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Mobilità, solo un terzo degli italiani sceglie i mezzi pubblici

Gli italiani continuano sempre di più a preferire l’uso dell’auto privata malgrado ci siano fondi e progetti per piste ciclabili, car e bike sharing, mezzi pubblici non inquinanti – Scendono in campo le Regioni

Mobilità, solo un terzo degli italiani sceglie i mezzi pubblici

Hanno visto bene i Presidenti di Regione nell’ultima riunione della Conferenza Stato – Regioni quando hanno rilanciato la mobilità sostenibile. Ieri sono stati diffusi i dati dell’Isfort (Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti) sulla mobilità 2016. Un terzo degli italiani sceglie i mezzi pubblici, la bicicletta o si sposta a piedi. I restanti sono automobilisti incalliti. Crescono di 8 punti rispetto al 2001 ed è una bella cifra. Un quadro preoccupante, per certi versi sconcertante. Quante risorse pubbliche sono state impiegate per spostamenti green nelle nostre città? Non si contano. Ed ancora nella programmazione dei fondi europei 2014-2020 ci sono decine di progetti per piste ciclabili, mezzi pubblici non inquinanti, car e bike sharing. Sta di fatto che gli italiani continuano  a preferire l’auto privata. 

I governatori forse ne avevano sentore. Nella riunione di inizio agosto hanno inviato alle Commissioni Ambiente e Lavori pubblici del Senato?una lista di cose da fare. Proposte esposte dall’assessore della Regione Calabria, Francesco Russo a nome di tutti loro. Idee e soldi naturalmente. Per esempio fondi per la mobilità elettrica da inserire nel fondo nazionale trasporti. Per il parco autobus italiano (tra i più vecchi d’Europa) è chiesta l’obbligatorietà dei carburanti alternativi, non inquinanti. Poi, proposte per la sicurezza ferroviaria, la mobilità ciclistica, il rinnovo del materiale rotabile dei mezzi pubblici e il controllo delle buone prassi delle Regioni e degli Enti locali.

Alla ripresa dei lavori, le Commissioni parlamentari dovrebbero avviare la discussione di merito sul testo ricevuto. Ora, non saranno state sempre virtuose le Regioni in questo settore strategico della nostra quotidianità, ma fa piacere che non trascurano il valore economico delle loro scelte. Al Senato che gli deve venire incontro, oltre alla valenza ambientale, ricordano infatti, la sostenibilità economica delle azioni da farsi. Nel senso che occorre tenere conto delle possibilità offerte dai bilanci delle Pubbliche Amministrazioni centrali e locali per essere conseguenti agli impegni. Per loro una critica deve andare all’Ue, dove spesso le idee non si traducono in fatti concreti. Un principio elaborato nell’ambito delle politiche ambientali, per esempio, trova scarsa applicazione per le resistenze del settore delle politiche di sviluppo economico. Se la sintesi tra le due esigenze la troviamo noi, possiamo anche portarlait a Bruxelles.

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