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Petrolio russo, benzina italiana: così Lukoil in Sicilia aggira le sanzioni e riesce a vendere negli Usa

A Priolo, in provincia di Siracusa, il gas russo aggira le sanzioni. Il 5 dicembre scatta in Europa l’embargo al greggio russo. Governo Meloni in azione per salvaguardare i dipendenti

Petrolio russo, benzina italiana: così Lukoil in Sicilia aggira le sanzioni e riesce a vendere negli Usa

Priolo, provincia di Siracusa. Da alcune ore la sua raffineria è su tutti i giornali del mondo: come ha mostrato un video del Wall Street Journal, Priolo rappresenta lo snodo attraverso cui la Russia riesce a bypassare le sanzioni sul greggio e spedirlo negli Stati Uniti. Due i fattori che hanno reso possibile ciò finora. Il primo è che il greggio russo, una volta raffinato nello stabilimento della Lukoil, perde il passaporto di Mosca per prendere quello tricolore. Il secondo è che l’entrata in vigore dello stop europeo al greggio russo partirà solo il prossimo 5 dicembre. La domanda ora è: che cosa succederà dopo quella data? La raffineria verrà chiusa? In bilico ci sono migliaia di lavoratori.

La maggiore raffineria italiana è gestita dall’elvetica Isab, a sua volta controllata dalla russa Lukoil

La doppia faccia di Priolo. Da una parte spiagge con acque cristalline e le saline che sono riserva naturale. Dall’altra un paesaggio dominato dalla raffineria, la più importante d’Italia, gestita da Isab, azienda controllata al 100% dall’azienda svizzera Litasco Sa, che a sua volta è di proprietà dell’azienda russa Lukoil, la più grande società petrolifera privata russa.
E’ proprio Priolo il passaggio che consente al petrolio russo di aggirare le sanzioni americane imposte per la guerra in Ucraina e di arrivare così negli Stati Uniti, tornando addirittura a volte anche in Europa.
Lo rivela una indagine del Wall Street Journal, che traccia il tragitto del petrolio russo in un video.

La trasformazione: da greggio russo a benzina italiana

Una volta trasformato nello stabilimento siciliano, il greggio di Mosca diventa “prodotto italiano” secondo una prassi consolidata che permette al greggio di cambiare in base al luogo dove viene raffinato. Il greggio trasformato in benzina poi viene inviata negli Stati Uniti negli impianti del Texas o del New Jersey a gruppi come Exxon, senza violare ufficialmente le sanzioni. Prima di tali limitazioni, la raffineria Isab di Priolo trattava il greggio proveniente da vari Paesi e il petrolio russo pesava in media il 30%. Ora il 93% arriva dalla Russia, perché le banche europee hanno smesso di finanziare la Isab, dopo l’invasione russa all’Ucraina. Quasi tutto il petrolio arriva dai porti russi, soprattutto da Primorsk.

Le rotte delle petrioliere individuate dalle immagini satellitari

Il Wall Street Journal ha ricostruito e tracciato le rotte delle navi che arrivano a Siracusa per scaricare greggio e caricare prodotti trasformati dall’impianto siciliano della Lukoil. Utilizzando anche immagini satellitari il giornale Usa mostra immagini della Scf Baltica, una petroliera appartenente alla maggior compagnia russa di shipping, controllata dallo Stato e sanzionata dagli Stati Uniti, attraccata nel porto russo di Primorsk mentre a marzo caricava il greggio. Questa stessa petroliera qualche settimana dopo viene avvistata consegnare il greggio alla raffineria Lukoil di Priolo. Un passaggio cruciale che permette a Lukoil di far arrivare il petrolio russo fino agli Stati Uniti.

Le eccezioni delle sanzioni degli Stati Uniti iniziate a febbraio

Da fine febbraio gli Stati Uniti hanno proibito l’importazione di petrolio russo, nell’ambito delle sanzioni varate per punire l’invasione russa dell’Ucraina. Ma le sanzioni Usa prevedono un’eccezione, risparmiando tutti i prodotti di origine russa che hanno avuto “una trasformazione sostanziale” in un altro Paese. E la stessa Lukoil non è stata sanzionata dagli Stati Uniti, mantenendo una presenza sul suolo americano, dove distribuisce prodotti petroliferi a sette diversi compratori in 13 diverse location. Può farlo perché il petrolio nel suo viaggio verso l’America si ferma appunto in Sicilia.

L’embargo russo anche in Europa dal 5 dicembre

Anche l’Unione europea, dopo mesi di discussioni, ha deciso di seguire l’esempio di Washington e l’embargo sul petrolio russo scatterà dal 5 dicembre anche nel Vecchio Continente. Fino ad allora, però, i gruppi in Europa, Italia compresa, possono continuare a comprare il greggio russo.
Dal marzo di quest’anno la raffineria di Priolo ha esportato quasi 5 milioni di barili di prodotti petroliferi negli Stati Uniti, di cui 2,5 milioni di barili di benzina., abbastanza per fare il pieno di 7 milioni di automobili.

Che accadrà a Priolo dopo il 5 dicembre ? In bilico migliaia di lavoratori

L’embargo sul petrolio dalla Russia, che entrerà in vigore nella Ue il 5 dicembre, interesserà anche la raffineria di Priolo che potrebbe dunque sospendere l’attività, con ricadute pesanti sui lavoratori siciliani.
La raffineria di Priolo è responsabile del 20% del volume di raffinazione italiano con circa 10 milioni di tonnellate annue, che possono arrivare a un massimo di 14, e ha circa 1.000 dipendenti. Indirettamente, l’azienda dà lavoro ad altre 2.000 persone, le quali, considerando l’indotto allargato, salgono a 10.000.
Il volume finanziario generato in Sicilia è di circa 600 milioni di euro l’anno, mentre tutta l’area industriale vale il 51% del Pil della provincia di Siracusa.

Urso: possibile anche un intervento della Sace per non interrompere l’attività

Il nuovo ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha detto che si occupando della vicenda, non escludendo anche un possibile intervento per la raffineria di Priolo tramite Sace.
«Un primo provvedimento è già avvenuto, con la lettera del comitato per la sicurezza finanziaria del Mef, che certifica che l’azienda non è sottoposta a sanzioni. È un primo significativo passo, in poche ore, a cui ne seguiranno altri per creare il miglior contesto possibile perchè l’azienda possa superare il passaggio decisivo del 5 dicembre e continuare la sua attività”.

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