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Piazza Affari: banche in rally, realizzi su Fca e Pirelli

Borse europee piuttosto prudenti. Milano è trainata dalle banche e Mps guida i rialzi dopo la cessione di Npl per 25 miliardi – Mediobanca alza il target price di Intesa – Prese di beneficio su Fca – Tonfo di Cucinelli in scia al collocamento del 6% da parte della holding Fedone – Asta Bot: nuovo minimo storico dei tassi. Petrolio al top

A metà seduta Piazza Affari viaggia intorno alla parità (+0,1%), meglio di Francoforte (-0,8%) e Parigi (-0,4%). Madrid e Londra piatte.

A dominare la Borsa di Milano è il rialzo dei bancari. I titoli migliori del Ftse Mib sono Banco Bpm (+2,7%), Bper (+2,2%), Ubi (+1,8%), Unicredit (+1,2%) e Intesa (+2,9%). Gli analisti di Mediobanca hanno alzato il prezzo obiettivo sull’istituto guidato da Carlo Messina da 2,75 a 3 euro, ipotizzando fusione alla pari con Crédit Agricole. Confermato il rating “Neutrale”.

Guida i rialzi Mps (+4,9%). Quaestio Capital SGR, per conto dell’Italian Recovery Fund, ha chiuso l’operazione di investimento nella tranche mezzanine della cartolarizzazione di circa 25 miliardi di euro di Npl dell’istituto senese.

Cnh Industrial ripiega sulla parità, a 11,96 euro per azione, dopo aver aggiornato il massimo storico a 12,04 euro grazie a Goldman Sachs. La Banca d’investimento Usa ha confermato la raccomandazione d’acquisto, indicando un come prezzo obiettivo del titolo 14,5 euro.

Tra i titoli in rosso, correggono dopo il brillante avvio di 2018 Pirelli (-1,83%) e soprattutto Fca, che scivola del 2% dopo aver segnato ieri il nuovo record storico a 18,47 euro (+23,9% dal 2 gennaio). Sempre nella galassia Agnelli, Exor -1,9%.

Fra le utility, Enel segna -1,88% (dopo aver lanciato ieri il suo secondo green bond) e Stm cede lo 0,9%, in linea con l’andamento del settore dei semiconduttori.

In rosso Tim (-0,5%) che secondo indiscrezioni stampa sarebbe pronta a mettere sul piatto fino a 700 milioni per il piano di esuberi e nuove assunzioni.

Il crollo di giornata è quello di Brunello Cucinelli, che cede il 3,29%, a 27,95 euro, in scia alla notizia del collocamento del 6% da parte di Fedone, holding del presidente e AD, a 26 euro per azione. Oltre 2 milioni i pezzi già scambiati, contro la media di 57 mila registrata nell’ultimo mese sull’intera seduta.

Salgono ancora i prezzi del petrolio: il calo dell’attività estrattiva negli Usa e le tensioni in Iran hanno già spinto i contratti ai livelli massimi da dicembre 2014 e gli operatori aspettano oggi i dati ufficiali delle scorte americane (l’American Petroleum Institute stima un calo di 11,2 milioni di barili nella scorsa settimana): il Wti febbraio sale dello 0,7% a 63,4 dollari al barile, il Brent marzo dello 0,4% a 69 dollari al barile. Malgrado l’andamento del greggio, deboli a Piazza Affari i titoli di Eni (+0,2%), Saipem (-1,47%) e Tenaris (-1,31%).

Fuori dal Ftse Mib strappano Zucchi (+4,7%), Astaldi (+7,6%) e Gima (+3,77%), quest’ultima promossa a “buy” da Kepler Cheuvreux, che ha alzato il prezzo obiettivo da 18 a 19,7 euro.

Per quanto riguarda i titoli di Stato, nuovo minimo storico per il rendimento del BoT annuale. Nell’asta di oggi il Buono a 12 mesi ha visto scendere il rendimento medio ponderato semplice a -0,420% (-1 punto base), aggiornando il record messo a segno il mese scorso. La domanda totale ha raggiunto i 10,544 miliardi, a fronte dei 7,5 miliardi offerti e interamente assegnati. Il rapporto di copertura è stato pari a 1,41, mai così basso dall’inizio del 2016. Il regolamento dell’asta cade sul prossimo 12 gennaio.

Lo spread Btp-Bund viaggia a 155 punti base, con rendimento sui titoli decennali italiani al 2,03%.

Sul fronte delle valute, il rapporto euro/dollaro risale a 1,99 dopo la correzione di ieri a 1,1936. Continua invece il rafforzamento dello yen, con il cambio sul dollaro che scende sotto quota 112, a 111,91, dal 112,62. Il cross euro/yen cala invece a 133,59, da 134,42. Il rafforzamento della divisa giapponese ha contribuito alla lieve flessione di Tokyo (indice Nikkei -0,26%), seguita alla decisione a sorpresa della Banca del Giappone di ridurre gli acquisti di titoli di Stato. In ogni caso, la seduta precedente si era chiusa per il listino giapponese sui livelli più alti dal gennaio 1992.

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