germania: l’Istituto Ifo stima “una crescita compresa tra il 2,2% e il 3,1% quest’anno”. A dicembre l’istituto aveva previsto una crescita del 3,7%. Le attese per l’inflazione viaggiano invece in salita e in una forbice tra il 5,1% e il 6,1%, in rialzo dal 3,3% previsto a dicembre.

Il tasso di inflazione della Gran Bretagna a febbraio è salito al nuovo massimo da 30 anni con una crescita su base annua del 6,2%, da +5,5% del mese precedente e peggio delle attese, ferme a +6%.

Cdp ed Eni anticipano i fondi per Saipem. Corrono i petroliferi

In attesa dei conti e del piano industriale, vola Saipem (+7,20%). Il mercato scommette che il piano in uscita venerdì preveda un’immediata iniezione di liquidità in vista dell’aumento di capitale da varare dopo il profit warning lanciato a fine gennaio. Banca Akros sottolinea inoltre che le prospettive degli investimenti in esplorazione e produzione stanno migliorando.

Ma è in crescita l’intero settore energia, galvanizzato dall’impennata dei prezzi del greggio dovuta al conflitto in Ucraina. Saras balza del 5,7%, Tenaris è in rialzo del 2,78%, Eni +0,9%.

Leonardo: nuovo boom. Fincantieri torna in utile

Nuovo rialzo per Leonardo (+2,78%) sull’onda della vendita del business dei satelliti civili da parte della controllata Usa Drs. Equita ha alzato il target price dell’azienda del 3% a 10,7 euro per azione, confermando a buy il rating.

Sempre nella Difesa, il gruppo Fincantieri ha chiuso il 2021 con un risultato netto adjusted positivo per 92 milioni dal rosso di 42 milioni nel 2020 e con un utile netto per 22 milioni (perdita di 245 milioni nel 2020) dopo aver scontato oneri per amianto (55 milioni) e per il COVID-19 (30 milioni).

In rosso Iveco (-1,73%) su cui Exane Paribas ha avviato la copertura con rating outperform (target 10 euro). Cnh +0,6%.

Stellantis: via libera alla gigafactory delle batterie

Stellantis +1,54%. È arrivato il via libera definitivo alla trasformazione di Termoli nella prima gigafactory per le batterie dell’auto elettrica. Sarà un investimento di 2,3 miliardi di euro realizzato da Acc, la joint venture tra Stellantis, TotalEnergies e Mercedes Benz, che ha dato ieri l’assenso all’operazione cui lo Stato partecipa con un impegno complessivo di 370 milioni di euro.

Cvc e Kkr corteggiano Tim, ma S&P taglia il rating a BB-

Positiva anche Telecom Italia (+1,33%), sospinta dall’interesse dei fondi Cvc. In serata, dopo Moody’s e Fitch, anche S&P Global ha tagliato il rating di Telecom Italia a BB- da BB, con outlook negativo. L’agenzia di rating spiega il downgrade con il peggioramento delle previsioni sui dati finanziari e sui credit ratios. S&P si aspetta ora un calo “low-single-digit” dei ricavi totali nel 2022 contro una stima precedente di una stabilizzazione del fatturato e un calo dell’Ebitda margin intorno al 37-38% dal circa 40% nel 2021.

Si spegne Poste, frenano banche e utility.

Si è spento nel giorno dei conti l’interesse per Poste Italiane (-0,15%), che pure ha chiuso il 2021 con utili e dividendo record.

Le vendite hanno colpito soprattutto utility e banche. Tra i titoli del credito la peggiore è Unicredit, che perde il 3%, mentre Intesa Sanpaolo cede intorno a 2,5%. Banco Bpm e Bper perdono un punto e mezzo.

In discesa anche Hera (-3,6%) e Italgas (-2,7%).

Generali sospende Cirinà. Venerdì si presenta la squadra Caltagirone

Venerdì Claudio Costamagna e Luciano Cirinà, il capo dell’Austria, nel frattempo sospeso dalla compagnia, presenteranno la squadra che contenderà al team del cda uscente la guida delle Generali (+0,32%). Secondo i legali della compagnia Cirinà violerebbe i patti presi con l’azienda per cui lavora dal 1989, se domani presentasse al pubblico le misure con cui Caltagirone e i suoi sodali chiederanno il voto, decisivo, al 25% di investitori istituzionali attesi in assemblea. Pare che una dozzina di giorni fa, prima che fosse noto il suo impegno nella lista Caltagirone, Cirinà abbia chiesto l’aspettativa a Generali: ma Donnet l’aveva negata, non vedendone i presupposti.

Nello Star corre Fila (+9,4%). Akros: il 2022 sarà un anno buono

Balzo di Fila (+9,4% a 10 euro), premiata dai giudizi degli analisti che seguono il segmento Star. Kepler Cheuvreux ha incrementato da 12,8 a 13,1 euro il prezzo obiettivo. Secondo gli esperti, il gruppo ha “resistito bene alle ondate di Covid e ha chiuso il 2021 con ricavi del 4% al di sotto del 2019”, dunque del livello pre-pandemia. Da notare che il peso del debito si è ridotto di 60 milioni di euro. Nonostante ciò, concludono gli esperti, la quotazione è inferiore del 40% rispetto ai livelli pre-Covid. Per Banca Akros il 2022 potrebbe essere un anno brillante, con l’India e il Messico che continuano a essere le aree a più rapida crescita.

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