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Panasonic: perdite per 9,6 miliardi entro marzo. Continua la crisi dell’hi-tech giapponese

Televisori ma non solo: tutto il settore dell’alta tecnologia giapponese soffre di bassa competitività rispetto ai giganti coreani e americani. Complice scarsa diversificazione della produzione e poco investimento su software e contenuti. In crisi i conti di Panasonic, Sony, Sharp, che capitalizzano sempre meno rispetto alle concorrenti.

Panasonic: perdite per 9,6 miliardi entro marzo. Continua la crisi dell’hi-tech giapponese

Panasonic Corp, multinazionale giapponese al terzo posto per numero di occupati, ha già eliminato 39mila posti l’anno scorso, e secondo il CEO dell’azienda non sono previsti altri tagli, nonostante stime disastrose per il futuro.
 
Gli investitori non ci stanno: dopo aver ridotto la forza lavoro dell’11%, il doppio rispetto a Sony e Sharp messe insieme, Panasonic perderà circa 9,6 miliardi di dollari entro marzo 2013, a quanto risulta dalle ultime comunicazioni della società. Per questo a Tokyo hanno deciso di non staccare il prossimo dividendo (è la prima volta dal 1950), per consolidare la posizione finanziaria.

“Devono tagliare, tagliare, tagliare. Non stanno provvedendo abbastanza in fretta”, ha insistito Edwin Merner, presidente di Atlantis Investment Research COrp a Tokyo, responsabile di asset per circa 300 milioni di dollari.

Le previsioni indicano una perdita trenta volte superiore a quanto stimato dagli analisti, il che indica la difficoltà con cui i prodotti hi-tech giapponesi entrano in competizione con giganti quali Samsung e Apple. Nemmeno Sony e Sharp sono immuni all’avvitamento del mercato: insieme a Panasonic sono assestate a livelli che non si vedevano da trent’anni, ma non si tratta solo di congiuntura: gli investitori nutrono forti dubbi che il know-how delle “tre sorelle” sia all’altezza dei tempi.

La riluttanza a tagliare gli organici, oltre alle prospettive di mercato, secondo analisti giapponesi si ripercuote sulla sostenibilità del debito, tanto che il costo dei Cds di Panasonic a cinque anni è oggi schizzato in alto di 62 punti base, raggiungendo quota 378.

Anche Sony versa in condizioni critiche: la capitalizzazione è ai minimi, appena 12 miliardi (mentre Sharp ne vale 2,4). Numeri che non possono competere con la coreana Suwon (che produce per Samsung), che vale circa 177 miliardi,  quindici volte il valore della casa giapponese.

Secondo gli analisti, le tre compagnie sono eccessivamente dipendenti dal mercato dei televisori, e hanno bisogno di diversificare la produzione per ripararsi dalla concorrenza inarrivabile dei colossi americani (Apple in particolare) e coreani, che sottraggono quote di mercato tali da rendere insostenibile la posizione finanziaria, certificata dai downgrade delle agenzie di rating (Moody’s ha rivisto al ribasso il rating Panasonic a settembre, portandolo a Baa1).

Il declino di un settore un tempo florido non è determinato solamente da fattori materiali: avere la tecnologia più avanzata oggi importa di meno, poichè i consumatori prestano sempre maggiore attenzione al contenuto e alle app, più che a specifiche hardware. Secondo Kazuyuki Terao di Allianz Global Investors Japan, si tratta di un male comune nel settore hi-tech giapponese che, finora, non ha saputo dare risposte strutturali.

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