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Patentino vaccinale: il ministero boccia l’idea delle Regioni

Le amministrazioni locali vorrebbero usare il documento per concedere più libertà ai vaccinati, ma il ministero frena: troppo pericoloso, almeno per adesso

Patentino vaccinale: il ministero boccia l’idea delle Regioni

Diverse Regioni italiane vorrebbero istituire il “patentino vaccinale”, una sorta di attestato che gli italiani vaccinati contro il Covid potrebbero usare per avere un po’ di più di libertà. Ad esempio per viaggiare (anche all’estero), praticare certi sport per ora sconsigliati o frequentare locali al momento chiusi per il rischio assembramenti. Il ministero della Salute, però, non è d’accordo: troppo pericoloso, almeno per adesso. Tanto più che un’iniziativa del genere dovrebbe essere presa a livello comunitario, e su questo terreno non esiste alcun accordo a Bruxelles.

Non bisogna poi dimenticare che forse i vaccini non impediscono il contagio, ma si limitano a contrastare o a inibire l’emersione dei sintomi. Su questo punto non c’è accordo nella comunità scientifica: i dati non danno certezze. La prudenza impone perciò di immaginare che anche gli immunizzati possano essere contagiosi e quindi anche loro abbiano l’obbligo di rispettare le regole valide per tutti: mascherina, distanziamento sociale, igiene delle mani e quarantena in caso di contatto a rischio con un positivo. Morale: non è il caso di prevedere regole più morbide per persone che potrebbero comunque diffondere il virus.

Ma non è finita: un’altra ragione che suggerisce di bocciare l’idea del patentino vaccinale è il timore che i vaccini siano meno efficaci contro le varianti del virus provenienti da Sudafrica, Gran Bretagna e Brasile.

Il documento in sé, in realtà, già esiste in molte Regioni: si tratta del libretto vaccinale, che riporta tutte le somministrazioni ricevute dai cittadini. Il punto è che, senza il via libera del ministero, il libretto non si potrà trasformare nel lasciapassare per una vita con meno vincoli. Su questo, alle amministrazioni locali non sarà consentito di procedere in ordine sparso.

“Ci vuole una legge nazionale – spiega alla Repubblica Simone Bezzini, assessore toscano alla Salute – Altrimenti si rischia di creare una confusione totale e bisogna essere certi del fondamento scientifico rispetto alla copertura. Ad esempio, quanto dura? È centrale saperlo per capire quando il documento scade”.

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