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Pa ecosostenibile: la legge c’è, ma l’applicazione è lentissima

Sono enormi gli spazi ancora da coprire sulla strada della sostenibilità nella Pubblica amministrazione centrale o locale. Secondo il Forum Pa Regioni, Comuni e enti territoriali non raggiungono la sufficienza ma non sono le norme a mancare quanto i comportamenti di dirigenti e dipendenti pubblici. In ottobre Climathon mette in competizione le amministrazioni più virtuose

Pa ecosostenibile: la legge c’è, ma l’applicazione è lentissima

L’economia sostenibile deve fare passi avanti nella Pubblica Amministrazione italiana. Una sfida che non riusciamo a vincere nonostante la produzione di leggi e regolamenti. Il tema sta tornando di attualità rispetto agli obiettivi climatici del 2030. L’industria si organizza e discute di strategie di medio- lungo periodo, la Pubblica amministrazione è in affanno.

Un recente sondaggio al Forum della PA , ha rilevato che i dipendenti pubblici riconoscano appena il 5 % ai fattori green delle loro strutture. Regioni, Comuni ed Enti territoriali, in una scala da 1 a 10, non raggiungono la sufficienza. Lo dice chi negli uffici vive e spesso li dirige. Non sono le norme, le regole quelle che mancano. Il punto debole sono i comportamenti e le decisioni da prendere a vantaggio di una reale sostenibilità. Nei processi decisionali, di programmazione, ci sono enormi spazi da coprire. I dirigenti possono incidere in profondità, mettendo a punto efficientamento, collaborazione estesa e spesa ecocompatibile. Tutto si può superare, aumentando la fiducia di chi governa gli Enti e di conseguenza dei cittadini che usufruiscono dei servizi.

Un primo elemento certamente da rilanciare è l’applicazione della legge 221 del 28 dicembre 2015 che promuove misure di green economy negli appalti pubblici. L’obbligo di integrare i criteri ambientali minimi in ogni gara d’appalto – i cosiddetti CAM – ripresi dal “Piano per la sostenibilità ambientale dei consumi nella Pubblica amministrazione” dovrebbe essere ormai acquisito . Nelle gare d’appalto almeno il 50 per cento del valore delle forniture deve contemplare specifiche tecniche e standard ecosostenibili. Dalla gestione del verde pubblico, agli arredi per ufficio, all’affidamento di progettazione e lavori per nuove costruzioni, ristrutturazioni , manutenzione di edifici, tutto deve tener conto di prescrizioni a basso impatto ambientale. Un’ architettura normativa efficace che , purtroppo, contrasta con i meccanismi decisionali. Secondo il Forum della PA le strutture che applicano parametri ambientali nelle gare sono appena il 14 %. In molti Enti manca la preparazione adeguata per gestire tali attività.

I Comuni, poi, se sono davvero virtuosi possono mettersi in competizione. E qui c’è il secondo elemento di questi giorni su cui si può insistere. La volontà – la necessità- di proporre soluzioni , progetti innovativi aperti al confronto. Prendiamo l’appuntamento di Climathon, la sfida tra le città che quest’anno si svolgerà il 27 ottobre. Il 1 agosto scadono i termini per presentare le candidature. I Comuni possono iscriversi attraverso il sito gestito da Climate-KIC  e pensando prima a cosa proporre. Si sfideranno città di 40 Paesi in una competizione molto incisiva. Il sito accoglie candidature anche di Università, imprese, centri di ricerca. Un modo dinamico e trasparente per rispondere ai problemi della quotidianità, dell’ inquinamento, della mobilità, della gestione di beni pubblici.

Nel 2016 Climathon ha coinvolto Milano ,Venezia, Bologna, Latina. All’estero erano in campo New York, Londra, Berlino, Francoforte, Parigi. Le nostre italiane ,nonostante tutto, hanno avuto riconoscimenti . Le piattaforme verdi galleggianti contro l’effetto isola di calore a Venezia; le reti idriche per la raccolte dell’acqua piovana a Bologna ; i progetti condominiali a Milano per risparmiare acqua. Idee apprezzate che hanno un po’ intaccato la considerazione di bassa aggressività della nostra PA verso la green economy. La sfida ai cambiamenti climatici sta diventando sempre più strutturale con interessi trasversali che non possono fermarsi alla pur necessaria emanazione di disposizioni e codici. Il sistema è circolare e la “cosa pubblica” ne è al centro. La lentezza si può recuperare. D’altronde il premier Gentiloni al Festival dello sviluppo sostenibile se ne era fatto carico direttamente annunciando una direttiva che specificherà gli obiettivi di ciascun Ministero in favore dello sviluppo sostenibile. Dal centro verso la periferia, per avere un consuntivo a febbraio di ogni anno, almeno sull’attuazione dell’Agenda 2030. Arriverà

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