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Mobilità: in Italia nel 2035 il 18% sarà su mezzi alternativi

La stima è del Boston Consulting Group, che però in un report ammonisce sulla necessità di una gestione sistemica tra trasporto pubblico e privato: “Altrimenti la new mobility potrebbe addirittura peggiorare le performance degli ecosistemi di mobilità urbana”.

Mobilità: in Italia nel 2035 il 18% sarà su mezzi alternativi

Come ci si muoverà in futuro nelle grandi città, alla luce delle innovazioni tecnologiche e della necessità della transizione ecologica? A tracciare una previsione è uno studio del Boston Consulting Group, dal titolo “Solving the Mobility Challenge in Megacities”. Intanto, il report cita una stima delle Nazioni Unite, secondo la quale entro il 2030 le megalopoli ospiteranno più di 750 milioni di persone (+35% rispetto ad oggi) e le auto in circolazione nel mondo nel 2040 (secondo il World Economic Forum) saranno 2 miliardi. E’ chiaro dunque che mobilità on demand, car sharing e micromobilità (o mobilità dolce, come si dice quando si pensa a biciclette e monopattini) non sono la sola risposta.

Anzi a volte non sono nemmeno una risposta, evidenzia il BCG: ad esempio molti dei servizi di ride hailing, pur permettendo ai consumatori di viaggiare quando vogliono e di essere produttivi durante il trasporto, operano ancora con veicoli a propulsione convenzionale. Anche il costo, tipicamente superiore a quello delle modalità di trasporto tradizionale, talvolta può essere un deterrente alla rivoluzione dei trasporti. Quale dunque la chiave di lettura? “Interrogando oltre duemila persone a Pechino, Boston, Londra e Mosca – scrive il report – BCG ha scoperto che produttività, indipendenza e sostenibilità sono esigenze prioritarie: i viaggiatori preferiscono soluzioni di trasporto che siano coerenti con i loro valori, che gli consentano di essere multitasking e indipendenti da orari rigidi, nonché di utilizzare il loro tempo in maniera produttiva”.

C’è anche una recrudescenza dell’auto tradizionale, dovuta in buona parte al virus: negli ultimi 12 mesi il 37% degli intervistati è diventato più disposto a possedere un’auto. Tuttavia, secondo Fabio Cancarè, Associate Director di BCG, la new mobility prenderà piede anche in Italia, seppur nel tempo e non ancora in maniera così imponente: “In Italia, nel 2019, la new mobility ha contribuito al 2% degli spostamenti nelle aree urbane, percentuale che crescerà al 10% nel 2030 e al 18% nel 2035. Ma in assenza di una chiara direzione sistemica la new mobility potrebbe addirittura peggiorare le performance degli ecosistemi di mobilità urbana, ad esempio cannibalizzando il trasporto pubblico”.

Il tema emerso dall’analisi del Boston Consulting è infatti anche quello di una gestione complessiva del fenomeno, in partnership tra pubblico e privato: “Serve un sistema integrato di gestione che riunisca i dati di tutte le modalità di viaggio pubbliche e private, così come delle infrastrutture di trasporto della città, abbinato a un’interfaccia digitale per il cliente, ossia una piattaforma che combina tutte le opzioni di trasporto disponibili in città. Il controllo di questi due elementi permetterà di ottimizzare il sistema di trasporto e di soddisfare le esigenze dei consumatori, che potranno prenotare un viaggio efficiente e personalizzato che coinvolge più modalità attraverso un’unica interfaccia”, spiega la nota.

“Sviluppare un piano – conclude Cancarè – che includa sia l’ambizione di lungo termine che target di breve termine specifici e misurabili, investire in competenze tecnologiche, creare una governance efficace e sviluppare partnership pubblico-privato di successo sono gli step che le amministrazioni locali devono compiere per rivoluzionare la mobilità urbana”.

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