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Matteo Zuppi, la missione impossibile del Cardinale è una speranza di dialogo per la pace di domani

“Sono qui per ascoltare, non sono un mediatore e non ho piani di pace” ha detto il Cardinal Zuppi a Zelensky. Difficile pensare alla pace nelle ore della terribile distruzione della diga di Nova Kakhovka ma Zuppi è un buon seminatore: per il domani

Matteo Zuppi, la missione impossibile del Cardinale è una speranza di dialogo per la pace di domani

Matteo Zuppi, Cardinale colto, intelligente e affabile, indiscutibilmente il miglior rappresentante della Chiesa cattolica italiana, non ha la bacchetta magica. E nessuno si aspettava che il suo incontro con il Presidente ucraino Zelensky potesse sortire miracoli. “Sono qui per ascoltare, non sono un mediatore” ha detto con realismo a Kiev nel corso dei due giorni trascorsi nella capitale ucraina proprio nelle ore della tragedia della diga Nova Kakhovka, la cui distruzione può avere conseguenze devastanti paragonabili a quelle del nostro Vajont negli anni ’60. La pace non si inventa e quella del Cardinal Zuppi è, al momento, una mission impossibile. Per ora parlano le armi e Zuppi può solo ascoltare, capire e sperare che, attraverso Kirill, il metropolita della Chiesa ortodossa russa, si apra qualche spiraglio a Mosca. Ma mai dire mai. E se domani, dopo la resa dei conti sui campi di battaglia, si aprirà qualche speranza di tregua tra Russia e Ucraina o almeno di dialogo, sentiremo ancora parlare di Zuppi che non può fare miracoli ma ci dà una speranza per la pace del futuro.

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