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Medici, specializzandi contro l’Irpef sulle borse di studio: primo sì della Camera

Per due giorni i giovani medici di tutta Italia incrociano le braccia per protestare contro l’emendamento al Ddl fiscale che prevede di imporre l’Irpef anche sulle borse di studio – La Camera cancella la norma – Il Presidente del Sigm a FIRSTonline: “Critichiamo il principio che la formazione nell’ambito della ricerca possa essere sottoposta a tassazione”.

Medici, specializzandi contro l’Irpef sulle borse di studio: primo sì della Camera

I medici in erba di tutta Italia sono infuriati con il governo Monti. Nel mirino dei giovani camici bianchi c’è un emendamento al disegno di legge sulla Semplificazione fiscale, già approvato al Senato, che impone il pagamento dell’Irpef anche a chi percepisce borse di studio. Oggi la commissione Finanze della Camera ha cancellato la norma, ma non è ancora detta l’ultima parola. In particolare, la nuova tassa potrebbe colpire le somme superiori agli 11.500 euro l’anno. Da questo particolare si capisce per quale ragione dovrebbero essere proprio i medici la categoria più svantaggiata dal provvedimento, che pure è esteso ai dottorandi di tutte le facoltà universitarie.  

“Purtroppo non ci è permesso indire un vero e proprio sciopero – ha detto a FIRSTonline Walter Mazzucco, presidente del Sigm (Segretariato italiano giovani medici) – ma oggi e domani ci asterremo dalle attività assistenziali e formative in segno di protesta. Domani ci sarà anche un sit-in di fronte a Montecitorio. E saremo in tanti: tra le 4 e le 500 persone arriveranno sia da Firenze che da Napoli. In tutto, dovremmo arrivare a circa duemila manifestanti”. 

La contestazione è radicale: “Noi critichiamo il principio stesso che la formazione nell’ambito della ricerca possa essere sottoposta a tassazione semplicemente per battere cassa – ha continuato Mazzucco -. Anche se siamo in un periodo di crisi, bisognerebbe investire di più nei giovani”.  

Dopo la laurea e la specializzazione in Igiene a Palermo, Mazzucco ha proseguito la sua formazione negli Stati Uniti, per poi ottenere un master e un dottorato all’Università Cattolica di Roma. Oggi guadagna 1.100 euro netti al mese. Insieme ai suoi colleghi, domani sarà davanti al Parlamento perché “quell’emendamento sia quantomeno rivisto, se non del tutto cancellato. Con l’introduzione della tassa verremmo parificati ai lavoratori dipendenti, ma dobbiamo deciderci: o ci formiamo, o lavoriamo”.

Di quanti soldi stiamo parlando? Mazzucco spiega che “i medici con un contratto di formazione specialistica, equiparati finora ai borsisti e quindi esentati dall’Irpef, hanno una retribuzione lorda di circa 1700 euro al mese, a cui però si devono sottrarre non solo i contributi da versare all’Enpam (l’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici, ndr), ma anche le tasse da pagare all’Ordine dei medici e all’Università. La cifra netta varia molto. Al Gemelli, da cui provengo io, erano 1.500 euro”. Anche l’eventuale Irpef “varierebbe da regione a regione, ma dovrebbe oscillare intorno ai 100 euro. Un costo importante per chi magari ha anche dei figli da mantenere”. Inoltre, lo Stato “non potrebbe comunque ricavare grosse cifre da questo prelievo. Quindi a che pro?”.

La protesta di questi giorni è anche occasione per far riemergere una rabbia non nuova. “Ho fatto il giro delle università romane – ha proseguito il presidente del Sigm – e siamo tutti d’accordo su una cosa: è inaccettabile che si ricorra a una nuova tassazione e non si possa porre in discussione i diritti delle generazioni che ci hanno preceduto. Alcuni nostri colleghi percepiscono anche 8 o 10 mila euro al mese di pensione solo perché vivevano in un contesto diverso dal nostro”.

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