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Parla Galan: “Il Pdl? Chi ha perso vada a casa. Dobbiamo tornare ai principi liberali del ’94”

INTERVISTA ALL’EX MINISTRO GIANCARLO GALAN,(Pdl) – “Alfano e Berlusconi? Hanno sbagliato entrambi e il Pdl non può presentarsi con le stesse facce: serve qualcosa di nuovo. Tornare ai principi liberali del ’94: meno Stato, meno leggi, meno tasse e Martino ministro dell’Economia. Ma se Berlusconi presenta una lista autonoma, io sarò con lui”

Parla Galan: “Il Pdl? Chi ha perso vada a casa. Dobbiamo tornare ai principi liberali del ’94”

“Chi ha perso vada a casa. Un partito che ha ridotto del 60% il suo elettorato non può ripresentarsi con le stesse facce. E’ indispensabile cambiare”. Il rinnovamento del Pdl può essere garantito solo da chi non ha vincoli e non fa parte di un circolo di maggiorenti che si frequenta ogni giorno e che si sente privo di connotazioni negative. Serve qualche cosa di nuovo. Per esempio il sindaco di Pavia, il formattatore Alessandro Cattaneo. Se non mi candidassi in prima persona alle primarie, lo voterei”. Giancarlo Galan, dall”95 al 2010 Governatore del Veneto e poi ministro della Cultura nell’ultimo governo Berlusconi è schietto e combattivo come la sua terra. Rivendica da anni il ritorno all’origine di stampo liberale del Pdl, quella filosofia che portò a vincere Berlusconi nel ’94 e che oggi a suo avviso si è smarrita e con lei gli elettori, delusi dal tradimento.

Chi ha sbagliato? Alfano o Berlusconi?

Entrambi, hanno perso tutti, ognuno con il suo grado di colpevolezza e di coinvolgimento. In realtà abbiamo perso tutti. E ognuno deve portare con sé questa consapevolezza.

E ora, come riconquistare l’elettorato?

Abbiamo tradito le nostre promesse, il nostro programma che si ispirava ai principi liberali. Questo l’elettorato non ce lo perdona.

Come rimediare?

Tornare alle nostre proposte, ai nostri ideali che sono quelli liberali, a un programma ispirato alle medicine liberali. Poi vanno cercate le persone giuste per attuare quell’agenda, credibili e che ci credano, che sono prima di tutto i liberali. In questo momento ne vedo assai pochi in giro.

Per esempio?

Il mio ministro dell’Economia sarebbe Antonio Martino.

Lei si presenta alle primarie del Pdl. Quali sono le sue proposte?

Voglio contaminare il dibattito politico con il virus liberale.

Meno stato, meno leggi, meno tasse. Vendere le partecipazioni statali, constringere Comuni e Province a cedere le loro partecipazioni aziendali e non mettere più i loro rappresentanti nei cda. Siamo stati, a mio avviso, ad un passo dal poterlo fare, fra il 2009 e il 2010, quando il consenso dell’esecutivo era altissimo. Ma abbiamo fallito l’occasione cedendo al ricatto della Lega sulle pensioni prima e sull’abolizione delle Province poi.

Il segretario Alfano è in grado di rilanciare un progetto liberale del Pdl?

Potrebbe farlo, ma non è il suo progetto. Il gruppo dirigente del partito dice tante cose buone, ma dimentica i principi liberali.

Anche perché la situazione interna non è delle più facili. Berlusconi snobba le primarie e si parla di una sua lista autonoma.

Berlusconi mi ha fatto diventare protagonista assoluto della politica nella mia regione per 15 anni. Mi ha fatto partecipare ad una vicenda politica che non avrà eguali nella storia del nostro paese. Per questo sarò sempre leale nei suoi confronti.

Ma non si sente tradito rispetto agli ideali di Forza Italia a cui aveva aderito?

