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Patto di stabilità: trovato l’accordo tra le istituzioni Ue sulla riforma. Entro settembre i primi piani nazionali

Intesa nella notte tra Parlamento e Consiglio europeo sulle nuove regole di bilancio. Entro il 20 settembre 2024, gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno presentare i loro primi piani nazionali che descrivono le spese, le riforme e gli investimenti

Patto di stabilità: trovato l’accordo tra le istituzioni Ue sulla riforma. Entro settembre i primi piani nazionali

L’Unione Europea ha trovato un’intesa sulla riforma del patto di stabilità. Nella notte tra il 9 e il 10 febbraio è stato raggiunto un accordo preliminare tra Parlamento e Consiglio europeo sulle nuove regole di bilancio dopo un negoziato durato oltre 16 ore.

La trattativa è stata serrata, considerando che il pacchetto normativo dovrà ancora essere formalmente approvato dalle due istituzioni prima della fine della legislatura.

Entro il 20 settembre 2024, gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno presentare i loro primi piani nazionali che descrivono le spese, le riforme e gli investimenti. Le nuove norme imporranno agli Stati di assicurare che tali piani includano investimenti nelle aree prioritarie dell’UE, come la transizione climatica e digitale, la sicurezza energetica e la difesa.

I piani dovranno inoltre fornire informazioni sulle esigenze di investimenti pubblici, vale a dire dove esistono lacune negli investimenti.

Primi piani di spesa entro il 20 settembre 2024

Le nuove regole entreranno in vigore subito. Gli Stati dovranno quindi presentare entro il 20 settembre di quest’anno i primi piani di spesa per un periodo di quattro anni, estendibili fino a sette.

Per favorire gli investimenti, il Parlamento europeo ha ottenuto che la spesa nazionale per il cofinanziamento dei progetti finanziati dall’UE venga esclusa dal conteggio complessivo della spesa pubblica; questa spesa nazionale non sarà considerata nella spesa del governo, incentivando ulteriormente gli investimenti.

Gli investimenti in corso nelle aree prioritarie dell’UE, come la transizione climatica, la digitalizzazione, la sicurezza energetica e la difesa, saranno considerati nella relazione della Commissione sulle deviazioni dai piani di spesa. Ciò darà agli Stati membri la possibilità di evitare la procedura per disavanzo eccessivo. La Commissione terrà conto degli investimenti già effettuati in tali settori quando redige la sua relazione sulle deviazioni dal percorso di spesa di uno Stato membro, consentendo a quest’ultimo di presentare argomentazioni più solide per evitare la procedura per disavanzo eccessivo.

L’Eurocamera ha ottenuto la possibilità di richiedere deviazioni temporanee dai piani di spesa concordati in caso di circostanze eccezionali che hanno un impatto significativo sui conti. Queste deviazioni potranno essere estese fino a un anno, e anche più volte se necessario.

Intesa dopo mesi di negoziati

Dopo mesi di negoziati, si è così raggiunta una mediazione tra le posizioni dei 27 Stati membri dell’Ue al Consiglio e all’Eurocamera rispetto alla proposta legislativa della Commissione europea dell’aprile scorso per rivedere dopo 25 anni le intese comuni sui conti pubblici europei.

L’ostacolo finale era la richiesta del Parlamento europeo di garantire più spazio per gli investimenti pubblici, anche se il margine di manovra dei 27 era ridotto dopo un duro equilibrio raggiunto un mese fa, dopo estenuanti trattative tra i Paesi ‘frugali’ e gli altri.

La riforma si concentra su piani pluriennali di spesa, con gli Stati che godranno di un’autonomia, tranne per quanto riguarda l’obiettivo di aggiustamento o “traiettoria tecnica” che sarà calcolato dalla Commissione. Su pressione dei ‘frugali’, in particolare della Germania, sono state introdotte “salvaguardie” per garantire una certa riduzione del debito (0,5% o 1% annuo per chi supera rispettivamente il 60% e il 90% del rapporto debito/PIL) e del deficit pubblico (ridotto al 1,5% del PIL, rispetto al 3% fissato dai trattati).

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