Condividi

Mps aumento di capitale al giro di boa: Lovaglio vuole stringere i tempi, ma Meloni frena. La Borsa però ci crede

Prosegue l’avanzata delle banche a PIazza Affari, oggi l’assemblea di Mps darà il via libera all’aumento di capitale da 2,5 miliardi che per l’Ad Lovaglio renderà il Monte “una banca normale”

Mps aumento di capitale al giro di boa: Lovaglio vuole stringere i tempi, ma Meloni frena. La Borsa però ci crede

Rallenta ma prosegue comunque l’avanzata delle banche in Piazza Affari. È il settore del credito che permette al listino di Milano + 0,36% di guidare anche stamane la classifica dei mercati del Vecchio Continente, peraltro frenati in attesa delle decisioni delle banche centrali sul fronte dell’inflazione. Ma la prospettiva del rialzo dei tassi ha risvegliato l’interesse per l’industria del denaro, dopo anni di letargo. E così il mercato benedice il buyback di Unicredit, approvato dall’assemblea, così come le prospettive di Banco Bpm, premiata stamane dal Buy degli analisti di Banca Intesa. E vola Fineco, all’ottavo giorno di rialzo.  

Mps verso l’ok all’aumento di capitale

Ma l’appuntamento più atteso, la vera rivincita dopo anni difficili, è in programma nel pomeriggio.Tra poche ore nel cuore di Siena prenderà il via il Palio più atteso, giusto tre anni dopo la lunga pausa imposta dalla pandemia. Mille giorni scanditi da più aumenti di capitale bruciati nella straordinaria storia di distruzione di capitale che ha investito Banca Monte Paschi. A valori rettificati, che considerano cioè i consistenti aumenti di capitale intercorsi, il titolo Mps che in Borsa, dopo i recenti rialzi oggi si aggira sui 37 centesimi di euro il 12 ottobre 2007, toccò un massimo di 7.932,39 euro. Ogni singola azione del Monte dei Paschi di Siena in questo arco di tempo ha perso dunque poco meno di 8 mila euro.

Un disastro, insomma, cui dovrebbe porre fine l’aumento di capitale che oggi verrà approvato dall’assemblea dei soci, tra cui spicca il ministero dell’Economia, forte del 64,23 per cento del capitale: un’iniezione di capitale di 2,5 miliardi che, tra l’altro, serviranno a finanziare (800 milioni) l’esodo volontario ed incentivato di 3.500 dipendenti che potranno così contare su uno scivolo contributivo lungo fino a 7 anni, nel corso dei quali manterranno le attuali condizioni di welfare.

Il futuro di Mps 

Grazie a questa cura dimagrante l’ad Luigi Lovaglio, arrivato a Siena nello scorso febbraio su mandato del ministro dell’Economia, conta di riportare la banca sul terreno della normalità operativa: un gruppo di minori dimensioni, ma capace di stare sul mercato come lascia intuire la recente semestrale che ha evidenziato come il Monte, a fronte di un utile netto di soli 27 milioni di euro, può contare su una elevata posizione di liquidità e una crescita a doppia cifra del risultato operativo lordo. 

Con questo obiettivo Lovaglio ha proceduto a passo spedito. Dopo aver incassato la rinegoziazione dei termini dell’uscita dal capitale della mano pubblica, avvenuta tra la Dg Comp europea e il governo italiano, che ha portato in avanti senza indicare una data certa per l’impegno a vendere la quota di maggioranza del Monte, l’amministratore delegato di Mps ha ceduto prima della pausa estiva 900 milioni di euro di prestiti non performanti (Npe) e avviato un articolato tour tra le province italiane per spiegare ai dipendenti i dettagli del piano, impeerniato su un risparmio di 270 milioni annui sul fronte del costo del lavoro. 

Prospettive positive per l’aumento, ma attenzione al tempo

Adesso, però, è scoccata l’ora X. Il sì scontato dell’assemblea metterà in moto il consorzio di garanzia guidato, con il ruolo di joint global coordinator e joint bookrunner, da Bank of America, Citi, Credit Suisse e Mediobanca, che hanno affiancato il Monte dei Paschi dal 23 giugno. A queste si sono aggiunte, lo scorso agosto, a comporre un consorzio di collocamento e garanzia con accordi già firmati di pre-underwriting, Santander, Barclays, Société Generale e la tedesca Stifel Europe Bank, che avranno il ruolo di joint bookrunner. Una macchina da guerra che dovrà aiutare Lovaglio a trovare i 900 milioni che mancano, dando per scontata la sottoscrizione del Tesoro (1,6 miliardi). 

I segnali più incoraggianti sono arrivati per ora da Anima Holding, partner commerciale dell’istituto di Siena e da Axa, il socio assicurativo già presente nel capitale. I rispettivi fornitori di risparmio gestito e polizze assicurative ai clienti della rete senese, pronti a versare una somma fino a un terzo dei 900 milioni “privati” necessari a Mps in cambio di una revisione strategica dei loro contratti, in scadenza nel 2030 e nel 2027.  Altri soci, come Generali, probabilmente non si tireranno indietro di fronte alle sollecitazioni del Tesoro. 

Le prospettive, insomma, sono positive. Ma bisogna tener conto del fattore tempo.  Idealmente l’aumento dovrebbe concludersi il 12 novembre, due mesi da oggi, in modo da permettere di finanziare le uscite del personale, che si dovranno a loro volta concludere definitivamente entro il 30 novembre. Per questo a Siena si è guardato con preoccupazione alle parole del consigliere economico di Giorgia Meloni, Maurizio Leo. Interpellato da Bloomberg, Leo ha consigliato di rinviare l’operazione di aumento di capitale di Mps: “È un momento difficile ed è meglio aspettare il nuovo governo. Quella del Monte dei Paschi è un’operazione importante, che deve tutelare sia i posti di lavoro sia un asset strategico per l’economia italiana”. Ma un nuovo ritardo per Rocca Salimbeni, che nel corso degli anni ha pagato a caro prezzo la subordinazione della banca alla politica, non è certo un buon modo per guardare all’Italia post-elezioni.

Commenta