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Nexi si divide in due, chiama Viola e punta alla Borsa

Nexi divide i pagamenti elettronici, che fanno capo a Cartasì, dalla banca depositaria che sarà affidata al banchiere ex Mps Fabrizio Viola

Nexi si divide in due, chiama Viola e punta alla Borsa
Nexi, che dallo scorso novembre è diventata la nuova denominazione di CartaSì, si divide in due. L’obiettivo è quello di separare le due attività che erano appunto state unificate sotto il nome di Nexi: quella dei pagamenti elettronici, che fa capo a CartaSì, e quella della banca depositaria, che deriva dal “vecchio” Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane (Icbpi).
Il gruppo guidato da Paolo Bertoluzzo avrebbe dunque depositato una richiesta in Banca d’Italia per scorporare le due attività, con l’ipotesi di affidare quella bancaria, ad oggi guidata da Paolo Tadini, all’ex numero uno delle banche venete, e prima ancora di Monte dei Paschi Fabrizio Viola.
Viola, che ha ricevuto anche la fiducia dei tre fondi di private equity azionisti ovvero Advent, Bain e Clessidra – dopo il via libera di via Nazionale dovrebbe assumere il ruolo di presidente della prima banca depositaria italiana. La mossa, oltre a valorizzare i due business di Nexi che hanno caratteristiche diverse, dovrebbe accelerare il processo di quotazione in Borsa della divisione dei pagamenti, di cui Bertoluzzo è e rimane amministratore delegato.
Al suo fianco Bertoluzzo ha voluto Bernardo Mingrone, ex direttore finanziario di Pioneer-Unicredit e poi di Mps proprio ai tempi in cui Viola è stato amministratore delegato a Siena.

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