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Pensioni, Poletti: flessibilità e aumento delle minime

Il ministro da Cernobbio: “Nessuna intenzione di fare una patrimoniale” – “Vogliamo legare una parte della retribuzione dei lavoratori alla produttività, senza però indebolire le tutele garantite dai contratti nazionali” – “Per la povertà speriamo di arrivare a 1,5 miliardi”.

Pensioni, Poletti: flessibilità e aumento delle minime

Il governo vuole alzare le pensioni minime. Lo ha annunciato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a margine del workshop Ambrosetti di Cernobbio. “Dobbiamo trovare le modalità e le forme”, ha detto il ministro, confermando che il progetto rientra nelle intenzioni del governo.

Di certo l’esecutivo “non ha alcuna intenzione di fare una patrimoniale – ha continuato Poletti in risposta a una misura chiesta dalla Cgil – né di aumentare le tasse. La nostra intenzione è quella di ridurle e abbiamo cominciato a farlo, abolendo la tassa sulla casa e togliendo il costo del lavoro stabile dall’Irap. Dei processi di riduzione fiscale li abbiamo già messi in campo negli anni passati, andremo avanti su questa strada”.

Sul versante lavoro, invece, il ministro ha spiegato che il governo punta a legare una parte della retribuzione dei lavoratori alla produttività, senza però indebolire le tutele garantite dai contratti nazionali: “Abbiamo sempre pensato che il contratto di lavoro nazionale abbia la sua ragione d’essere e una finalità, quella di garantire degli standard essenziali di tutela dei lavoratori, perciò non vogliamo indebolirli o annullarli. Piuttosto, intendiamo sostenere la produttività, che è uno dei grandi problemi del nostro Paese e quindi vedere come connettere una parte del trattamento economico agli elementi di produttività, ovvero di partecipazione responsabile dei lavoratori all’impresa, al risultato”.

Quanto alla lotta alla povertà, “non vogliamo continuare tutta la vita a distribuire sussidi – ha sottolineato Poletti –. Vorremmo che le persone possano trovare una condizione di dignità, che è quella di avere un lavoro e di essere in grado di essere utili a sé e agli altri. Perciò stiamo costruendo questo strumento universale di lotta alla povertà: abbiamo investito 750 milioni di euro sul Sia e 500 milioni per le infrastrutture e le politiche attive, siamo a un miliardo sui prossimi bilanci. Spero con la legge di Stabilità di poter incrementare ulteriormente queste risorse per andare il più vicino possibile a fronteggiare la platea delle persone che sono in stato di necessità”.

In particolare, ha spiegato il ministro, “se quest’anno abbiamo investito 750 milioni raggiungendo un milione di persone e 500mila minori, per completare la platea avremmo bisogno di 1,5 miliardi. Il mio obiettivo è trovare con la legge di stabilità, tra ciò che c’è già oggi in bilancio, la possibilità di recuperare un po’ di risorse da altre fonti. Se arriveremo a 1,5 miliardi avremo ottenuto un ottimo risultato, perché in un anno saremo passati da zero a 750 milioni, per poi raddoppiare ancora a 1,5 miliardi”.

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