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Partite Iva: 3 proposte del Cnel per aumentare le tutele

Il Cnel ha presentato in Parlamento un disegno di legge per aumentare le tutele delle partite Iva iscritte alla sola gestione separata Inps – Si parla di maternità, delle malattie gravi e di un nuovo ammortizzatore sociale

Partite Iva: 3 proposte del Cnel per aumentare le tutele

Aumentare l’assegno di maternità e paternità, introdurre il diritto alla contribuzione figurativa in caso di malattia grave e creare un nuovo ammortizzatore sociale generale per le partite Iva. Queste le tre misure proposte dal Cnel per aumentare le tutele in favore di lavoratori autonomi e professionisti iscritti alla sola gestione separata Inps (resta fuori, quindi, chi è coperto anche da una Cassa previdenziale privata). Gli interventi sono contenuti in un disegno di legge già annunciato al Senato e alla Camera.

Nella relazione tecnica allegata al provvedimento, il Consiglio sottolinea che nel decennio 2009-2018 il numero totale di questi lavoratori è aumentato da un milione e 148 mila a un milione e 430 mila unità (per un’incidenza sul Pil stimata al 12,2%) e che “la tendenza alla crescita quantitativa e qualitativa del settore professionale rappresenterà una costante dei prossimi anni”.

Il problema è “la disuguaglianza rispetto alle tutele sociali riservate al lavoro subordinato-dipendente – scrive ancora il Cnel – che rende anacronistico ed inadeguato l’attuale contesto normativo relativo ai diritti dei lavoratori di questo settore”. Gli interventi legislativi degli ultimi anni, come l’introduzione dell’equo compenso (2018) e l’ampliamento delle tutele in favore degli iscritti alla gestione separata Inps (2019), “non sono stati tutti pienamente attuati – prosegue la relazione – e lasciano scoperti diversi fronti di tutela in caso di eventi critici legati alla vita personale e al ciclo economico”.

Di qui le tre misure proposte dal Cnel in favore delle partite Iva, che peraltro non comportano “oneri finanziari aggiuntivi diretti o indiretti a carico della finanza pubblica”. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

1) INDENNITÀ DI MATERNITÀ E PATERNITÀ

Innanzitutto, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro propone di aumentare l’indennità di maternità e di paternità per lavoratrici e lavoratori autonomi dall’80 al 100% del salario minimo giornaliero.

2) CONTRIBUTI IN CASO DI MALATTIA GRAVE

In secondo luogo, il Cnel vuole concedere anche a questo settore il diritto alla contribuzione figurativa in caso di malattia grave, “certificata come conseguente a trattamenti terapeutici di malattie oncologiche o di gravi patologie cronico-degenerative ingravescenti – si legge nel disegno di legge – o che comunque comportino una inabilità lavorativa del 100%”. Queste condizioni sarebbero equiparate alla degenza ospedaliera, che viene computata come periodo di contribuzione figurativa (cioè accreditata in automatico dall’Inps senza alcun onere a carico dei lavoratori).

3) ISCRO, UN AMMORTIZZATORE SOCIALE PER LE PARTITE IVA

Infine, il Consiglio propone di creare un nuovo ammortizzatore sociale: l’Indennità straordinaria di continuità reddituale ed operativa (Iscro). Sarebbe erogata dall’Inps per mitigare le conseguenze di “eventi critici a carattere personale, sociale ed economico gravanti sull’attività economica dei lavoratori autonomi – scrive ancora il Cnel – nonché per assicurare la continuità e il rilancio dell’attività stessa in tali frangenti”.

L’Iscro spetterebbe “ai professionisti lavoratori autonomi che nell’anno precedente a quello in cui è presentata la domanda abbiano subito una decurtazione reddituale pari o superiore al 50% della media dei redditi conseguiti nei 3 anni precedenti”, a patto che “il reddito dichiarato nell’anno precedente a quello in cui è presentata la domanda sia inferiore a 8.145 euro”. Inoltre, per avere diritto all’Iscro, bisognerebbe rispettare altre due condizioni: avere un’anzianità d’iscrizione di almeno 3 anni alla gestione separata Inps e non aver mai chiuso la partita Iva nel triennio che precede la domanda.

Il valore dell’Iscro, in base al progetto del Cnel, è pari al 50% della differenza tra il reddito medio dei 3 anni prima della crisi e il reddito dell’anno precedente a quello in cui viene presentata la domanda. In ogni caso, l’importo totale non può superare i 6.516 euro. L’indennità viene corrisposta in 6 mensilità e non è cumulabile con il reddito di cittadinanza. Si può richiedere al massimo tre volte, ma fra ogni domanda devono passare almeno cinque anni.

Infine, “l’erogazione dell’Iscro è condizionata alla regolare partecipazione a percorsi di aggiornamento professionale”, conclude il Cnel.

“IL COVID HA AGGRAVATO LE DISUGUAGLIANZE”

La proposta di legge “giunge in un momento cruciale per i lavoratori autonomi, messi a dura prova dall’emergenza sanitaria da Covid-19 – afferma Gaetano Stella, consigliere del Cnel e relatore del testo – L’assenza di una moderna rete di protezione sociale e di welfare, insieme a interventi normativi parziali e non pienamente attuati, hanno determinato negli anni una profonda disuguaglianza sociale che si è manifestata in maniera acuta durante la pandemia. Adesso abbiamo in mano uno strumento legislativo che ci permette di colmare questo squilibrio rispetto al lavoro subordinato-dipendente e di compiere un passo importante verso l’universalità delle tutele”.

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