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Paradisi fiscali: l’Ue aggiorna la black list (fra le polemiche)

Nella lista nera entrano 10 Paesi, fra cui gli Emirati Arabi, ai quali non basta l’appoggio dell’Italia per restare esclusi – Ma Oxfam attacca: “Restano fuori paradisi fiscali fra i peggiori al mondo” come Panama e le Cayman: “La credibilità dell’intero processo della lista nera è a rischio”

Paradisi fiscali: l’Ue aggiorna la black list (fra le polemiche)

L’Unione europea ha aggiornato la sua lista nera dei paradisi fiscali. Nel nuovo elenco dei cattivi stilato martedì dall’Ecofin, che riunisce i ministri finanziari dell’Ue, sono entrati 10 Paesi: Aruba, Barbados, Belize, Bermuda, Dominica, Emirati Arabi, Figi, Isole Marshall, Oman e Vanuatu.

Queste new entry si aggiungono a Samoa, Guam, Trinidad e Tobago e Isole Vergini, i (soli) cinque centri offshore finora considerati non collaborativi in tema di contrasto all’evasione fiscale.

L’Italia aveva chiesto di rimandare l’ingresso nella black list degli Emirati Arabi, ma non è stata accontentata. Il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, ha cercato di rimediare con una soluzione di compromesso, facendo passare un emendamento in base al quale appena gli Emirati — che hanno promesso di mettersi in regola, ma il cui processo legislativo è piuttosto lento — avranno sistemato le loro regole fiscali, potranno immediatamente uscire dalla lista.

D’altra parte, l’ingresso nella lista non comporta alcuna sanzione: si tratta di una semplice pressione politica da parte dell’Ue.

Ma non è finita: c’è anche il capitolo “Grandi Esclusi”.

Oxfam, confederazione di organizzazioni non profit che lottano contro la povertà, ha infatti criticato l’Ue per avere lasciato fuori dalla lista nera alcuni conclamati paradisi fiscali come Panama (nel 2016 al centro del più grande scandalo fiscale internazionale di tutti i tempi, i “Panama Papers”), Bahamas,  Isole Vergini britanniche, Isole Cayman, Guernsey, Isola di Man, Jersey o Hong Kong. Alcuni di loro, evidentemente, potevano contare sull’appoggio di Paesi più influenti dell’Italia.

“I governi Ue – attacca Oxfam – hanno lasciato fuori paradisi fiscali tra i peggiori del mondo e messo a rischio la credibilità dell’intero processo della lista nera”.

L’elenco non comprende nemmeno paesi come Irlanda, Olanda, Lussemburgo, Cipro e Malta, veri e propri paradisi fiscali interni all’Ue che, nella stessa riunione di martedì dell’Ecofin, hanno anche affondato il progetto di una Web Tax europea.

Del resto, l’attuale presidente della Commissione europea è Jean Claude Juncker, che in passato è stato a lungo premier e ministro delle Finanze del Lussemburgo e si è prodigato non poco per rendere il Granducato un paradiso fiscale.

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