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Non violenza: “Il Regno di Dio è in voi” di Tolstoj è il testo fondamentale della dottrina pacifista. In libreria una nuova edizione

Il testamento di Tolstoj, che può essere considerato la chiusa di Guerra e Pace, torna leggibile in italiano un libro edito da goWare, in tutte le librerie in formato libro ed ebook.

Non violenza: “Il Regno di Dio è in voi” di Tolstoj è il testo fondamentale della dottrina pacifista. In libreria una nuova edizione

Il regno di Dio è in voi può essere considerato il testo fondamentale della dottrina della non violenza. Arriva al termine di un lungo percorso meditativo a cui fece seguito la conversione religiosa di Tolstoj durante la quale lo scrittore rimise radicalmente in discussione secoli di teologia e di interpretazione del Cristianesimo.

Il libro può anche essere considerato la chiusa teorica di Guerra e Pace. Alla fine del romanzo Pierre Bezuchov, un personaggio totalmente tolstojano che ha vissuto gli orrori della guerra e ne è uscito profondamente cambiato e maturato, si pone la fatidica domanda chernyshevskiana del “che fare, adesso?”.

Il regno di Dio è in voi e anche le opere di simil matrice ne costituiscono la risposta. E questa è la non-violenza.

Il rifiuto dell’ortodossia

Il regno di Dio è in voi è da pochi giorni scaricabile e acquistabile in tutte le librerie nei diversi formati (qui su Amazon) in una edizione finalmente leggibile per il lettore odierno. Ormai non lo era più nell’edizione dei fratelli Bocca del 1894 con la traduzione di Sofia Behr approvata da Tolstoj, ma senza troppa convinzione.

Questa approvazione ha in qualche modo imbalsamato l’edizione italiana. In realtà Tolstoj ne lesse il testo “per fare pratica della lingua italiana” e in esso notò “un terribilmente alto numero di lungaggini”.

Tutte le edizioni successive del libro in Italia, anche le più recenti, riproducono la traduzione della Behr. Pure le odierne comunità tolstojane fanno riferimento a questo “testo sacro”, anche se Tolstoj non ha mai apprezzato né autorizzato alcuna ortodossia riguardo al suo pensiero.

Lo scrittore considerava le comuni che portavano il suo nome poco più di sette e non ne visitò mai una. Non gli piaceva essere un maestro, era essenzialmente un anarchico libertario.

Con in mente questa natura di Tolstoj e senza mettere mano a una nuova traduzione, che sarebbe oltremodo necessaria, l’editore goWare ha “tradotto” in italiano contemporaneo la prosa ottocentesca ricca di “lungaggini” della Behr, sperando di non aver fatto violenza all’impianto di quel lavoro autorizzato da Tolstoj.

Un’operazione non propriamente filologica ma che rende finalmente leggibile un testo fondamentale per capire la genesi teorica di una tendenza importante del pensiero e dell’azione dei movimenti pacifisti e non-violenti contemporanei.

L’essenza del libro

Per Tolstoj l’unico principio organizzativo del mondo è l’amore e l’amore esclude a priori la violenza e presuppone invece la non-resistenza al male, persino l’amore per chi lo mette in atto.

È questo il principio che Tolstoj distilla dal Discorso della Montagna del Vangelo di Matteo. Da questo testo e dal Prologo del Vangelo di Giovanni, visti come l’unico fondamento del Cristianesimo dal quale la Chiesa lo ha allontanato, prende corpo la filosofia e la visione del mondo di Tolstoj che ha nella non-violenza e nella fratellanza universale il suo perno.

Come può inverarsi questa visione del mondo pacificato e all’unisono che Tolstoj chiama “Il regno di Dio”? Con una rivoluzione politica o sociale? Con l’azione di un movimento religioso? Con la legge? Con una istituzione sovranazionale? Con una catastrofe ambientale?

No, con niente di tutto questo.

“Il regno di Dio non viene in maniera da attirar gli sguardi; né si dirà: “Eccolo qui”, o “eccolo là”. Perché il regno di Dio è in voi. [alcune traduzioni lo rendono con “in mezzo a voi”]. (Lc 17, 20-21).

È questa la chiusa del libro di cui sopra, il cui titolo deriva proprio dal Vangelo di Luca.

Siamo lieti di offrire ai nostri lettori un estratto dalla introduzione al libro di Stefano Garzonio, professore di slavistica all’Università di Pisa, già presidente dell’Associazione italiana degli slavisti.

L’estratto verte sulla fortuna e l’influenza del libro di Tolstoj che è stata veramente considerevole e che resta tale.

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Dopo Tolstoj

di Stefano Garzonio

Gandhi

Molto si è dibattuto sul carattere utopistico del pacifismo di Tolstoj e le critiche nei suoi confronti furono subito aspre e talvolta sprezzanti.

Eppure proprio nella lettura delle pagine di Tolstoj trovò ispirazione e incoraggiamento, per le proprie convinzioni pacifistiche, Gandhi che poi nel 1908, dopo aver letto la celebre Lettera ad un indù di Tolstoj, intrattenne uno scambio di lettere con lo scrittore.

A quel tempo io credevo nella violenza. La sua lettura mi guarì dal mio scetticismo, e fece di me un fermo credente nell’Ahimsa (non violenza).

Vale la pena segnalare lo specifico dualismo del pensiero religioso di Tolstoj e della sua interpretazione del cristianesimo che si evidenzia nelle due diverse vie percorse dallo scrittore nella sua esperienza religiosa.

Un duplice retaggio

A una via etico-religiosa che si fonda sul rifiuto della violenza e dell’egoismo si accompagna una via ascetica che, rifiutato il desiderio e lo stesso principium individuationis, aspira in senso panico al “ricongiungimento con il tutto”.

Su questa duplicità si fonda la fortuna del retaggio di Tolstoj, ora nell’ambito del pacifismo, dell’antimilitarismo e del vegetarismo, ora in quello del sincretismo religioso contemporaneo che ricerca le linee di affinità e contatto tra le forme dell’ascetismo occidentale e quello orientale.

Ancora oggi, anche sull’esempio di diverse esperienze del cristianesimo novecentesco, ad esempio quello della teologia della liberazione, e di numerose esperienze di movimenti non violenti, oltre che in forme di pensiero che attingono alla religiosità orientale, l’insegnamento di Tolstoj costituisce un punto di riferimento ineludibile pur nella complessità e nel carattere contraddittorio di molte sue convinzioni e affermazioni.

In campo politico

In particolare, a me sembra, risulta di indubbia attualità la denuncia da parte dello scrittore del “legame diabolico” tra violenza ed economia, idea questa che fa del pensiero di Tolstoj uno dei capisaldi delle teorie pacifiste e terzomondiste ancora oggi, favorendo così anche un uso politico e non solo filosofico-spirituale del suo sostrato anarchico e sovversivo.

Accanto a ciò è evidente che il pensiero di Tolstoj mette in dubbio molte delle certezze di un approccio illuministico alla realtà, all’idea del progresso, valorizzando invece il ruolo di una forma di ascetismo io direi “attiva”, che ha trovato consonanze non solo nel pensiero di Gandhi, ma poi in quello di personaggi quali Giorgio La Pira o Charles de Foucauld.

E proprio oggi, di fronte alle sfide della contemporaneità, pur ancorato ad un mondo che è oramai assai lontano dal nostro, il complesso dei principi valoriali propugnati da Tolstoj rimane un punto di riferimento vivo e convincente.

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