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Petrolio, Equinor soffre ma l’acciaio di Krupp si risolleva

Pandemia da Covid e trasformazione energetica falciano gli utili del gruppo di Stato norvegese mentre l’acciaio tedesco recupera e migliora le stime

Petrolio, Equinor soffre ma l’acciaio di Krupp si risolleva

La crisi economica innescata dalla pandemia Covid-19 falcia gli utili del petrolio. Dopo Total che ha annunciato nei giorni scorsi una perdita di 7,2 miliardi di dollari nel 2020 (contro 11,2 miliardi di utile nel 2019) ora è la volta del gruppo norvegese Equinor, controllato dallo Stato mentre il 18 febbraio il faro si accenderà sui conti Eni. Equinor ha accusato una perdita di 5,5 miliardi di dollari nel 2020, contro l’utile di 1,8 miliardi nel 2019. Si tratta del risultato peggiore nella storia del gruppo, che ha deciso di cedere le attività negli Usa, fonte di enormi perdite da anni.

Per 900 milioni di dollari, Equinor ha venduto le sue quote nel campo petrolifero Bakken, tra Dakota del Nord e Montana a Grayson Mill Energy, che è stato sostenuto da EnCap Investments. Negli ultimi 20 anni, Equinor ha accumulato oltre 200 miliardi di corone (23,7 miliardi di dollari) di perdite negli Usa.

Tornando ai risultati 2020, il risultato operativo rettificato è diminuito a 3,9 miliardi di dollari, dai 13,5 miliardi del 2019, su un fatturato in calo del 29% a 45,8 miliardi. Come il resto del settore petrolifero, il gruppo ha accusato l’impatto del crollo del petrolio per la crisi del Covid e ha dovuto contabilizzare delle svalutazioni. La sua produzione di idrocarburi è rimasta globalmente stabile a 2,07 milioni di barili equivalenti di petrolio al giorno. Detenuto per il 67% dallo Stato norvegese, Equinor ha limitato l’impatto della crisi tramite una riduzione dei costi che gli ha permesso di risparmiare oltre 3,7 miliardi nel 2020. Il gruppo ha inoltre continuato ad espandersi nelle energie rinnovabili, in particolare in Gran Bretagna con la conferma del maggiore parco eolico offshore del mondo e la vittoria nella maggiore asta mai lanciata negli Usa per l’energia eolica offshore.

Equinor ha comunque deciso di ridurre gli investimenti nel 2021 e nel 2022 tra 9 e 10 miliardi di dollari, contro i 10 miliardi inizialmente previsti quest’anno e i 12 miliardi l’anno prossimo.

Se il petrolio accusa il colpo della pandemia cui si somma il cambiamento strutturale legato alla transizione sempre più veloce verso le rinnovabili, l’acciaio comincia a rialzare la testa. Thyssenkrupp ha registrato una riduzione della perdita netta nel primo trimestre del suo anno fiscale che gli ha consentito di aumentare le previsioni per l’intero anno.

Il conglomerato industriale tedesco ha registrato una perdita netta di 145 milioni di euro nel trimestre conclusosi il 31 dicembre rispetto a una perdita di 372 milioni lo stesso periodo dell’anno precedente.

Thyssenkrupp ha affermato che l’utile operativo adjusted è aumentato a 78 milioni. Le vendite trimestrali sono scese a 7,32 miliardi da 9,67 miliardi di euro, mentre gli ordini sono scesi a 7,85 miliardi da 9,66 miliardi di euro.

Le cifre dell’anno precedente includevano, tuttavia, l’attività degli ascensori e altri asset che sono stati ceduti.

La società ha alzato i target per l’anno fiscale 2021 e si aspetta che le vendite crescano nella fascia alta di una percentuale a una cifra, ma rimarranno ben al di sotto del livello precedente alla pandemia. Si aspetta anche un Ebit adjusted quasi in pareggio a fronte di “una perdita a tre cifre” stimata in precedenza. “Stiamo assistendo a segnali di ripresa e le nostre misure stanno iniziando a dare i loro frutti”, ha detto l’amministratore delegato del gruppo, citato in un comunicato.

Il gruppo aveva riportato a novembre una perdita operativa di 860 milioni di euro per l’esercizio 2019/2020, a causa della pandemia Covid-19, che lo ha portato ad annunciare il taglio di 11.000 posti di lavoro nel mondo.

L’offerta di acquisto del gruppo siderurgico britannico Liberty Steel, annunciata in ottobre, non ha ancora ricevuto risposta, mentre il gruppo analizza “tutte le opzioni”.

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