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Migranti, agricoltura: scontro Iv-M5S sulla regolarizzazione

La ministra Bellanova, sostenuta da Iv e Pd, spinge per regolarizzare fino a 600 mila migranti e soddisfare così il fabbisogno immediato di lavoratori nelle campagne battendo caporalato e lavoro nero, ma i Cinque Stelle, sensibili alle sirene leghiste, non ci stanno – La mediazione del Viminale, che punta a regolarizzare 300-400 mila irregolari – Bellanova non esclude le dimissioni dal Governo se il provevdimento non dovesse passare

Migranti, agricoltura: scontro Iv-M5S sulla regolarizzazione

Come trovare i lavoratori che mancano nelle campagne per la stagione dei raccolti e al tempo stesso bonificare in tempi di Covid-19 i ghetti dei migranti che pullulano in molte zone del Sud e soprattutto alle porte di Foggia, dove caporalato e mafie attingono a piene mani? È su questo terreno che si sta combattendo una battaglia furiosa nel Governo e nella maggioranza, che ha trovato eco anche in un ennesimo vertice ieri sera.

La combattiva ministra renziana dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, che non dimentica mai di essere stata una bracciante, insiste – come ha spiegato anche in una recente intervista a FIRSTonline – per regolarizzare i migranti e arriva a quantificarne fino a 600 mila, estendendo la sanatoria a colf, badanti e baby-sitter. Vorrebbe che le nuove norme entrassero nel decreto Aprile/Maggio che dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri a giorni. Ma i Cinque Stelle, per bocca del ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, non ne vogliono sapere e, temendo la concorrenza della Lega che minaccia tuoni e fulmini con Matteo Salvini, sostengono che “non è il momento per regolarizzare i migranti”. Intanto però, l’emergenza Covid-19 incalza e tutte le organizzazioni agricole, le quali insistono per dare una soluzione alla drammatica mancanza di braccia nelle campagne, che rischia di mettere in crisi non solo l’agricoltura ma la stessa industria alimentare.

A sostegno di Bellanova e di Italia Viva, che pone la regolarizzazione dei migranti nelle campagne come condizione per restare al Governo, è intervenuto ieri anche il Pd, con il ministro del Mezzogiorno Dario Provenzano, che ha esplicitamente dichiarato durante il vertice di maggioranza che “il Governo deve essere all’altezza dei problemi” e che, prima di tutto, c’è un problema di dignità del lavoro in gioco.

Tra le due parti prova a mediare il Viminale che, attraverso il ministro Luciana Lamorgese, si dice favorevole alla regolarizzazione dei migranti ma vorrebbe limitarla a 300-400 mila unità.

Alla fine, come per le altre questioni bollenti che non trovano ancora soluzione nel decreto Aprile/Maggio, è molto probabile che dovrà intervenire il premier Giuseppe Conte, che cercherà di non scontentare nessuno ma difficilmente vorrà rinunciare alla presenza nel Governo di Italia Viva, i cui voti al Senato sono decisivi. Non è escluso che si tenti una corsia veloce per regolarizzare gli irregolari in agricoltura già nel prossimo decreto e una soluzione più organica per far emergere il lavoro nero in un altro provvedimento.

Proprio per cercare di sbloccare l’iter del decreto, il Governo sta incontrando le parti sociali. Il primo colloquio si è svolto con Confindustria e Ance (erano però assenti sia il presidente degli industriali, Carlo Bonomi, che il Premier, Giuseppe Conte). Nel corso della videoconferenza con i ministri Gualtieri, Catalfo e Patuanelli, la dg di Confindustria, Marcella Panucci ha ribadito che le imprese italiane, per superare questa crisi, hanno bisogno di indennizzi e non di prestiti. Tra le richieste avanzate dall’associazione figurano poi la sospensione dei pagamenti fiscali fino a fine 2020 e l’allungamento dei termini previsti per la restituzione dei prestiti garantiti alle imprese (oggi sono sei anni). Confindustria ha infine rifiutato l’ipotesi di ridurre l’orario di lavoro dei dipendenti, a parità di salario. Nel corso della giornata il Governo incontrerà anche i rappresentanti dei settori agricoltura e food.

(Ultimo aggiornamento: ore 15.23 del 6 maggio)

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