L’Europa alza l’asticella e sceglie la via dell’integrazione per colmare il gap con gli Stati Uniti nello spazio. Con la firma del Memorandum of Understanding, Airbus, Leonardo e Thales mettono insieme le attività spaziali in una nuova società paneuropea che ambisce a fare massa critica su satelliti e servizi a valle, l’unico terreno dove il confronto con l’ecosistema di Elon Musk (e la sua SpaceX) è contendibile nell’immediato. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la sovranità tecnologica del continente e costruire un’offerta end-to-end, dalle infrastrutture spaziali ai servizi, escludendo i lanciatori, punto su cui l’Europa resta ancora indietro.
La sfida a SpaceX passa dunque per la capacità di progettare, produrre e gestire costellazioni e piattaforme di servizio, avvicinando il modello integrato che ha reso Starlink un riferimento globale.
Tolosa quartier generale, squadra distribuita in tutta Europa
La nuova entità avrà sede a Tolosa e team diffusi tra Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. È una scelta non solo simbolica: la capitale aerospaziale francese diventa baricentro operativo, mentre la rete industriale resta capillare, con l’intento, spiegano le parti, di lavorare come “una vera entità paneuropea”.
La società punterà a essere operativa nel 2027, dopo le necessarie autorizzazioni regolamentari, con circa 25 mila dipendenti, ricavi pro-forma 2024 nell’ordine di 6,5 miliardi e un portafoglio ordini superiore a tre anni di fatturato.
Il perimetro industriale: una filiera integrata per l’orbita
Airbus conferisce Space Systems e Space Digital da Airbus Defence and Space. Leonardo porta la Divisione Spazio, inclusi gli asset nelle joint venture Telespazio e Thales Alenia Space. Thales mette sul piatto le sue partecipazioni in Thales Alenia Space, Telespazio e Thales SESO. Nasce così un soggetto con tecnologie complementari e la capacità di sviluppare programmi complessi in telecomunicazioni, navigazione, osservazione della Terra, ricerca scientifica, esplorazione e sicurezza. L’ambizione è quella di essere partner di fiducia per i grandi programmi nazionali ed europei e competere, nel medio periodo, con la scala industriale dei player statunitensi.
Governance “alla Mbda” e scelta del ceo per merito
La compagine azionaria è bilanciata: 35% ad Airbus, 32,5% a Leonardo e 32,5% a Thales, con controllo congiunto e governance condivisa sul modello Mbda. Il parallelo non è casuale. Come per i missili, si cerca l’equilibrio tra programmi “sovrani” e funzioni trasversali comuni, evitando la duplicazione di strutture. La guida operativa non sarà oggetto di turnazione tra i soci e potrà aprirsi a candidature esterne: “non sarà un’organizzazione dove le persone arriveranno con un passaporto, ma con competenze e conoscenze”, hanno spiegato da Airbus, chiarendo l’intenzione di costruire una catena di comando centrata sull’efficacia industriale.
Il piano industriale prevede sinergie annue “per diverse centinaia di milioni di euro” a partire dal quinto anno dall’accordo, in linea con i benchmark del settore. Il lavoro di razionalizzazione è in parte già iniziato nelle case madri, ma la newco metterà a fattor comune procurement, ingegneria e operation, con l’obiettivo di eliminare sovrapposizioni e accelerare il ciclo di sviluppo prodotto. Da Leonardo trapela fiducia sulla tenuta economica. La società, assicurano, “sarà profittevole fin dal primo giorno”, grazie a una pipeline commerciale più ampia e a un portafoglio integrato di soluzioni.
“Un passo fondamentale”: la linea dei tre ceo
Nella dichiarazione congiunta, Guillaume Faury, Roberto Cingolani e Patrice Caine rivendicano la portata strategica dell’intesa. “Compiuto passo fondamentale verso la costituzione della nuova società per lo sviluppo dell’industria spaziale europea. Costruiamo, in linea con la nostra visione, una presenza europea più solida e competitiva all’interno di un mercato spaziale sempre più dinamico a livello globale. Mettendo a fattor comune i nostri talenti, risorse, competenze e capacità di ricerca e sviluppo, puntiamo a generare crescita, accelerare sull’innovazione e creare maggiore valore per i nostri clienti e stakeholder. Le persone saranno al centro di questa iniziativa”.
Sul fronte politico, da Roma il sostegno è netto. Per il ministro Adolfo Urso l’operazione “è la strada giusta” per creare campioni europei e assicurare l’autonomia strategica. In Italia i sindacati metalmeccanici giudicano positivamente la fusione, confidando nell’assenza di sovrapposizioni industriali. Più scontenti in Francia dove, la CGT Métallurgie contesta invece il progetto “Bromo”, definendolo un “pretesto ingannevole” e temendo un monopolio a scapito delle agenzie Cnes ed Esa.
Perché è (davvero) una sfida a SpaceX
La competizione con SpaceX non si gioca, almeno per ora, sul terreno dei lanciatori, dove il vantaggio della società di Elon Musk è conclamato. La partita europea si apre su satelliti e servizi, il cuore del modello Starlink: costellazioni ad alta capacità, infrastrutture digitali resilienti, integrazione con reti terrestri e applicazioni per difesa e sicurezza. Qui la newco può colmare il divario, facendo leva su dimensione industriale, portafoglio prodotti ampliato e una catena del valore più corta. Nel medio periodo, questa integrazione può riportare l’Europa al tavolo dei protagonisti, con un’offerta competitiva verso governi, istituzioni e mercati globali.
Per la prima volta l’Europa spaziale prova a replicare, nel segmento satelliti-servizi, la logica “sistema-Paese” su scala continentale. Non quindi come la copia di SpaceX, ma l’adattamento europeo di un principio semplice: integrare per innovare. È lì che passa la sfida, ed è da lì che si misurerà la distanza con chi, come Musk, ha trasformato l’orbita bassa in una piattaforma globale.