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Noera: “Euro forte, ma Europa può cambiare passo”

INTERVISTA A MARIO NOERA, DOCENTE ALL’UNIVERSITA’ BOCCONI – La Germania è meno granitica di quanti si pensi: “Fu Angela Merkel a sostenere il piano Omt contro la Bundesbank” – “La politica europea cambierà passo quando si parlerà di piena occupazione invece che di ripresa. Allora, finalmente, si tornerà a ragionare di politica della domanda”.

Noera: “Euro forte, ma Europa può cambiare passo”

Mario Draghi ha sfidato gli euroscettici rilevando che “l’Italia è il Paese che ha guadagnato di più dall’euro”. La moneta unica, complice la turbolenza politica, rischia di essere un elemento costante della lotta politica di casa nostra. Anche perché, a livello comunitario, la contraddizione tra un’economia che stenta ad uscire dalla recessione e una moneta che, sorretta dal rigore fiscale di stampo tedesco, veleggia sui massimi rispetto allo yen e in sensibile rialzo sul dollaro, crea ostacoli in più all’export italiano, che di vincoli interni ne ha già in abbondanza.

C’è da chiedersi, a pochi giorni dalla riunione del direttorio, cosa farà la Bce per governare una situazione che presenta più aspetti di criticità, a partire dall’Italia, of course, ma non solo. Le trattative per il nuovo governo tedesco sembrano in alto mare. Intanto, in vista delle scadenze dell’Unione bancaria le lobbies (francesi e tedesche in primis) affilano le armi.

C’è ampia materia, insomma, per uno studioso come Mario Noera, docente di Economia dei mercati finanziari all’Università Bocconi che, di questi tempi, si sta concentrando nell’esame delle novità previste dal trattato di Lisbona. E vedremo perché.

FIRSTonline – Ma partiamo dall’euro: l’economia della Ue è più debole di quella Usa, ma la moneta si è rivalutata. Quanto resisterà l’Europa davanti a questa contraddizione?

“In realtà mi sembra che le banche centrali finora abbiano gestito le tensioni con un certo successo. Alcuni mesi fa ero preoccupato per le sorti dell’euro forte, di fronte alla spinta provocata dall’avvio dell’Abenomics. Mi sembra però che le quotazioni corrano su un binario abbastanza contenuto, tra 1,30 e 1,35, o giù di lì. Il dato di fatto è che l’ unico elemento di certezza in una situazione così ingarbugliata resta la politica monetaria. Sia quella praticata dalla Federal Reserve o dalla Bank of Japan sia quella annunciata, ma altrettanto efficace, della Bce. Il mondo non può ancora fare a meno delle armi dei banchieri centrali”.

FIRSTonline – Le armi di Draghi, replicano i commentatori Usa e del Financial Times, danno l’impressione di essere spuntate o quantomeno meno potenti di quelle della Fed o della Boe.

“Ma Draghi ha avuto un alleato formidabile: Angel Merkel. E’ stato il cancelliere a sostenere il piano Omt contro la Bundesbank. E’ stata una scelta politica abile e lungimirante, che le consentirà di mantenere la gestione del gioco politico in futuro. Per quanto riguarda la Bce mi sembra scontato che il governo tedesco sosterrà l’attuale politica: garantire la liquidità necessaria al sistema senza accettare deviazioni dal percorso di politica fiscale già concordato. Perciò si manterrà la guidance bassa sui tassi. L’unica vera incognita sarà il verdetto della Corte Costituzionale tedesca. Ma a favore del piano Omt ci sono motivazioni giuridiche solide”.

FIRSTonline – Fino a quando?

“La politica europea cambierà passo quando si parlerà di piena occupazione invece che di ripresa. Allora, finalmente, si tornerà a ragionare in termini di politica della domanda, l’unica che può garantire la ripresa dell’occupazione”.

FIRSTonline – Quando avverrà?

“Per un salto del genere ci vorranno anni. Diciamo 3-4 anni. Sarà un processo lento, come dimostra anche la congiuntura Usa distinta dalla ripresa senza apprezzabili progressi dell’occupazione. La ripresa è assai meno rapida di quanto sperato dalla Fed. E se Janet Yellen succederà a Ben Bernanke la strategia sarà ancora più cauta. Per non dimenticare lo scontro sul budget, la ragione che ha consigliato il rinvio del tapering. Ovunque, con l’eccezione del Giappone, il mondo non è ancora uscita dalla sindrome del debito e dalla prevalenza dell’economia dell’offerta”. 

FIRSTonline – La Germania, in particolare, non dà segni di cambiamento. O no?

“Io credo che le cose cambieranno in maniera sensibile. Premesso che non sarà facile formare il governo, le elezioni hanno fortemente ridimensionato e spazzato via dal Parlamento la destra euroscettica. La Merkel potrà fare il governo solo con un alleato di sinistra: Spd o verdi. Questi ultimi, “scippati” dalla Csu-Cdu della politica ambientale, potrebbero puntare sull’Europa. Anche la Spd, ancora sotto shock dopo l’adozione del piano Schroeder potrebbe riaprire il dossier europeista”.

FIRSTonline – Scontrandosi con la Merkel? 

“In realtà la Merkel si è dimostrata una statista dall’intelligenza politica superiore. E non si farà mettere all’angolo. Anzi, da tempo ha preso l’iniziativa delle riforme europee, staccandosi gradualmente dai falchi della Bundesbank o Ollie Rehn. Non è stato un caso il sostegno a Draghi. Il governo tedesco ha blindato di meccanismi automatici e non discrezionali il processo europeo: vale per il pareggio di bilancio inserito nelle carte costituzionali, vale per i meccanismi di intervento sulle banche e così via. C’è una ragione precisa dietro questa strategia”.

FIRSTonline – Quale?

“Il tema è tanto trascurato in Italia quanto sentito in Germania o in altri Paesi. L’anno prossimo entrerà in vigore l carta di Lisbona che, tra l’altro, rafforza in maniera sensibile i poteri del Parlamento europeo. E’ forte la richiesta di nominare in Parlamento il prossimo presidente della Commissione. E secondo la carta i conti dei singoli Paesi dovranno passare un doppio esame, quello dell’esecutivo ma anche del potere legislativo comunitario. Si apre uno spazio politico promettente per la sinistra europea. La Merkel, però, ha già giocato in anticipo imponendo paletti precisi al processo”.

FIRSTonline – In ogni caso si profila un’Europa più costruttiva, capace di andare nel tempo al di là del rigore.

“Io penso di sì. I segnali ci sono. Almeno entro certi limiti. Ma sono abbastanza fiducioso sull’arrivo di risorse da gestire ad esempio sotto il cappello della Bei o consimili. Un processo lento, sistematico, alla tedesca. Ma in grado di evitare, tra l’altro, turbolenze valutarie nei due sensi”.

FIRSTonline – E che ruolo potrà avere l’Italia?

“Quello che vorrà. Se saremo capaci di presentarci in condizioni di decenza politica oltre che economica all’appuntamento del semestre europeo avremo molto da guadagnare, come ha sottolineato Draghi”.

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