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Parlamento, tra leggi “lepre” e “lumaca”

Durante l’ultima legislatura sono state approvate 387 leggi, di cui ben 297 prodotte dai due governi e appena 90 dal Parlamento – Alcuni provvedimenti hanno ricevuto il via libera in meno di una settimana, altri invece sono rimasti in cantiere per tutti i cinque anni – Nel rapporto “Camere Aperte” di Openpolis anche la classifica dei parlamentari.

Parlamento, tra leggi “lepre” e “lumaca”

Nel corso della legislatura che sta per chiudersi sono state approvate 387 leggi, di cui ben 297 prodotte dai due governi (prima Berlusconi, poi Monti) e appena 90 dai parlamentari. Le prime hanno avuto un iter medio di 130 giorni, le seconde di oltre 600. Questi alcuni dei dati raccolti nella terza edizione del rapporto “Camere Aperte”, prodotto dall’associazione Openpolis attraverso un’analisi statistica delle attività parlamentari.

Al di là delle medie, lo studio fa emergere una netta distinzione fra “leggi lepre” e “leggi lumaca“. Il discrimine è naturalmente l’interesse dimostrato dai parlamentari per il provvedimento in analisi. Fra le “lepri” più rapide c’è il cosiddetto decreto salva-liste, approvato nel 2010 in appena sette giorni (ma poi bocciato dal Tar). Lo scopo era permettere la riammissione alle Regionali del Lazio del Pdl. Seguono il Salva Italia del governo Monti (16 giorni) e il Lodo Alfano (20 giorni, ma poi la Consulta ha dichiarato il provvedimento incostituzionale).

Per quanto riguarda le “lumache”, com’era facile prevedere, il triste primato spetta alla legge anticorruzione: il disegno di legge (presentato da Luigi Ligotti dell’Idv) ha attraversato quasi l’intero arco della legislatura, passando per le mani di tre ministri della Giustizia. Tra la proposta e il via libera definitivo sono passati addirittura 1.456 giorni. Secondo e terzo gradino del podio spettano invece rispettivamente alla legge contro l’usura (1.357 giorni) e a quella sul riconoscimento dei figli naturali (1.259 giorni).

Il rapporto include anche la classifica dei parlamentari stilata in base a diversi criteri: l’indice di produttività (presenza in aula e alle votazioni, interventi durante l’iter legislativo di ciascun provvedimento), grado di ribellione (voto in contrasto con l’indicazione del gruppo), propensione a cambiare gruppo o addirittura schieramento, anzianità parlamentare e altro ancora.

Al Senato il più assente è Giovanni Pistorio (Mpa), che ha saltato il 65,3% delle sedute, mentre i più presenti sono stati Cristiano De Eccher (Pdl), con il 99,9% di presenze, e Achille Totaro (Fratelli d’Italia) con il 99,8%. Il numero uno alla Camera è stato Remigio Ceroni (Pdl), presente al 99,88% delle sedute, i più assenti Antonio Gaglione (91,7%) e Niccolò Ghedini (81,2%).

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