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Piano Mps e stress test alla prova della Borsa

Dopo gli stress test e la presentazione del piano Mps, le banche affrontano il giudizio del mercato – Da domani le semestrali diranno se nel mondo del credito risale la redditività: prima Intesa, poi Unicredit – Da gennaio banche giù del 41% in Borsa, ma a luglio c’è stato un rimbalzo – Risale il petrolio

Piano Mps e stress test alla prova della Borsa

Gli esami non finiscono mai. Dopo gli stress test che hanno saggiato la resistenza delle aziende di credito di fronte ad una possibile crisi sistemica, oggi i titoli delle banche italiane devono affrontare la prova più impegnativa, quella dei mercati. Da domani, poi, toccherà alle semestrali, da cui il mercato si attende i primi segnali di recupero di redditività. Piazza Affari spera che sia l’occasione per lasciarsi alle spalle la scomoda posizione di maglia nera tra le grandi Borse che occupa da inizio anno.

RIMBALZA TOKYO, DATI INCERTI DA PECHINO

Non solo banche. Sul fronte della finanza globale non sono pochi i temi sul tappeto dopo l’inattesa frenata del Pil Usa (solo +1% nel secondo trimestre) e la delusione per la manovra, troppo timida, annunciata venerdì dalla Banca del Giappone. Stamane la Borsa di Tokyo segna un rialzo dello 0,5%, accompagnato dal calo dello yen (102,61 sul dollaro -0,5%) rispetto al picco (+3,1% sulla valuta Usa) di fine settimana. A favorire il rimbalzo i molti articoli usciti nel weekend: la vera manovra per far risalire l’inflazione, si legge, ci sarà a settembre, preceduta dai dettagli del piano di stimoli annunciato dal premier Abe.

Contrastate le Borse cinesi, con reazioni varie ai dati sull’attività manifatturiera del Paese: Hong Kong +1,2%, Shanghai -1%, Taipei +0,8%. L’indice PMI Caixin sui direttori degli acquisti delle aziende manifatturiere è salito a 50,6 punti dai 48,6 di giugno, mentre il consensus si aspettava 48,8. Un’altra rilevazione su questo ambito, ma svolta dall’ufficio statistica di Pechino, porta a conclusioni differenti: l’indici Pmi manifatturiero è sceso a 49,9 da 50 di giugno, consensus a 49,9.

RISALE IL PETROLIO, OGGI GLI INDICI PMI IN EUROPA

Il petrolio Brent sale del 3% a 43,7 dollari il barile, primo rialzo dopo tre giorni filati di ribasso. Wall Street guarda con attenzione ai prossimi dati macro per avere un’idea più precisa sull’atteggiamento delle banche centrali, in attesa del meeting di metà agosto a Jackson Hole, tradizionale occasione di confronto tra i Big. Ma l’appuntamento più importante riguarda i numeri del mercato del lavoro, in uscita venerdì.

Tra le trimestrali Usa in arrivo spiccano quelle di Pfizer e Procter & Gamble (oggi), Tesla (martedì), Linkedin (giovedì). In Europa attenzione oggi ai dati sul Pmi manifatturiero di Spagna, Italia, Gran Bretagna, Francia, Germania ed area Euro(finale) relativi al mese di luglio. Giovedì uscirà il Bollettino Economico della Bce. In Italia sono attesi i dati della produzione industriale. Sul fronte societario, oltre ai numerosi risultati delle banche, da seguire oggi l’assemblea di Snam.

VERSO UN TAGLIO DEI TASSI INGLESI

L’appuntamento più atteso riguarda la riunione della Bank of England di giovedì in cui il governatore Mark Carney annuncerà le misure per contrastare la frenata dell’economia provocata dalla Brexit. È molto probabile che la Banca centrale decida di tagliare i tassi. Intanto si profilano le prime tempeste per il governo di Theresa May. Il neo ministro JomO’Neill, ex Goldman Sachs, ha minacciato le dimissioni dopo la decisione del governo di rinviare l’investimento nella centrale nucleare di Hinkley Point, cui è interessata la francese Edf assieme ai capitali cinesi. O’Neill, cui si deve un piano per attrarre nel nord dell’Inghilterra forti investimenti da Pechino, si è detto pronto a lasciare l’incarico di fronte alle perplessità di miss May.

