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Mercato dell’arte, gli algoritmi per un nuovo collezionismo

Un dipinto su tela creato da un algoritmo “Portrait d’Edmond Belamy” è stato aggiudicato per 432 mila dollari da Christie’s. Non è da escludere che possa essere l’inizio di una nuova tendenza di collezionismo d’arte.

Mercato dell’arte, gli algoritmi per un nuovo collezionismo

Eppure è successo ci verrebbe da dire: l’arte può essere trasformata in “opera d’arte” con l’applicazione dell’intelligenza artificiale.

È da tempo che assistiamo un po’ increduli è un po’ curiosi ad esempi di arte reinterpretata con l’applicazione di algoritmi, o meglio opere d’arte senza l’intervento di un vero pittore. O meglio ancora, opere d’arte così tecnologicamente sofisticate che sembrano costruite ad hoc per un mercato di collezionisti di nuova generazione.

Ecco che in questi giorni assistiamo al battesimo della prima opera creata proprio da un algoritmo, un dipinto, se così lo vogliamo ancora chiamare, ma forse meglio dargli subito un nome preciso per identificarne la corrente “Obvious”, visto che è il nome dei tre giovani laureati under 30, un imprenditore, un ingegnere e un aspirante pittore, che si sono uniti per applicare un algoritmo per creare la tela “Portrait d’Edmond Belamy”, un titolo quasi più adatto all’impressionismo che ha una tela algoritmica;  eppure all’asta tenutasi da Christie’s è stata aggiudicata per ben 432 mila dollari e molto contesa da aspiranti collezionisti, in sala e al telefono.

L’opera, anche se non è la prima ad essere stata realizzata utilizzando algoritmi, è riuscita ad entrare in maniera predominante nel mercato dell’arte concorrendo direttamente con i grandi come Andy Warhol e Pablo Picasso.

Opera Arte algoritmi

Il dipinto posto dentro ad una cornice preziosamente dorata, può sembrare una sorta di una sfocata interpretazione di un ritratto del diciottesimo secolo di un signore un po’ goffo in giacca nera e colletto bianco sgualcito, un volto leggermente deformato che può farci ricordare anche qualcosa di più recente come le opere di Bacon e una firma in basso a destra che non poteva che essere una formula matematica. Per realizzare il ritratto il software ha intersecato e interpretato ben 15 mila ritratti antichi e da lì poi ha costruito l’immagine definitiva, il tutto in un vero duello tra algoritmi, un “generatore” che crea l’immagine è un “discriminatore” che deve pensare che la nuova immagine è un vero ritratto.

L’intelligenza artificiale possiamo dire che è riuscita nel suo intento e adesso è da chiedersi il futuro di questa tecnica, saprá entrare nel mercato dell’arte come opera d’autore o piuttosto come opera di autentica tecnologia?

Il mercato dell’arte è regolato da diversi fattori, tutti legati tra loro, dove l’opera concorre per essere accreditata dallo stesso mercato e una volta di fatto entrata e se soddisfa la domanda l’obiettivo è raggiunto. Perciò la regola potrebbe valere anche per le opere realizzate con l’intelligenza artificiale, basta che ci sia la domanda.

Una cosa però non va dimenticata, tutto ciò è frutto di sistemi tecnologici che prendono in esame migliaia di immagini di veri dipinti antichi per poi tradurli in qualcosa di diverso, ma senza le immagini di Caravaggio, Tiziano, Hayez, Rembrant, Munch, Warhol e tanti altri nessun algoritmo avrebbe saputo produrre un’opera? Al riguardo sono più che mai convinta che la materia di studio di “storia dell’arte” serva ancora molto e forse più di prima, perché non si tratta solo di conoscenza, ma un indispensabile strumento per creare modelli di economia nuovi e più competitivi.

E con questo ritratto volutamente non finito da sembrare molto più riconoscibile, non escludo che possa nascere un vero e proprio collezionismo, anzi, perché oggi l’arte è soprattutto moda, tendenza, contemporaneità e sfrenato desiderio di collezionare l’impossibile.

Insomma, stiamo assistendo all’ingresso sul mercato di un modello di arte artificiale ma pur sempre creata dall’uomo, almeno per ora.

 

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