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Multinazionali, record e crolli nell’anno del Covid

L’Area Studi Mediobanca ha analizzato l’impatto della pandemia sui bilanci annuali di 200 multinazionali – Volano websoft e gdo, crollano petrolio, moda e auto – Ma in Borsa la ripresa è iniziata da tempo

Multinazionali, record e crolli nell’anno del Covid

Il 2020 è ormai alle nostre spalle, ma la pandemia continua a mordere e con essa la crisi innescata dal Covid-19. Sotto il profilo economico, l’emergenza pandemica mondiale ha zavorrato bilanci e quotazioni, compromesso investimenti, pregiudicato l’occupazione. Per alcuni settori però l’anno passato si è trasformato in un volano di crescita. Basti pensare alle case farmaceutiche, che per rispondere alle esigenze della pandemia hanno aumentato gli investimenti del 10%, o alle aziende attive nell’e-commerce, nello streaming, nella gdo e nel settore alimentare, per le quali i lockdown e l’attesa di un vaccino ha significato fatturati in forte rialzo e utili mai visti in “tempo di pace”. Tre nomi su tutti: Amazon, i cui ricavi lo scorso anno si sono impennati del 37,6%, Alibaba, che ha fatto ancora meglio (+37,9%), e Netflix che grazie alle nostre serate sdraiati sul divano a guardare film e serie tv ha registrato una crescita dei ricavi pari a +24%.

L’Area Studi Mediobanca ha analizzato l’impatto della pandemia sui bilanci annuali 2020 di quasi 200 grandi multinazionali con fatturato annuale superiore a 3 miliardi di euro, ricavi complessivi pari a oltre 8 mila miliardi e 21 milioni di occupati nel mondo. Dal report emerge chiaramente come su alcuni settori la pandemia abbia colpito duro, mentre su altri l’effetto sia stato più che positivo.

GDO E WEBSOFT: I RECORD DEL 2020

Lo scorso anno, a causa della pandemia di Covid-19, le multinazionali hanno visto calare i loro ricavi del 3,1%. Una percentuale che però rappresenta una media tra chi ha vinto e chi ha perso. Tra i primi figurano le websoft, cresciute del 19,5%, le multinazionali della grande distribuzione, i cui fatturati hanno registrato un rialzo dell’8,5% trainati dalle vendite online (+115%). Bene anche l’alimentare (+7,9%) l’elettronica (+5,4%) e le case farmaceutiche (+3,0%). 

Al contrario, a soffrire maggiormente i colpi della crisi sono state le multinazionali petrolifere (-32,9%), i produttori di aeromobili (-26,8%), i gruppi della Moda (-17,3%) e dell’Automotive (-12,1%).

GLI INVESTIMENTI E L’OCCUPAZIONE

I fatturati hanno condizionato anche gli investimenti, scesi in media del 2% rispetto al 2019. Anche su questo tema si assiste però a un grande divario. Chi ha visto i propri ricavi salire, ha aumentato anche gli investimenti. È il caso delle websoft (+32,3%), delle case farmaceutiche (+10,1%), ma anche dei pagamenti digitali (+11,9%) e delle case farmaceutiche (+10,1%). In riferimento a queste ultime, “numerose multinazionali del pharma hanno concentrato le proprie risorse nella ricerca e sperimentazione di vaccini e antivirali per il Covid-19, anche con il sostegno pubblico, sia economico che normativo. Nei loro bilanci tuttavia le società non forniscono chiaramente il dettaglio degli investimenti specifici rivolti alla ricerca del vaccino anti Covid-19; le loro spese di r&d sono complessivamente aumentate del 4,8% nei 12M 2020/19, rappresentando il 17,2% dei ricavi complessivi del periodo”, si legge nel report.

Crescono anche gli investimenti dei gruppi dell’Elettronica (+6,7%), dell’Alimentare (+6,1%) e delle Telecomunicazioni (+2,3%). “I Giganti del Web hanno confermato la loro capacità di adattamento e flessibilità anche durante questa crisi, sfruttando pienamente le proprie digital skills e le potenzialità dei big data”, commentano gli esperti dell’Area Studi di Piazzetta Cuccia. 

Importanti flessioni sono state registrate invece dalle multinazionali della Moda (-30,6%), dai produttori di aeromobili (-26,4%) e dai colossi dell’Oil&Gas (- 25,3%) “che hanno reagito alla crisi posticipando i loro progetti per poterli riproporre in futuro in uno scenario normalizzato”, sottolinea Mediobanca.

Sotto il profilo occupazionale sono ancora le websoft a vincere, registrando una crescita della forza lavoro pari al 29,6% (e in particolare di Amazon, che ha registrato un rialzo degli occupati del 63%). 

LA GEOGRAFIA

A livello geografico, continua lo stradominio cinese. Il colosso asiatico è stato il primo a sperimentare gli effetti della crisi, ma anche il primo ad uscirne, registrando a fine 2020 una crescita dei ricavi pari all’11,2% e dell’occupazione pari all’8%. Tengono gli Usa, mentre a soffrire di più sono state le multinazionali europee che hanno sperimentato un calo del fatturato pari a -14,5% e degli occupati pari a -0,9%. In questo contesto, fa ancora peggio l’Italia (-29,0%) per l’assenza di grandi operatori nella new economy e nell’high tech.

LA BORSA

Se l’economia reale non ha ancora imboccato la strada della ripresa, la Borsa sembra intenzionata a mettersi alle spalle la crisi innescata dal Covid. Dopo il forte calo registrato nel primo trimestre del 2020 la capitalizzazione complessiva delle maggiori multinazionali al 26 marzo 2021 è superiore del 15,4% rispetto alle quotazioni di fine 2019. 

A correre non sono solo le websoft (+37,4%), ma anche l’elettronica (+41,9%). L’annuncio nello scorso novembre del primo vaccino anti-Covid ha premiato anche i settori pro-ciclici, in particolar modo l’Automotive (+39%) sebbene le vendite del settore non abbiano ancora invertito la rotta. In calo a doppia cifra le performance di Borsa per i produttori di aeromobili (-25,6%), per i colossi dell’Oil&Gas (-13,9%) e per le multinazionali delle Bevande (-10,1%).

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