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Petrolio, Maugeri: rialzi? Forse, ma non prima del 2017

L’ex manager Eni, ora a Harvard, nel nuovo studio “The Global Oil Market: No Safe Haven for Prices” tende ad escludere una ripresa dei prezzi nel 2016. Vi è ancora surplus d’offerta e la domanda non risale abbastanza. Le previsioni più aggiornate su Iran, Iraq, Arabia Saudita e Russia. I fattori-chiave che influenzeranno il mercato oil nei prossimi due anni

Petrolio, Maugeri: rialzi? Forse, ma non prima del 2017

Chiunque speri che il possibile accordo tra i Paesi produttori discusso negli ultimi giorni possa far spiccare il volo al prezzo del petrolio in pochi giorni, risolvendo in un colpo solo tutti i problemi esplosi davanti agli occhi dei mercati internazionali si illude. L’oro nero difficilmente riuscirà a recuperare il terreno perduto nel 2016. Una ripresa, semmai ci sarà, avverrà solo nel 2017. Per quest’anno possiamo metterci l’anima in pace.

Questa la previsione di Leonardo Maugeri, ex direttore delle strategie di Eni oggi docente associato ad Harvard. Lo stesso uomo che nel 2012, predisse la caduta dei prezzi oggi in atto. All’epoca, qualcuno gli diede del matto, altri si limitarono a sorridere e ad ignorare quanto diceva. Erano gli anni dei 100 dollari al barile, un periodo in cui nessuno si preoccupava dell’effetto che avrebbe prodotto lo squilibrio esistente da anni tra domanda e produzione. Pochi anni dopo il crollo è arrivato, puntuale come un orologio.

Oggi Maugeri torna a dire la sua sul petrolio e, nel report “The Global Oil Market: No Safe Haven for Prices” spiega bene i motivi per i quali farsi illusioni su una ripresa repentina dei prezzi, ad oggi, non avrebbe senso. “Nonostante il declino dei prezzi l’attuale produzione di petrolio sembra sconfiggere le leggi della gravità e dell’economia, continuando a crescere”, scrive l’esperto.

Ancora una volta, la ragione principale di questa contraddizione risiede nel fatto che mentre molti Paesi e altrettante compagnie annunciano tagli ai loro futuri budget di spesa, pochi hanno deciso di procedere in maniera concreta con paralleli tagli alla produzione sui progetti già avviati. Il risultato è che, nonostante tutto, lo squilibrio tra domanda e offerta continua a crescere.

Sono in molti a sperare che la tempesta sia ormai alle spalle, che nel 2016 la domanda di oro nero salirà abbastanza da ridurre alcuni degli eccessi creati nel corso degli anni. “Ma sembra improbabile. Il consumo – dichiara chiaramente Maugeri nel report – tornerà a salire, ma realisticamente non raggiungerà il livello necessario per eliminare il surplus produttivo, che ha raggiunto circa tre milioni di barili al giorno”.

Un riequilibrio reale potrebbe avvenire solo nel caso in cui i produttori decidessero di attuare dei tagli considerevoli, un’ipotesi però che nessuno sembra essere disposto ad applicare nella realtà. Soprattutto per quanto riguarda l’Iran, ritornata nuovamente in gioco dopo anni di isolamento e apertamente contraria a ridurre in maniera considerevole il proprio apporto di petrolio.

Secondo Maugeri, la situazione potrebbe cambiare solo nel caso in cui il greggio toccasse nuovi minimi, intorno ai 25 dollari al barile. Ma anche in questo caso, il record negativo dovrebbe essere mantenuto per un determinato periodo di tempo. Solo questo probabilmente, spingerebbe i produttori a fare realmente qualcosa e a riconsiderare le quote di produzione in modo significativo.

I prossimi mesi saranno importanti per chiarire quali saranno gli scenari futuri che potrebbero aprirsi per l’oro nero. “La volatilità rimarrà una caratteristica chiave dei mercati”, afferma Maugeri. La primavera, periodo in cui tradizionalmente la domanda sale in corrispondenza alla maggiore richiesta del settore dei trasporti, potrebbe dare l’illusione di una ripresa, così come la minore produzione da parte degli Stati Uniti e di altri produttori come il Venezuela  “potrebbe convincere i mercati che il peggio è passato”.

In realtà, avverte il docente di Harvard, sarà proprio quello il momento più delicato perché potrebbe “porre un freno ad azioni più decise da parte di Paesi produttori che potrebbero convincersi che il mercato sta finalmente tornando alla normalità e che non c’è alcun bisogno di cercare un difficile accordo sui tagli della produzione”. Il che sarebbe un errore molto grave.

Riassumendo: l’unica speranza che il prezzo dell’oro nero torni a salire nel corso del 2016 è che si verifichi una vera e propria esplosione della domanda, improbabile data la crisi cinese tra l’altro. In caso contrario i primi reali segnali di miglioramenti si materializzeranno solo nel 2017, sempre che qualcuno si decida a fare finalmente e realmente qualcosa.


Allegati: Global oil 2016

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