DOMANI PASSERELLA PER INTESA, POI I NUERI DI UNICREDIT

A Piazza Affari l’appuntamento più importante riguarda ancora una volta le banche. È arrivata l’ora dei conti dopo sei mesi ad alta tensione. Ad aprire la sfilata dei conti sarà stamane FinecoBank, ma l’appuntamento-clou è previsto per domani con i conti di Intesa, uscita a pieni voti dell’esame europeo. Il giorno dopo toccherà ad Unicredit, promossa con riserva dai test dell’Eba. Dopo l’esordio delle due ammiraglie, il 4 agosto toccherà a Banca Popolare dell’Emilia-Romagna, a Bpm e a Mediobanca. Infine, venerdì, chiuderà la sfilata Ubi.

MPS: LA PAROLA AGLI HEDGE, IN ATTESA DEL PANO

La sfida più importante riguarda l’accoglienza al piano Monte Paschi. La Banca si ripresenta sul listino dopo un venerdì di fuoco segnato dalla bocciatura agli stress test che hanno relegato la banca all’ultimo posti sulle 53 banche esaminate. Ma anche dopo il via libera della Vigilanza Bce al piano di risanamento dell’istituto che prevede un aumento delle coperture sui crediti a rischio, la sua separazione in un portafoglio finanziato in parte dal fondo Atlante e un aumento di capitale per 5 miliardi, sotto la garanzia di JP Morgan e Mediobanca e di altri istituti (almeno altri 6). Impresa non facile, visto che la Banca oggi capitalizza meno di un miliardo dopo aver assorbito negli ultimi 3 anni risorse per 8 miliardi.

Le reazioni del week end sono state comunque positive: “Il piano può funzionare – è il giudizio di Barclays – perché è disegnato in modo tale da rimuovere i rischi legati ai crediti deteriorati”. Ma il giudizio che conta è quello che sarà emesso stamane dal mercato, in particolare dagli hedge funds, che in questi mesi sono stati i protagonisti assoluti (anzi unici) degli scambi sul titolo. In attesa del piano industriale che sarà presentato a settembre: secondo gli analisti per giustificare un aumento di 5 miliardi, la banca dovrà dimostrare di poter generare utili per 5-600 milioni all’anno.

DA GENNAIO BANCHE GIÙ DEL 47%

Piazza Affari spera che sia finalmente finita la lunga quaresima borsistica dei titoli del settore. Da gennaio l’indice bancario ha lasciato sul terreno il 47,43%. Il più bersagliato è stato il Banco Popolare che, pur promosso ai test dell’Eba, accusa un ribasso superiore all’80,34%, seguito da Mps (-74,98%). Perdite superiori al 50% invece per Unicredit, Bper, Bpm e Ubi.

C’è spazio, insomma, per ripartire, anche se non mancano i motivi di cautela: 1) gli stress test, sia in Europa che in Usa non hanno dato luogo, in passato, a significative inversioni di rotta; 2) le sofferenze di Mps rappresentano solo il 13% del sistema, che resta ad alto rischio; 3) il rimbalzo delle banche in realtà è già cominciato da un mese. A luglio Mediobanca è salita del 23,5%, Banca Popolare di Milano del 20%, Intesa Sanpaolo del 19,5%.

PIAZZA AFFARI A LUGLIO SU DEL 4% (-21,3% NEL 2016)

Luglio è stato un mese positivo per Piazza Affari, con un guadagno del 4%. Da inizio anno, purtroppo, la Borsa di Milano è di gran lunga il peggior mercato azionario dei principali Paesi industrializzati, con un calo del 21,3%. L’indice complessivo delle Borse europee Stoxx 600 è salito nella settimana dello 0,4%, ha guadagnato nel mese di luglio il 3,6%, e dall’inizio dell’anno accusa un calo limitato del 6,5% (Parigi -4,4%, Francoforte -3,8%).

Poco mossa Wall Street, su cui comincia a pesare l’attesa per il voto dell’8 novembre, quando l’America dovrà scegliere tra Hillary Clinton e Donald Trump. Le previsioni sono contrastanti anche perché, come ha detto Hank Smith, Chief investment officer di Haverford Trust , “nessuno tra i viventi ha visto in passato elezioni come quelle che ci attendono, così come nessuno ha mai visto delle politiche monetarie come quelle portate avanti negli ultimi anni”.

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