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Luxottica al bivio, che cosa c’è dietro le dimissioni dal cda del guru della consulenza Abravanel?

Le dimissioni dal cda di Luxottica dell’ex numero uno di McKinsey Italia Roger Abravanel vanno ad aggiungersi a quelle di Guerra e Cavatorta e svelano che Del Vecchio è al bivio tra gli interessi della famiglia e quelli dell’azienda – La prova del nove della governance sarà: un ceo unico scelto dal comitato nomine e non da Del Vecchio e un nuovo presidente.

Luxottica al bivio, che cosa c’è dietro le dimissioni dal cda del guru della consulenza Abravanel?

Dire che gli ultimi mesi di Luxottica, gioiello del made in Italy, sono stati turbinosi è dire poco. Oggi il gruppo di Agordo è a un tornante decisivo della sua storia e le turbolenze di Borsa che negli ultimissimi giorni hanno fortemente penalizzato il titolo mandando virtualmente in fumo fior di miliardi degli azionisti parlano chiaro. Ma a questo punto vinceranno gli interessi dell’azienda o quelli della famiglia del maggior azionista, cioè del fondatore di Luxottica, Leonardo Del Vecchio? Lo capiremo presto.

Proviamo però a ricapitolare i fatti. Due mesi fa in Luxottica è stata decisa l’improvvisa uscita dell’ad degli ultimi dieci anni, Andrea Guerra, e la sua non sostituzione. il presidente Leonardo Del Vecchio voleva rimpiazzarlo con due Co-AD: uno era Cavatorta per finanza e operations e l’altro un commerciale da selezionare da fuori. Tra i consiglieri indipendenti, a partire da Roger Abravanel (ex numero uno di McKinsey Italia), affiorarono subito le perplessità, nella convinzione che le aziende debbano avere un solo capo e che alla fine Del Vecchio sarebbe invece ridiventato il capo del gruppo a 80 anni in una azienda molto diversa da quella che aveva affidato ad Andrea Guerra 10 anni fa e senza che lo stesso Del Vecchio abbia le skills di leadership di un gruppo di queste dimensioni.

Ma dopo due mesi arrivano anche le dimissioni devastanti del nuovo AD Cavatorta e senza che sia ancora in campo l’AD commerciale, perchè il candidato selezionato ha rinunciato spaventato dalla confusione organizzativa. Preso atto delle dimissioni di Cavatorta senza un dibattito approfondito sulle sue cause, il presidente ha proposto di continuare con il principio di governance del dopo Guerra: ridiventa AD lo stesso Del Vecchio nell’attesa di nominare due AD, di cui uno sarebbe Vian (attuale direttore fabbriche) e un altro da selezionare dall’esterno per il commerciale.

E’ stato a questo punto, secondo attendibili indiscrezioni purtroppo non confermate dall’intererssato che rifiuta interviste e dichiarazioni, che nel board è insorto Abravanel disapprovando il fatto che in Luxottica si continuasse come negli ultimi due mesi, durante i quali è apparso in forma sempre più invadente il ruolo del signor Milleri, inizialmente come “assistente” ma de facto come “AD ombra”, attivamente coinvolto nella selezione dello AD commerciale e nella guida dell’azienda, spesso esautorando lo stesso Cavatorta, che alla fine ha dato le dimissioni proprio per questa ragione.

Se anche si troverà un AD commerciale – ha argomentato Abravanel -, questi sarà stato selezionato da Milleri che non conosce la Luxottica e non ha la esperienza perchè e un piccolo imprenditore SAP. Inoltre, l’altro coAD Vian avrebbe solo la esperienza di fabbrica e non la credibilità e l’esperienza di parlare con i mercati internazionali che ha Cavatorta.

Al contrario, l’ex capo di McKinsey ha suggerito che una azienda come Luxottica debba avere un solo CEO di global standing con capacità di leadership sulle persone e interazione con i mercati del livello di Guerra anche se forse con caratteristiche diverse e che questo ruolo non può essere svolto da Leonardo Del Vecchio con Milleri come è avvenuto in questi mesi. Per questo Abravanel ha proposto di nominare un comitato del board per selezionare il nuovo CEO al piu presto e assistere il presidente durante la transizione. A quanto si sa, Del Vecchio ha però ribadito di volere due AD perche scottato dalla esperienza Guerra che de facto era diventato anche il Presidente oltre che l’AD, di Luxottica, in quanto in realtà a Del Vecchio non piace fare il Presidente. E’ stato allora proposto che in Luxottica bisognerebbe anche pensare a come rafforzare il board, e a pianificare la successione dello stesso Del Vecchio in modo che l’azienda possa finalmente avere la governance che si merita – e cioè un AD leader globale di global standing e un Presidente attivo che vigila, lo aiuta e controlla oltre a un CDA veramente indipendente dal management che assiste il presidente stesso.

Dopo un dibattito molto teso e durato a lungo nel quale è apparso chiaro che Del Vecchio è orientato su una altra strada, quella della governance tipica di molte aziende famigliari italiane con l’imprenditore coinvolto nella gestione e un CDA che si focalizza unicamente sulla compliance e sulla forma, Abravanel ha dato le dimissioni e augurato buona fortuna a Luxottica. Ma il suo segnale non potrà essere tanto facilmente archiviato ed è una cartina di tornasole non solo per Luxottica ma per molti gioielli del capitalismo familiare italiano: separare i destini della famiglia da quelli dell’azienda lo diceva anche Del Vecchio ma farlo per davvero è un’altra storia.

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