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Petrolio: prezzi ai minimi nel 2016, nel 2017 cresceranno

Secondo i dati dell’Unione petrolifera il prezzo del petrolio ha segnato una flessione del 18% sul 2015, ma il consensus sul 2017 parla di prezzi tra i 50 e i 60 dollari al barile – I prodotti petroliferi coprono ancora il 93% del fabbisogno del settore dei trasporti – L’Italia ha incassato un dividendo da quasi 11 miliardi dalla bolletta energetica.

Petrolio: prezzi ai minimi nel 2016, nel 2017 cresceranno

Prezzo del petrolio in flessione. A dirlo è l’Unione petrolifera nel preconsuntivo 2016, presentato oggi presso la sede della Luiss, dal presidente dell’Up Claudio Spinaci. Nel 2016 il prezzo dell’oro nero ha fatto segnare un calo medio del 18% sul 2015 e addirittura del 60% sul 2014. Nel corso dell’anno l’andamento dei prezzi è stato piuttosto irregolare e altalenante, riprendendosi solo negli ultimi tempi in scia all’accordo dei produttori Opec per tagliare la produzione e far salire quindi le quotazioni. In coda al calo dei prezzi, si riducono gli investimenti in Esplorazione e Produzione, -24% sul 2015. Le previsioni per il 2017 indicano un prezzo compreso nell’intervallo tra i 50 e i 60 dollari al barile, anche se alcuni si spingono ad ipotizzare prezzi superiori ai 70 dollari.

Come spiegato da Claudio Spinaci, il preconsuntivo petrolifero 2016,è “un allarme di una realtà totalmente diversa da quella che ci viene raccontata”. Le fonti di origine fossile, infatti, “rappresentano un elemento irrinunciabile per la copertura del fabbisogno energetico del mondo, dell’Europa e dell’Italia”, nonostante la presunta rivoluzione verde, visto che i “combustibili fossili coprono ancora il 79% del fabbisogno di energia e che i prodotti petroliferi coprono il 93% del fabbisogno del settore dei trasporti“.

Intanto, l’Italia ha incassato un dividendo da quasi 11 miliardi, in termini di minori spese, dalla sua bolletta energetica. Il risparmio per i consumatori è una conseguenza del calo della fattura energetica italiana, vale a dire il costo che sostiene il Paese per approvvigionarsi all’estero, che, grazie al calo del greggio, è stata pari a 24 miliardi, con un risparmio di 10,9 miliardi sul 2015 (-31%).

In flessione, ai minimi dal 1999, anche la bolletta petrolifera, scesa da 16,2 a 12 miliardi (-26%). E la fattura energetica del 2017, a parità di consumi, dovrebbe tornare “ai livelli del 2015, e cioè a 33-34 miliardi, mentre quella petrolifera dovrebbe attestarsi a 16 miliardi”. I prezzi al consumo dei carburanti, nel 2016, sono risultati mediamente inferiori di quasi 10 centesimi per la benzina e di circa 13 per il gasolio, con un risparmio complessivo per i consumatori di oltre 5 miliardi di euro. 

A livello mondiale, la produzione continua a crescere anche se a un ritmo più lento, a 96,9 milioni b/g, +9 milioni b/g rispetto ai livelli pre-crisi. Gli Usa rimangono primo produttore mondiale. In aumento anche la domanda mondiale è stata pari a 96,3 milioni b/g, +1,2 milioni rispetto al 2015.

La quota del petrolio nel soddisfacimento della domanda di energia mondiale rimane molto alta, intorno al 30%. Un livello che, come detto, nel settore trasporti arriva al 93%, ed è destinato a un calo estremamente lento in futuro. Nel 2016 i margini lordi della raffinazione non hanno confermato a livello globale la performance del 2015. A livello europeo l’industria della raffinazione mostra ancora un eccesso di capacità produttiva.

Mercato nazionale

Nel 2016 in Italia il petrolio è ancora una volta la prima fonte nel soddisfacimento della domanda di energia, con una quota poco superiore al 36%, seguito dal gas, 35%, e rinnovabili, 16%. In consumi di energia italiani non hanno subito variazioni rispetto al 2015, anno in cui si è tornati a crescere dopo 14 anni di flessione.

Benzina e gasolio, sebbene in leggera contrazione, continuano a rappresentare il 52% dei consumi totali. La capacità di raffinazione italiana, pari a 87,2 milioni di tonnellate, presenta comunque un eccesso di capacità produttiva. Si rilevano elevati livelli di esportazioni e importazioni di prodo

L’Iraq, malgrado la situazione di quasi guerra civile, è tornato a essere il principale fornitore di greggio dell’Italia sostituendosi alla Libia quale primo partner commerciale. Più nel dettaglio, l’Iraq, per la prima volta dal 1955, diventa il principale fornitore coprendo il 21% delle importazioni italiane con oltre 10 milioni di tonnellate.

Tavola rotonda
Al preconsuntivo è seguito una tavola rotonda moderata da Sissi Bellomo e animata dagli interventi di Giulio Sapelli, Paola Severino, Claudio Spinaci e Chicco Testa.

L’intervento della Severino, Rettore dell’Università LUISS Guido Carli ed ex ministro della Giustizia ha puntato il dito contro il fenomeno del traffico di carburante, in forte crescita negli ultimi: “Circa il 20% del mercato è occupato da traffici di carburante che tolgono risorse allo Stato. La stima è di un miliardo di euro in meno all’Erario derivante da questi traffici, per via dei quali le imprese si vedono sottratti soldi”.

Un fenomeno nuovo e preoccupante, secondo la Severino è “quello del traffico che alimenta il finanziamento del terrorismo. Un fenomeno sotto gli occhi di tutti. Per contrastarlo servono normative antiriciclaggio comuni, puntando sull’effettività della sanzione”. Un problema che, secondo il presidente di Sorgenia Chicco Testa, va “affrontato a viso aperte. Le aziende sane stanno lanciando unu grido d’allarme su un cancro del sistema”.

Il professor Sapelli, invece, ricorda la necessità del petrolio nell’industria, diminuendo la portata della cosiddetta “transizione energetica”. Per il professore dell’Università di Milano “Il petrolio è la chimica, è la materia prima al mondo più multiproduttiva e multifattoriale. Il problema vero è che il petrolio non dà solo energia, ma fonda l’industria chimica e farmaceutica. È in corso una nuova rivoluzione perché anche la chimica verde lavora col petrolio”.

Anche per Testa la transizione è un falso fenomeno: “Quanto durerà nei trasporti? 2500 anni, visto che che siamo al 93%”. Il grande discrimine nei confronti dell’economia green sono gli incentivi: “Le fonti rinnovabili godono di 12-13 miliardi di incentivi all’anno. Se sommo per differenza il gettito fiscale di 35 miliardi. Il differenziale tra incentivi positivi e incentivi negativi è di 47 miliardi e nonostante ciò gli italiani vanno ancora con il petrolio”.

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