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Nomine: nuovi vertici per Agenzia delle Entrate, Dogane e Demanio

Il Governo sostituisce i manager di nomina Pd – Al vertice dell’Agenzia delle Entrate arriva un generale della Guardia di Finanza, Antonino Maggiore – L’Agenzia delle Dogane e e quella del Demanio saranno guidate da Benedetto Mineo e Riccardo Carpino – Vertice sulla manovra: no all’aumento dell’Iva selettivo proposto da Tria

Nomine: nuovi vertici per Agenzia delle Entrate, Dogane e Demanio

Lo spoil system del governo Lega-Cinque Stelle cambia la faccia del Fisco, delle Dogane e del Demanio. Via tutti gli uomini in precedenza nominati dal Pd. In vista del prossimo condono, che vedrà la luce con la nuova manovra di bilancio, un generale della Guardia di Finanza assume la guida dell’Agenzia delle Entrate: si tratta di Antonino Maggiore, ex vertice del comando regionale delle Fiamme Gialle del Veneto, che prende il posto di Ernesto Maria Ruffini, amministratore delegato di Equitalia nel giugno 2015 e poi dal luglio 2017 direttore di Agenzia delle Entrate-Riscossione, l’ente che ha superato Equitalia.

L’annuncio è arrivato via Facebook dal vicepremier pentastellato, Luigi Di Maio:

Cambi anche alle ai vertici dell’Agenzia delle Dogane e dell’Agenzia del Demanio. “Dove c’erano rispettivamente un ex sindaco del Pd e un ex parlamentare del Pd ora ci sono Benedetto Mineo e Riccardo Carpino“, ha detto sempre Di Maio, spiegando che i due “amministreranno le due agenzie non come un bancomat della politica, ma avranno un ruolo ad esempio nella lotta al gioco d’azzardo”.

Mineo è un dirigente dell’Agenzia della Riscossione mentre Carpino è un prefetto che è stato anche commissario straordinario della Provincia di Roma dal 2013 al 2014, nonché collaboratore dell’attuale ministro dell’Economia, Giovanni Tria.

Intanto, ieri si è tenuto a Palazzo Chigi anche un secondo vertice di governo sulla prossima legge di Bilancio, l’ultimo prima della pausa estiva. Il problema numero uno è come sempre quello delle coperture, visto che la manovra, al netto di tutte le misure previste dal contratto gialloverde, costa già 22 miliardi di euro.

Tria aveva proposto di lasciar scattare dal 2019 l’aumento dell’Iva, perlomeno su un paniere selezionato di prodotti. I due vicepremier, Di Maio e Salvini, hanno però escluso questa ipotesi. La scelta è stata così rinviata a settembre. Fin qui, l’unica certezza è che i due azionisti di maggioranza del Governo non intendono rinunciare alle proprie misure-bandiera.

Da una parte la flat tax leghista, dall’altra “il reddito di cittadinanza”, che va “avanti a gonfie vele”, dice Di Maio. Il ministro grillino è però più prudente sulla riforma delle pensioni anti-Fornero: “Sarà nella manovra? Mi auguro di sì”.

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