L’ultimo governo Berlusoni è stato travolto da una crisi economica che ha coinvolto tutti i paesi europei, ma nei primi due anni è stato il miglior esecutivo della storia repubblicana. Il consenso era unanime e gigantesco, mai visto nella storia d’Italia. Se non ci fosse stato Berlusconi con i suoi venti uomini in ognuna delle regioni italiane, Occhetto avrebbe stravinto e l’Italia sarebbe stata molto diversa, certamente peggio e certo con meno libertà. Dopodiché, ammetto che ogni grande uomo contiene nella sua grandezza anche il germe della sua distruzione.

E se Berlusconi facesse una sua lista autonoma che farebbe?

Non c’è dubbio, sarò con lui.

Il Pdl è ancora in grado di rappresentare l’elettorato di centro destra? Nascono nuovi soggetti politici, come quello dei cattolici del Forum di Todi.

Un bravo politico, di quelli tradizionali, direbbe: la ringrazio della domanda che mi dà l’opportunità di spiegare come il Pdl con le sue risposte offre la possibilità al ceto moderato, ancora in maggioranza, di ritrovarsi intorno alle nostre domande. Siccome non sono tradizionale, dico che sarà difficile. Come si fa ad affermare che il Pdl sta bene quando ha perso il 60% dei suoi elettori, va in Sicilia, prende solo il 12% , e non porta le gente alle urne? Quando non riesce a rilanciare non dico l’entusiasmo del passato, ma neppure a motivare l’elettorato ad andare a votare? Siamo messi in condizioni disperate.

Le primarie possono essere una soluzione?

Se vincesse Alfano e l’attuale establishment è chiaro che questo non sarebbe possibile.

Parliamo di alleanze. Come vede un riavvicinamento alla Lega?

Può essere un alleato. Soprattutto ora che si è imposto Maroni. Certo non può rivendicare la presidenza della Lombardia. Un partito come è stato Forza Italia e poi il Pdl non può approvare, costi quel che costi, un concetto distruttivo, cioè dire al Nord che non ci siamo.

E l’Udc di Casini?

Casini cerca di fare una politica che dovrebbe dargli grandi risultati elettorali e invece non lo schioda dal 6% qualsiasi cosa dica. Magari può aver funzionato in Sicilia, ma se si presenta con la sinistra in Veneto non prende neanche un voto.

Ha paura di Grillo?

No. Grillo è la misura del fallimento dei partiti tradizionali, lo si doveva capire due anni fa. Si poteva almeno ridurre il numero dei parlamentari, abolire il finanziamento pubblico dei partiti.  Ovvio che se la politica  si presenta con prodotti avariati, la gente vota il Movimento 5 Stelle.

I cittadini sono angosciati  anche dalla crisi economica. Il debito pubblico è al suo massimo storico. Ciò alimenta l’antipolitica.

Il governo Monti ha aumentato il debito pubblico. La sua ricetta è stata quella di agire, come faceva Tremonti, solo sulla leva fiscale, ovvero più tasse. Io credo invece che sia necessario più sviluppo. E per fare più sviluppo ci vogliono meno tasse e liberalizzazioni. Il paradosso è che sommando le due princiali imposte, quella sulle persone fisiche e quella sulle persone giuridiche, lo Stato riesce a portare  a casa solo un po’ più del 20% del prodotto interno lordo. Questo indica che il problema sono l’evasione, l’elusione e l’erosione. L’Italia, poi, è un paese di privilegi. E bisognerebbe cominciare a ridurli.

A partire da quali?

Qualche esempio: i vantaggi alle cooperative, le pensioni d’oro, i vitalizi,  l’Imu sugli immobili commerciali della chiesa. In ballo però ci sono due scuole: quella degli statalisi, rappresentata da Monti, Tremonti e Visco , che vuole tassare di più in un momento di sacrifici. E quella liberale, che parte da un principio totalmente diverso. Ridotto in pillole: lasciamo più soldi nelle tasche degli italiani e delle imprese. Per cui io impresa lavoro di più, assumo di più e genero più reddito su cui vengo tassata più equamente. Ma alla fine produco anche più sviluppo.

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