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Pirelli, una startup di 145 anni: cambia vita ma non il Dna

Il gruppo, dopo l’ingresso del socio cinese, affronta ora una nuova sfida. Non è la prima dopo gli anni burrascosi dell’operazione Continental, quelli difficili dell’acquisizione Telecom, la successiva uscita dal colosso Tlc. La scelta di puntare la barra del timone sui prodotti high value, il fiore all’occhiello della Formula 1, ne fanno un nome-vetrina dei più attraenti con Ferrari

Pirelli, una startup di 145 anni: cambia vita ma non il Dna

Il 4 ottobre alla Borsa di Milano farà l’esordio una start up di 145 anni. E’ la Pirelli che torna in quotazione con un look nuovo di “pure consumer tyre company” tutto concentrato sul high value degli pneumatici, dove il gruppo guidato da Marco Tronchetti Provera vanta quote da assoluto leader mondiale. Un risultato raggiunto attraverso forti investimenti nella tecnologia (il 7% del fatturato nello specifico settore dell’alto di gamma, mediamente il 5% sul totale) che hanno attratto i capitali cinesi della ChemChina, senza snaturare il Dna storico e la cultura imprenditoriale della società, grazie a precisi assetti di governance. Con il risultato che solo il compito di gestire Pirelli continua a esser prerogativa dell’attuale management italiano e la Bicocca il cuore e l’headquarter del gruppo, mentre, novità per le holding statali di Pechino, è la prima Ipo sul mercato aperto cui partecipa un gigante industriale cinese, accettando le best practices richieste. Una novità non da poco nel panorama finanziario internazionale, che porterà anche a una riduzione della quota di ChemChina al di sotto della maggioranza assoluta. Centrale resta la guida di Tronchetti Provera, un ruolo chiave anche nella designazione del suo successore quando nel 2020 lascerà le cariche di vicepresidente operativo e di amministratore delegato.

“Guidare un gruppo come Pirelli non è semplice – ha dichiarato Tronchetti toccando questo tema nella conferenza stampa di lunedì alla Bicocca degli Arcimboldi – ma con la squadra che ho al fianco lo diventa. Il nome? E’ sempre dentro una busta, è così da anni e ammetto che spesso l’ho cambiato”.

Il ricambio al vertice è uno dei momenti più delicati per un’azienda. Ne sa qualcosa lo stesso Tronchetti chiamato al comando della Pirelli negli anni burrascosi dell’operazione Continental, un’avventura sfortunata che aveva prosciugato il bilancio della Bicocca. Da allora sono passati quasi tre decenni. La Pirelli era non solo pneumatici ma anche cavi e tanti prodotti di gomma. Continental era stato l’ultimo tentativo di Leopoldo Pirelli per fare il salto dimensionale. Anni duri affrontati in Pirelli da Tronchetti, risanando i conti senza mai disperdere la vocazione innata di una società aperta al mondo e all’innovazione tecnologica.

E così è stato anche nei momenti non facili seguiti all’acquisizione di Telecom Italia. Ed è proprio nei primi anni del nuovo millennio che in Bicocca si decide di puntare sempre più sui pneumatici high value, dismettendo il resto e uscendo da Telecom. Una scelta strategica – presto accompagnata e rafforzata mediaticamente anche dalla fornitura esclusiva di gomme per i bolidi di Formula Uno – che avrebbe cambiato pelle fino a ridefinire la missione della Pirelli di oggi, un produttore mondiale al top ambito dalle maggiori case automobilistiche, un nome che con Ferrari sarà la vetrina più attraente del nuovo indice dei brand che la Borsa italiana sta per lanciare.

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