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Lusignani (Prometeia): oltre 1400 imprese pronte per i minibond

Secondo la valutazione di Prometeia, che ha analizzato un campione di 66mila piccole e medie imprese, ci sono 1423 imprese in Italia che hanno i requisiti per emettere minibond, di cui 215 solo in Emilia-Romagna (delle quali però in 45 dispongono di un eccesso di liquidità) – A Bologna intanto primo incontro fra imprese e investitori per opportunità a “km0”.

Lusignani (Prometeia): oltre 1400 imprese pronte per i minibond

Ci sono 1423 imprese in Italia che hanno i requisiti per emettere minibond, 215 solo in Emilia-Romagna, di cui 45 dispongono però di un eccesso di liquidità. E’ la valutazione di Prometeia, che ha analizzato un campione di 66mila piccole e medie imprese, radiografandone caratteristiche e bilanci. Se ne è parlato oggi a Bologna in occasione di un incontro fra imprese e investitori, dedicato alle nuove opportunità di investimento a “Kilometro zero”, primo di una serie di appuntamenti che toccheranno varie città italiane, organizzati dal centro di ricerca, con Borsa Italiana e Confindustria.

“E’ inutile fornire numeri illusori – dice il vice presidente di Prometeia Giuseppe Lusignani – noi abbiamo selezionato solo le imprese che rispondono a requisiti molto stringenti. Non sono molte, ma nemmeno poche, tenendo conto del fatto che tante altre aziende, nell’occasione, potrebbero avviare un serio percorso per diventare credibili. La proposta è nuova e bisogna partire col piede giusto”. 

Secondo Prometeia per avere le carte in regola le imprese devono vantare un fatturato compreso fra i 10 milioni e i 200 milioni di euro, registrare tassi di sviluppo del 5% l’anno (2009-2011) o comunque un incremento del 5% superiore alla media del settore; un Ebitda superiore al 7% e un rapporto debito/Ebitda inferiore a 5; una capitalizzazione del 35% e non disporre di liquidità in eccesso. Insomma numeri che non sono alla portata di tutte le piccole e medie aziende italiane, se si pensa che solo l’Emilia-Romagna conta 470 mila imprese le quali rappresentano circa il 10% del sistema nazionale. I minibond sono per molti, ma non per tutti, perché bisogna convincere gli investitori istituzionali che il gioco vale la candela. 

“La strada non è facile – conferma Matteo Laterza CIO di Unipol Assicurazioni – se si pensa che i titoli di stato hanno rendimenti altamente competitivi”. Lo strumento messo in campo funziona se è affidabile e rende e in questa logica devono mettersi quegli imprenditori che vogliono accedervi, per sviluppare la loro azienda. 

“Una piccola ripresa si intravede – osserva Lusignani – per coglierla però ci vogliono investimenti in efficienza e innovazione pari al 5% dei volumi, una quota che ci porta complessivamente a circa 50 miliardi l’anno. Se poi vogliamo tenere il passo con quanto fanno i tedeschi dobbiamo aggiungere un punto e arrivare a 60 miliardi l’anno”. Come si reperiscono le risorse? In vista della ripresa le banche potrebbero allentare un po’ i cordoni, ma non c’è da farci molto conto, perché dall’avvento dell’euro al 2007 le banche italiane hanno destinato agli impieghi più di quanto hanno raccolto, fino al 130% e oggi, gravate da pesanti sofferenze, sono esposte verso la Bce in modo importante e non sono in grado di restituire quanto ricevuto. 

Morale? Ci sono i nuovi strumenti finanziari e per sfruttarli bisogna modernizzare l’approccio all’impresa. “La crisi – suggerisce il vice presidente di Prometeia – deve indurre tutti a cambiare i comportamenti”.  Borsa Italiana ha sviluppato vari progetti per le Pmi, da Elite, ad Aim Italia. L’Emilia-Romagna d’altro canto, abituata a fare sistema, ha un’idea in più: “pensiamo – dice il presidente di Confindustria regionale – a bond di territorio o di filiera, dove possano svolgere un ruolo importante anche le istituzioni locali, quelle finanziarie, come le fondazioni bancarie, gli investitori istituzionali, gli intermediari e il sistema delle imprese, ma anche i soggetti pubblici come la Regione”.

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