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Per Interpump shopping in vista: nel mirino “campioni” oltrefrontiera

L’azienda emiliana, il più grande costruttore mondiale di pompe ad alta pressione, pronta ad acquisire aziende in Europa, di oleodinamica e componenti meccanici – Superata la forte crisi del 2009, la multinazionale “tascabile” sta correndo nei mercati emergenti – Nel primo trimestre +24,4% per vendite e +92,6% per l’utile netto

Bolle la pentola di Interpump, il più grande costruttore mondiale di pompe ad alta pressione, pronto a fare shopping nel settore oleodinamico. “La nostra strategia è quella di crescere anche per linee esterne attraverso acquisizioni – dice l’amministratore delegato Fulvio Montipò –. Nell’acqua siamo già leader mondiali e quindi sono i settori con una vasta gamma di prodotti che attirano di più la nostra attenzione”. La multinazionale “tascabile” di Sant’Ilario d’Enza (RE), nata dall’estro, la visione strategica e l’abilità di Montipò, sembra di nuovo sul piede di guerra. La crisi del 2009 è ormai alle spalle, parte del terreno perduto è recuperato, visto che il 2010 ha registrato una crescita del 24% e portato i ricavi netti a 424,9 milioni, e ora, dopo una trimestrale con vendite a 123,7 milioni, +24,4% e utile netto consolidato di 11 milioni, +92,6%, si punta a chiudere bene il 2011, per dirsi completamente fuori dal guado il prossimo anno.

“Abbiamo una serie di dossier aperti sul tavolo – chiosa il presidente Giovanni Cavallini – a completamento della gamma delle nostre proposte. I settori cui guardiamo sono i nostri punti di forza: oleodinamica e accessoristica e in secondo luogo componentistica meccanica”. Sono aziende europee quelle che interessano di più Interpump, che fonda il proprio sviluppo sull’eccellenza, sull’individuazione e la copertura di nuove nicchie, piuttosto che sulla delocalizzazione. “Noi cerchiamo settori di nicchia che possano svilupparsi – sottolinea il presidente – il costo del lavoro non è mai stata una bussola per le nostre scelte. Si pensi che una delle nostre controllate migliori è in Germania. Un’azienda che realizza 70 milioni di fatturato, con un mol superiore al 30%”. L’internazionalizzazione è uno dei punti di forza di Interpump, presente in 20 paesi del mondo e con una quota di export dell’80% sul fatturato, la maggior parte del quale realizzato in Europa (45%), quindi in nord America (35%), infine nel resto del mondo (30%).

I mercati emergenti però sono quelli che crescono meglio (+18% Europa, +22% Nord America, + 44% resto del mondo): “E’ inevitabile quindi tenere conto di questo aspetto e valutare nuove opportunità in Paesi come Cina, India, Brasile – aggiunge Cavallini – dove fra l’altro siamo già presenti da soli o in società. Abbiamo quote di mercato significative anche in Australia e Cile”.

Insomma le novità dovrebbero arrivare presto, anche a giustificare il finanziamento di 70 milioni di euro in sette anni concesso dal Banco S.Geminiano e S.Prospero all’azienda reggiana. “Abbiamo voluto questo finanziamento – precisa Cavallini – anche per allungare i tempi del nostro indebitamento”. Mentre Montipò afferma: “Sosterremo eventuali spese coi proventi dell’azienda, come abbiamo sempre fatto”. L’acquisto di American Mobile, leader Usa nei serbatoi oleodinamici per veicoli industriali è già metabolizzato. Una realtà da 7,5 milioni di dollari di fatturato, con un Ebitda di 1,4 milioni di dollari, pari al 19% delle vendite.

Il primo segnale di una vitalità mai perduta da parte di Interpump, nemmeno nei momenti più neri. Nel 2009 il gruppo, creato nel ’77 e quotato 1996 (al segmento Star dal 2001), subì fortemente la crisi internazionale, ma oggi dopo il ritorno al dividendo con il bilancio 2010 (utile consolidato 27,4 milioni, + 95,9%) sente di essersi buttato il peggio alle spalle. “Gli attuali scenari politici non ci fanno paura – sottolinea Cavallini –. Certo, il discorso cambierebbe se la situazione degenerasse. Quello che può impensierirci è una nuova grave crisi finanziaria, soprattutto perché questa volta gli Stati sono fortemente indebitati e non potrebbero fronteggiarla come hanno fatto prima”. Insomma il mondo cammina sul filo del rasoio e questo purtroppo appare chiaro a tutti, ma se mantiene un certo equilibrio la ruota può ricominciare a girare. “I settori dai quali noi dipendiamo sono costruzioni e trasporti. E in questo momento si ha l’impressione che le cose si stiano muovendo”.

Negli ultimi mesi anche il titolo Interpump ha ricominciato a salire, dopo essere sceso persino sotto i due euro (“eravamo sicuramente bersaglio di qualche speculazione”, osserva il presidente). Nel corso del 2010 le azioni Interpump sono cresciute del 50% e oggi sono attorno ai 6 euro: “e c’è ancora spazio per crescere” promette.

Ma come si diventa un gruppo importante, solido, leader mondiale nel proprio settore partendo da zero: “non si progetta – dice Montipò, protagonista di questa avventura – uno si mette a far da mangiare e un po’ alla volta si accorge di aver fatto un ristorante”.

Pubblicato in: News

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