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Pd ricuce l’alleanza con Verdi e Sinistra italiana ma senza allargare il perimetro a M5S

Anche i Rosso-Verdi nella squadra del centrosinistra: l’intesa prevede un rapporto 80-20 nei collegi uninominali tra Pd e Si-Ev. Come reagirà Calenda? Renzi si allea con Pizzarotti? La furia di Di Maio che però poi raggiunge una nuova intesa col Pd

Pd ricuce l’alleanza con Verdi e Sinistra italiana ma senza allargare il perimetro a M5S

Tanto rumore per nulla. Alla fine, anche Sinistra Italiana e Verdi hanno deciso di schierarsi con il Pd per un fronte unito contro il centrodestra e sperare di vincere le elezioni politiche del 25 settembre. Ma in questi giorni la sinistra si è resa protagonista di un teatrino a colpi di veti e ultimatum, dando l’immagine di un fronte dilaniato già ancor prima delle elezioni. Gli elettori potrebbero “punire” l’ammucchiata del centrosinistra, composta da partiti completamente diversi. E poi c’è l’incognita Calenda, che aveva messo il veto a Sinistra Italiana e Verdi, ma che secondo il segretario dem “sono intese separate ma compatibili”.

Tutti insieme contro il centrodestra: l’accordo Pd-Si e Verdi

Dopo circa un’ora di confronto, c’è l’accordo elettorale tra Pd-Verdi e Sinistra italiana. Sui seggi uninominali “l’accordo raggiunto è 80% (Pd) e 20% (Verdi-Si)”. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, in conferenza stampa con il segretario di Si, Nicola Fratoianni e il coportavoce dei Verdi, Angelo Bonelli.

L’ennesima conferma del progetto della sinistra: arginare ad ogni costo il centrodestra, al punto da andare a braccetto con chi la pensa diversamente su tutto.

Il mandato al segretario Fratoianni era: “Accordo con Pd, ma dentro anche i 5 Stelle”

L’Assemblea Nazionale di Sinistra Italiana aveva dato mandato al segretario nazionale e alla segreteria di “verificare la possibilità di stringere un accordo con il Pd sui collegi uninominali, tale da contrastare con la massima efficacia possibile la forza elettorale della coalizione di destra”, si legge in una nota. Ma non solo, anche “di lavorare perché tale accordo sia esteso anche al M5S, e porti alla candidatura di importanti personalità del mondo del lavoro, della cultura, dell’associazionismo e dei movimenti democratici, progressisti ed ecologisti”.

Un’ambizione frenata subito dai dem. Pur accogliendo con soddisfazione e apprezzamento la decisione di Sinistra Italiana, i dem confermano “l’indisponibilità a riaprire la discussione sul perimetro delle alleanze già decise”. No, dunque, i grillini restano fuori.

Il terzo polo: Pizzarotti alleato con Matteo Renzi?

L’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti potrebbe allearsi con Italia Viva per superare la fatidica soglia del 5%. Matteo Renzi, infatti, avrebbe imbastito un dialogo con Pizzarotti tornato in pista con “Lista civica nazionale”, un movimento che impegna sindaci, amministratori locali, associazioni e promotori di progetti del territorio. L’asse tra i due potrebbe scombinare i piani del centrosinistra.

L’ex primo cittadino grillino aveva reso noto di aver rifiutato la proposta del Pd “di confluire in un’unica lista con quella promossa da Luigi Di Maio e Bruno Tabacci”. Una condizione “irricevibile” per il movimento di Pizzarotti. 

Intanto, Renzi scrive su Twitter: “Mentre gli altri litigano noi siamo i soli seri e coraggiosi che dicono terzo polo. Non abbiamo scelto la solitudine – qui Renzi si riferisce a Letta – abbiamo scelto la libertà. Le alleanze si fanno sulle idee, non sugli scranni. Avanti”. E a proposito dell’alleanza del Pd con Verdi e Sinistra Italiana: “Il Pd si allea anche con chi era contro Draghi: Gli unici coerenti siamo rimasti noi”

Di Maio nel pantano del centrosinistra ma alla fine nuovo accordo col Pd

Anche Luigi Di Maio si butta nella mischia. Il ministro degli Esteri è rimasto impantanato nell’accordo Letta-Calenda: nessun uninominale, ma solo il diritto di tribuna nelle liste del Pd. Un posto per lui e uno per Bruno Tabacci. Tra Letta e Di Maio ci sarebbe stato un patto a rivelare l’opzione del diritto di tribuna soltanto due giorni prima della chiusura dei termini per la presentazione delle liste.

Da qui la furia del ministro con il segretario del Pd: “Così mi scateni contro i parlamentari. Non posso reggere 20 giorni, passo come il traditore. Non posso accettare”.

In serata però è stato raggiunto un nuovo accordo tra Di Maio e il Pd.

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