Condividi

Petrolio, rallenta la corsa. Milano su con le banche

L’intesa tra Russia e Arabia Saudita spinge il greggio ma poi si ridimensiona: non ci saranno interventi immediati – Ne beneficiano i titoli energetici come Eni e Saipem. A trainare il listino sono però le banche: BPop e Bpm le migliori, in controtendenza Intesa e Unicredit, giù Mps – Sterlina ai massimi dopo i dati Pmi servizi – Frenata del risparmio gestito – Wall Street chiusa per il Labor Day

L’intesa tra Russia ed Arabia saudita sul petrolio spinge l’oro nero e sostiene le Borse con gli acquisti che si riversano sui titoli dell’energia e delle materie prime. Il Brent sale 2,75% a 48,12 dollari al barile.  

Russia e Arabia Saudita hanno raggiunto un accordo per istituire una task force per rivedere i fondamentali del mercato del petrolio e raccomandare azioni e misure che possano assicurarne la stabilità. Lo ha riferito una dichiarazione congiunta firmata a margine del G20 in Cina.
 
A Piazza Affari il Ftse Mib sale dello 0,3% trainato da Banco Popolare +4%, Bpm +2,67%, Saipem +1,95%, Unipol +1,51%. Vendite invece su Buzzi -1,7%, Exor -0,89%, Bmps -0,79%, Ferragamo -0,7%, tra le peggiori blue chip. In Europa Parigi +0,39%, Francoforte +0,275, Londra arretra invece dello 0,12%. 

Oggi Wall Street è chiusa per festività, per il Labor Day. Si apre però una settimana sul fronte delle banche centrali. Oggi, nel suo primo discorso dopo Jackson Hole, il  governatore della Banca del Giappone Haruhiko Kuroda ha escluso una riduzione degli stimoli, enfatizzando piuttosto l’intenzione di varare misure aggiuntive. La prossima riunione è prevista per il 20-21 settembre. Kuroda ha ribadito che raggiungere il target del 2% d’inflazione avrebbe “enormi” benefici per i giapponesi respingendo l’opinione di chi intravede limiti al programma di monetary easing, anzi sottolineando che c’è “ampio spazio” per estenderlo, aggiungendo che potrebbero esserci “nuove idee” sul tavolo. Tokyo ha chiuso in rialzo dello 0,7%. Per la prima volta in circa tre mesi, il Nikkei ha riguadagnato la soglia dei 17mila punti fin dall’inizio delle contrattazioni. 

Inoltre, in settimana di terrà il meeting della Bce, mentre il governatore della Bank of England illustrerà in Parlamento le prossime mosse post-Brexit. In entrambi i casi i mercati scommettono sul rafforzamento dei rispettivi Qe. 
 
Sul fronte macroeconomico questa mattina è stato pubblicato l’indice PMI servizi. In Giappone è sceso a 49,6 ad agosto dal 50,4 di luglio,  in Cina è invece salito a 52,1 ad agosto dal 51,7 di luglio.  

L’indice Pmi è stato diffuso anche nell’Eurozona che è sceso a 52,9 ad agosto da 53,2 di luglio. Calo anche per la Germania dove si attesta a 51,5 da 54,4 di luglio mentre l’indicatore è in recupero in Gran Bretagna dove segna 52,9 da 47,4 di luglio battendo le attese. Dopo il dato la sterlina è salita ai massimi da sette settimane a 1,3372 dollari, con un rialzo di circa lo 0,45% sul biglietto verde; contro l’euro è salito dello 0,32% a 1,195.  

La sterlina ha superato il livello del 4 agosto, quando la Banca d’Inghilterra aveva annunciato un taglio di 0,25 punti del tasso d’interesse e la ripresa del programma di quantitative easing. La moneta era crollata dopo il voto del referendum sulla Brexit. 
 
Bene anche l’Italia dove è salito a a 52,3 ad agosto da 52. Tuttavia sempre oggi l’Istat ha diffuso  l’indice anticipatore per l’economia che rimane negativo a luglio, suggerendo per i prossimi mesi un proseguimento della fase di debolezza. “L’economia italiana ha interrotto la fase di crescita – si legge nella nota mensile – condizionata dal lato della domanda dal contributo negativo della componente interna e dal lato dell’offerta dalla caduta produttiva del settore industriale”. L’Istat segnala che il clima di fiducia delle imprese è sceso sotto quota 100 per la prima volta da febbraio 2015. 

Dato negativo anche sul fronte della raccolta dei fondi comuni: l’industria del risparmio gestito ha registrato una brusca frenata nel secondo trimestre: nel periodo marzo-giugno la raccolta è calata a +935 milioni di euro da +27,5 miliardi. Si tratta del saldo più magro dalla fine del 2012, quando nel quarto trimestre la raccolta era stata negativa.

Commenta