Condividi

Nucleare italiano: nuovi lavori a Latina e al Garigliano ma tempi lunghi per la chiusura definitiva

Nuovi piani di smantellamento per 46 milioni di euro nelle centrali di Latina e Garigliano. Resta aperto il grande tema del deposito rifiuti

Nucleare italiano: nuovi  lavori a Latina e al Garigliano ma tempi lunghi per la chiusura definitiva

Due simboli dell’avventura nucleare italiana degli anni ‘60- ‘70 diventano rottami da riciclare. Politica, scienza e industriali discutono del nucleare di terza generazione, mentre delle centrali del Garigliano e di Latina non resterà quasi più nulla. Quando? Una data non c’è, più o meno come quella per il deposito delle scorie radioattive, ma il disegno sulla carta è tracciato. Da anni sentiamo l’espressione decomissioning, smantellamento per fare posto a parchi tecnologici negli ex quattro siti. La Sogin, società pubblica che li gestisce, ha annunciato lavori complessivi di smantellamento per 46 milioni di euro. Ma si va per le lunghe.

Garigliano:quattro anni di lavoro

Iniziamo da Garigliano. È partito l’iter di gara per eliminare il vessel, ovvero il contenitore dove avveniva la fusione nucleare. Con i lavori andranno via un’altra serie di componenti ed accessori datati ed inutilizzabili. I lavori dovranno essere eseguiti con molta circospezione. Si tratta, infatti, di materiali “fortemente contaminati – spiegano alla Sogin – avvengono sotto battente d’acqua, elemento naturale per schermare le radiazioni e quindi consentire ai tecnici di procedere in sicurezza“.

Il programma lavori andrà avanti fino al 2027. Quattro anni, preceduti da altri interventi tecnici sui sistemi ausiliari dell’edificio del reattore. In questo modo “si entra nella fase finale del decommissioning della centrale campana. È l’attività più complessa dal punto di vista ingegneristico e operativo, che l’Italia affronterà per la prima volta”. Ovviamente nuovi rifiuti radioattivi che incrementeranno la quantità di rifiuti già presente nei depositi temporanei. Con l’idea fissa di non creare danni all’ambiente viene detto che i rifiuti saranno trattati e inseriti all’interno di appositi contenitori schermanti da stoccare nei depositi temporanei. Chiaro che attenderanno lì il futuro deposito nazionale, di cui si sa poco o nulla. Lo smantellamento della centrale produrrà complessivamente circa 268 mila tonnellate di materiali. 258 mila per la maggior parte composte da metalli e calcestruzzo saranno inviate a recupero. Costruita dal 1959 al 1º gennaio 1964 su progetto dell’ingegnere Riccardo Morandi al Garigliano fu installata una tecnologia molto avanzata della General Electric che ha funzionato fino al 1978. Per tranquillizzare il territorio, dove negli anni ci sono stati molti movimenti antinucleare, dal 2011 è istituito in Regione Campania il Tavolo della Trasparenza per le attività di dismissione della centrale.

Latina: il primo sogno dell’atomo italiano

E veniamo a Latina. Costruita tra il 1958 e il 1962 è stata la prima centrale italiana ad entrare in funzione con il reattore più potente d’Europa. Negli anni ‘60 ha segnato l’avvio di una strategia energetica morta prematuramente. Anche qui la Sogin ha avviato la gara per realizzare un impianto Magnox, per estrarre e trattare 70 tonnellate di residui in lega Magnox radioattivi. Si spenderanno 10 milioni di euro prima di mandarli all’estero per il riprocessamento. “Una volta estratti, tutti i rifiuti i locali interrati dove erano depositati saranno caratterizzati bonificati.” L’intervento della Sogin evidentemente soddisfa ambientalisti e comitati contrari alle vecchie casse nucleari ed alla presenza soprattutto dei rifiuti. Non c’è dubbio che i tempi per non vedere più malinconici impiantii concepiti in laboratori di eccellenza di casa nostra, sono ancora lunghi e che la partita dei deposito dei rifiuti è ancora tutta da giocare. Sarebbe utile chiuderla presto per valutare bene il nucleare che verrà.

Commenta