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NTF, lascia o raddoppia? Per Krugman sono una truffa ma nella Silicon Valley ci sono grandi fondi pronti a investire

I venture capitalist stanno ancora investendo milioni di euro negli NTF, la nuova frontiera per gli investitori alla ricerca di grandi rendimenti nelle criptovalute. Ma in realtà presentano rischi enormi. Per Krugman sono una “truffa colossale” alla stregua di uno schema Ponzi

NTF, lascia o raddoppia? Per Krugman sono una truffa ma nella Silicon Valley ci sono grandi fondi pronti a investire

Un enorme meteorite si è abbattuto sul pianeta cripto. Eppure, la vita continua a brulicare, nonostante la devastazione. Certo si tratta adesso di un territorio dove sopravvive il più adatto. Ed è quello che ha le conoscenze. E non tutti le hanno quanto serve. Non certo le hanno, come dice Paul Krugman, i piccoli investitori e i cercatori improvvisati di fortuna. Come avviene in Ucraina la scelta nel territorio cripto è tra deporre le armi o alzare la posta del gioco. Tra questi ultimi, e non si direbbe dopo un terremoto del genere, ci sono i grandi fondi privati di rischio della Silicon Valley. Non solo hanno deciso di rimanere, ma di raddoppiare, senza perder tempo in strategie difensive.

Quali opportunità vedono in questa terra al momento desolata del pianeta cripto? Forse è utile saperlo.

L’ingresso trionfale degli NTF

Il capitale di ventura ha investito milioni di euro nelle start-up cripto che operano nell’arte digitale, nel metaverso, nei collezionabili digitali e nelle criptovalute.

È successo proprio lo scorso anno. Oggetti immateriali noti come token non fungibili (NFT) hanno fatto irruzione col botto nella cultura mainstream, diventando inaspettatamente un mercato multimiliardario che va dalle opere d’arte, ai cimeli digitali, fino alle figurine da cartoni animati che vengono acquistate per migliaia di dollari ciascuna.

Gli artisti, a loro volta, si sono innamorati degli NFT e le case d’aste stanno facendo un volume di vendite che quasi quasi non credono ai loro occhi.

Andreessen Horowitz e Paradigm (una emanazione di Sequoia Capital), due dei maggiori gestori di fondi di rischio del mondo, hanno iniziato a investire direttamente negli NFT, secondo quanto riferito dalla grande stampa finanziaria. Anche diversi gestori specializzati hanno raccolto decine di milioni di dollari in nuovi fondi NFT.

Evidentemente questi fondi si aspettano dei colossali rendimenti pari a quelli che hanno realizzato investendo nelle società di Internet e in quelle dei social media nella prima e nella seconda decade del secolo XXI.

Più volatili delle cripto, gli NFT presentano rischi enormi

Questa frenesia degli investitori professionali nel far fluire capitali in questa nascente industria è probabilmente il frutto della convinzione che gli oggetti digitali acquisteranno un considerevole valore man mano che la gente deciderà di trascorrere il proprio tempo in una evoluzione dell’attuale Web2.

Si scommette che ci sarà un Web3 organizzato intorno alle criptovalute e alla blockchain, un accadimento che ridefinirà tutto lo scenario virtuale creando nuove FAANG e nuovi miliardari. Nessuno vuole perdere questa occasione.

Si dà il caso, però, che al momento non c’è niente di tutto questo, anzi. Secondo gli esperti i valori associati agli NFT, ancora più volatili del più ampio mercato delle criptovalute, presentano dei rischi enormi ai gestori di fondi.

Molti trader si aspettano, addirittura, che la maggior parte del mercato scenda a zero, anche perché lo status legale degli oggetti da collezione digitali rimane qualcosa di avvolto nella foschia. La raccolta di fondi, però, è stata forte negli ultimi mesi. 1confirmation, uno dei primi investitori in OpenSea il leader nel mercato NFT, ha raccolto 50 milioni di dollari per un fondo finalizzato a tale mercato. Il fondo potrebbe arrivare a raccogliere fino a 100 milioni di dollari.

Punk6529, un nome fittizio con oltre 350.000 follower su Twitter, ha recentemente raccolto 75 milioni di dollari per acquistare azioni in NFT “blue-chip”.

Anche venture capitalist più tradizionali sono entrati nel gioco, acquistando oggetti da collezione generati proceduralmente da algoritmi. È il caso della famosa raccolta Bored Ape Yacht Club che consiste di una sorta di Pokemon di primati il cui prezzo è andato alle stelle grazie al coinvolgimento di alcune celebrity e al tam-tam dei social media.

Alcuni investimenti

Ophelia Brown, managing partner del fondo di rischio Blossom Capital, ha dichiarato al “Financial Times”:”Acquistare NFT è in linea con la nostra strategia di investimento che consiste nell’investire in cose che hanno il potenziale di rendere molti, molti multipli del fondo”.

Blossom Capital, uno dei primi investitori nella start-up di pagamenti Checkout.com, possiede diverse Bored Apes e un NFT di CryptoPunk, una collezione di 10mila faccine pixellate ispirate dal movimento cyberpunk londinese e dal musicista elettronico francese Daft Punk. Il fondo sta anche considerando l’acquisto di una Azuki, una collezione di 10mila avatar con un prezzo di ingresso di circa 20.000 dollari.

