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Pensioni, maxi scivolo per le grandi imprese: ecco come funziona

Un emendamento presentato dalla Camera prevede la possibilità di uscire dal lavoro fino a 7 anni prima del previsto – Ecco chi potrà andare in pensione e cosa prevede la misura

Pensioni, maxi scivolo per le grandi imprese: ecco come funziona

In pensione sette anni prima del previsto con il “contratto di espansione”. Lo prevede un emendamento al decreto legge Crescita presentato da Giulio Cementero (Lega) e Raphael Raduzzi (M5S). Il testo dovrà andare al Senato ed essere approvato entro il 30 giugno. L’iter è dunque molto serrato e rischia, come lo Sblocca Cantieri, di scontrarsi con le numerose liti interne al Governo.

La nuova norma sarà valida solo ed esclusivamente per le grandi aziende che dovranno farsi carico di quasi tutti gli oneri derivanti dal maxi scivolo. Tradotto: lo Stato stanzierà solo 40 milioni per quest’anno e 30 per l’anno prossimo (la normativa dovrebbe avere carattere sperimentale e sarà valida solo per due anni), tutto il resto sarà pagato dalle imprese.

IN PENSIONE 7 ANNI PRIMA: LE NUOVE REGOLE

L’emendamento presentato dalla maggioranza riguarderà solo per le aziende con più di 1.000 dipendenti, comprese ovviamente le grandi big che già nel passato hanno sfruttato meccanismi simili – come l’isopensione prevista dalla Legge Fornero – per ridurre il proprio personale o realizzare meccanismi di turnover: da Enel a Eni, passando per Tim, Leonardo, Saipem, Terna ecc.

La norma prevede che queste aziende possano mandare in pensione i loro lavoratori “fino a 84 mesi prima” rispetto alle tempistiche previste dalla “normale” pensione di vecchiaia. Il datore di lavoro riconoscerà “per tutto il periodo e fino al raggiungimento del primo diritto a pensione, a fronte della risoluzione del rapporto di lavoro, una indennità mensile, liquidabile anche in unica soluzione, commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro”. Parlando in parole povere l’assegno pensionistico sarà pari all’importo maturato al momento dell’uscita.

La misura prevede invece che se il lavoratore è vicino alla pensione anticipata “il datore di lavoro versa anche i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto”.

Le grandi aziende avranno la possibilità di sfruttare anche la riduzione oraria che potrà arrivare fino al 100% e potrà essere integrata da cassa integrazione e cassa integrazione straordinaria per un periodo massimo di 18 mesi.

L’emendamento stabilisce inoltre una clausola volta ad evitare la creazione di nuovi esodati, precisando che “leggi e altri atti aventi forza di legge non possono in ogni caso modificare i requisiti per conseguire il diritto” alla pensione “vigenti al momento dell’adesione” all’uscita con scivolo aziendale.

PENSIONE: I PALETTI DEL MAXI SCIVOLO

Alle regole generali si accompagnano però numerosi paletti. Il maxi scivolo sarà accessibile solo alle imprese con più di 1.000 dipendenti che abbiano firmato un “contratto di espansione” col ministero del Lavoro e con i sindacati. All’interno di questo contratto devono essere previste anche nuove assunzioni a tempo indeterminato o con contratto di apprendistato professionalizzante.

Non solo. L’accesso sarà consentito solo alle aziende debbano avviare o abbiano avviato processi di ristrutturazione o riorganizzazione aziendale o una “modifica strutturale dei processi aziendali finalizzati al progresso e allo sviluppo tecnologico”.

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