Condividi

Petrolio, l’accordo Opec+ spinge le Borse

Dopo un lungo braccio di ferro, il cartello allargato alla Russia trova un’intesa sui livelli di produzione a partire dal 2021 – Petroliferi in rialzo in tutta Europa – Eni entra nel maxi-campo eolico offshore di Dogger Bank in Uk

Petrolio, l’accordo Opec+ spinge le Borse

Giornata di sole a Piazza Affari per i petroliferi. A metà mattina, il titolo migliore è quello di Saipem, che guida il Ftse Mib con un rialzo del 2,6%, a 2,155 euro. Molto bene anche Eni, in progresso del 2,6%, a 8,668 euro. Negli stessi minuti, l’indice principale della Borsa milanese viaggia in positivo dello 0,7%. Intanto, ad Amsterdam brilla Royal Dutch Shell (+1,56%) e a Londra Bp (+2,5%), mentre l’indice di settore è nettamente il migliore del Vecchio Continente (+1,73% l’Euro Stoxx 600 Energia).

A innescare gli acquisti sui titoli petroliferi è stata la notizia dell’accordo raggiunto in sede di Opec+. Dopo un braccio di ferro durato vari giorni, nella notte fra giovedì e venerdì i delegati del cartello che riunisce i principali Paesi produttori di greggio, allargato alla Russia, hanno trovato un’intesa sui livelli produttivi. Il compromesso è complicato, ma accontenta un po’ tutti: non c’è stata l’estensione dei tagli attuali (9,7 milioni di barili al giorno) per i primi mesi del 2021 e non è stato trovato un accordo su una politica più ampia e di medio termine per l’anno prossimo. Ma non è arrivato neppure il forte aumento che alcuni Paesi chiedevano: da gennaio il rialzo della produzione sarà di “soli” 500 mila barili al giorno. In seguito, se necessario, saranno introdotti aumenti graduali: l’Opec+ si riunirà ogni mese per decidere le politiche produttive, valutando aumenti mensili che comunque non potranno superare i 500 mila barili al giorno.

Secondo gli analisti, aumenti di questo tipo possono essere assorbiti dal mercato, senza creare eccessi di offerta, dannosi soprattutto in un momento in cui la domanda fatica a riprendere slancio a causa delle misure restrittive varate in risposta alla pandemia.

La spinta sui prezzi a breve del petrolio non va però confusa con i trend di lungo periodo che premiano la transizione energetica verso le fonti rinnovabili. E prosegue in questa direzione il cambiamento dei grandi gruppi dell’oil&gas. Ne è una nuova conferma l’accordo annunciato da Eni che fa il suo ingresso nel mercato eolico della Gran Bretagna. Il gruppo ha acquisito da Equinor e SSE Renewables il 20% del progetto Dogger Bank (A e B) per la produzione di energia elettrica da fonte eolica offshore. Il progetto prevede l’installazione di 190 turbine di ultima generazione da 13 MW ciascuna a una distanza di oltre 130 km dalle coste britanniche, per una potenza complessiva di 2,4 GW.

A regime, Dogger Bank (3,6 GW) sarà il progetto più grande del mondo, in grado di produrre elettricità rinnovabile pari a circa il 5% della domanda del Regno Unito, fornendo energia a circa sei milioni di famiglie. La costruzione del parco eolico offshore Dogger Bank (A e B) prevede un investimento complessivo di 6 miliardi di sterline e si articolerà in due fasi: la prima sarà completata entro il 2023 e la seconda entro l’anno successivo.

“L’ingresso nel mercato dell’eolico offshore in Nord Europa rappresenta per Eni una grande occasione – commenta Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni – Ci consentirà non solo di acquisire ulteriori skills nell’offshore wind, grazie alla collaborazione con due aziende leader del settore, ma anche di contribuire in modo sostanziale al raggiungimento del target di 5 GW di potenza installata da rinnovabili al 2025, tappa intermedia per il più ambizioso obiettivo relativo all’azzeramento delle emissioni nette di gas serra sia dirette sia indirette in Europa al 2050”.

Commenta