Due dei maggiori fondi della Silicon Valley, Andreessen Horowitz e Paradigm (Sequoia), sono molto riservati sui loro investimenti in NFT. Si sa però che entrambe le società hanno effettuato ingenti investimenti in start-up che lavorano in questo campo.

Il mese scorso, Andreessen si è messo alla testa di un investimento di 450 milioni di dollari in Yuga Labs, la società dietro i Bored Apes, che ha portato a casa una valutazione di ben 4 miliardi di dollari.

C’è un po’ la convinzione diffusa che gli NFT siano la spina dorsale delle transazioni e della proprietà di quello che si definisce il “metaverso aperto”, una sorta di grande e vasto parco giochi virtuale in cui gli avatar 3D delle persone possono interagire in svariati modi.

I rendimenti sono alti, ma sarà possibile replicarli dopo la stretta delle BC?

Non c’è però una convinzione unanime tra gli investitori sulle magnifiche e progressive sorti degli NFT. Alcuni operatori, lontani dai riflettori, si chiedono se fondi così grandi possano trovare gli investimenti negli NFT sufficientemente redditizi nella situazione attuale del mercato. 

Sembrerebbe di sì. Secondo le stime di 1confirmation, riferite dal “Financial Times”, gli NFT sulla blockchain di Ethereum hanno raggiunto nel loro complesso un valore di mercato di 31,4 miliardi di dollari alla fine dello scorso anno, di cui oltre l’80% in progetti di collezionismo culturale e immagini fumettistiche come i Bored Apes.

I primi acquirenti hanno ottenuto rendimenti colossali. Il valore di un indice NFT sviluppato da tre ricercatori accademici di criptovalute è aumentato del 295 per cento dall’inizio del 2018 a oggi, anche dopo un calo del 50 per cento dall’inizio di quest’anno.

Secondo gli stessi ricercatori, un indice che tiene traccia delle cinque collezioni di maggior valore, tra cui Bored Apes e CryptoPunks, ha avuto un’impennata del 1.700 per cento dal 2018. Rendimento favolosi! Come sarà possibile replicarli dopo la stretta sul denaro che tutte le banche centrali stanno progettando?

Dubbi: molti fondi sono ancora restii

Adesso c’è però la convinzione che gli NFT, così come sono in questo momento, non siano una classe di attività investibile, una tesi che era ampiamente condivisa fino a un anno fa, tant’è che diversi tentativi di costituire fondi NFT non sono andati a buon fine.

Ci sono fondi istituzionali che ancora oggi non hanno mostrato molto interesse per i fondi specializzati in NFT. Sono fondi che, in ogni caso, non hanno molta propensione per nuovi asset rischiosi.

In effetti c’è del fondamento in questa prudenza. Per esempio, ad inizio di maggio si poteva acquistare l’NFT di un Bored Ape per 340mila dollari, quando appena un anno prima un esemplare piuttosto raro con una pelliccia dorata era stato battuto da Sotheby’s per tre milioni e mezzo di dollari.

Il valore dell’NFT del primo tweet della storia, scritto da Jack Dorsey, si è svalutato del 90%. E si potrebbe continuare.

I liquidatori: per Krugman sono una “truffa colossale”

Ci sono anche delle opinioni radicalmente negative sulla natura e il significato degli NFT. Il premio Nobel Paul Krugman li considera alla stregua di uno schema Ponzi, cioè una truffa colossale che lascerà all’asciutto chi non ha gli strumenti per capire quello in cui si sta mettendo.

La giornalista del Financial Times che scrive la colonna giornaliera FT Alphaville destinata ai professionisti dei mercati finanziari, sostiene addirittura che c’è un caso morale contro cripto.

Per l’opinionista del New York Times Farhad Manjoo gli NFT finiranno per distruggere quel poco di fiducia che è rimasta in Internet. Ne è prova, secondo lo stesso Manjoo, la caotica ultima asta delle Bored Ape che ha mandato in tilt la blockchain di Ethereum.

Questo evento ha fruttato 180 milioni di dollari in commissioni con qualche utente che ha pagato più in commissioni che per l’acquisto di un NFT. Alcuni acquisti si sono vaporizzati per problemi tecnici. Eppure gli organizzatori, lo Yuga Club, hanno realizzato un fatturato di 320 milioni di dollari in vendite. Ma vendite di cosa, si domanda Manjoo. “Vendite di niente”, conclude.

Un esito che avrebbe acceso la fantasia di Dimitri Karamazov.

“Quante persone devono perdere la camicia prima che ci rendiamo conto che il Web3 non è una soluzione a nessuno dei nostri problemi?”. Con queste parole si chiude l’articolo appena citato del New York Times.

Quindi attenti alla camicia!

Fonti:

  • Miles Kruppa, Venture capitalists seek big returns with NFTs, “The Financial Times”, 13 maggio 2022.
  • Jemima Kelly, There is a moral case against crypto, “The Financial Times”, 19 maggio 2022.
  • Farhad Manjoo, What Is Happening to the People Falling for Crypto and NFTs, “The New York Times, 5 maggio 2022.

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