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Lotta alla criminalità organizzata e buona amministrazione per ripartire

Per la ripartenza dopo lo shock del Coronavirus la lotta alla criminalità organizzata e la qualità dell’azione amministrativa saranno determinanti, come è emerso da una tavola rotonda organizzata da remoto all’Università Tor Vergata di Roma.

Lotta alla criminalità organizzata e buona amministrazione per ripartire

In un’Italia alle prese con i tentativi di ripresa economica dopo la gravissima emergenza sanitaria del Covid-19, che ne ha drasticamente ridimensionato il PIL e accentuato i già esistenti malesseri sociali, emerge in modo sempre più chiaro che il contrasto alla criminalità organizzata e la qualità dell’azione amministrativa sono i due punti obbligati da cui ripartire. Da un lato, infatti, le esperienze post catastrofali già vissute dal Paese con gli accertati accaparramenti di flussi pubblici da parte dei clan malavitosi, dall’altro un’azione amministrativa che stenta tuttora a togliersi di dosso i gravami di una burocrazia ottusa, sembrano confermare in modo fattuale gli allarmi e le preoccupazioni di quanti individuano in loro i due principali aspetti da monitorare e migliorare. 

In questa prospettiva sarà, allora, bene tenere a mente alcuni degli spunti più interessanti su questi aspetti, emersi nel corso di una recente Tavola Rotonda “da remoto” e organizzata presso l’Università di Tor Vergata in un periodo di sospensione della normale attività didattica e convegnistica, ma resa possibile grazie alla supervisione tecnico-organizzativa di Daniela Condò, Programme Assistant del Master Anticorruzione. Un’iniziativa, quella del Master giunto alla sua quarta edizione, che ha avuto in Gustavo Piga, Ordinario di Politica economica di quell’ateneo, il suo principale ispiratore, forte anche degli esiti  delle analisi da lui svolte dell’esperienza britannica in campo amministrativo negli anni finali del secolo scorso e della sua possibilità di replicarla in Italia; un’autentica rivoluzione sviluppata all’insegna della professionalità e del suo adeguato riconoscimento.

Cominciando, dunque, dal tema del contrasto alla criminalità organizzata e alla sua potenza di fuoco economica, spicca per autorevolezza il grido d’allarme, lanciato anche in quell’occasione, da Federico Cafiero de Raho, Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, sulla pervasività silenziosa ma efficace della criminalità organizzata nel tessuto economico nazionale. Con la conseguenza di “infettare, sia il mercato, alterandone i meccanismi concorrenziali, sia i gangli delle stesse Istituzioni”. Lo Stato e le sue Istituzioni – questo sempre il pensiero di De Raho – devono, inoltre, perseguire, con determinazione e con uno spirito libero da ingessature burocratiche, l’obiettivo di “favorire realmente la restituzione dei beni sottratti alle organizzazioni criminali al circuito dell’economia legale, monitorando continuativamente questo delicato processo di trasferimento” per evitare che cadano nuovamente sotto il controllo malavitoso.  

Quanto al tema della corruzione esso chiama immediatamente in causa l’Autorità Nazionale Anticorruzione – ANAC e di riflesso gli aspetti morfologici dell’azione amministrativa del nostro Paese. In proposito Ida Nicotra, Consigliere ANAC e Ordinario di Diritto Costituzionale, sottolineato il ruolo attivo e propositivo svolto in questi anni da quell’Istituzione, anche sul piano della formazione culturale, nell’ambito della Pubblica Amministrazione, non ha avuto dubbi nel riconoscere che “il sistema ha bisogno di alcuni ripensamenti per evitare un approccio solo burocratico e dare certezze ai pubblici funzionari che soffrono un quadro normativo alluvionale e in perenne evoluzione …”. E ha aggiunto che in questo contesto purtroppo “ prendono il sopravvento la paura di decidere e l’abbandono dello spazio di discrezionalità che la Costituzione riserva all’azione amministrativa … “.  

Parole che portano ad affrontare senza indugi il tema dell’importanza della qualità dell’azione amministrativa, quale snodo cruciale per la ripartenza del Paese. A sostenerlo è Aristide Police, Direttore del Master Anticorruzione e Ordinario di Diritto Amministrativo, che vigorosamente ha respinto la scelta della scorciatoia delle procedure in deroga per l’azione amministrativa, nonostante alcuni recenti pareri favorevoli di esponenti politici e di altri centri di interesse economico. Oltre a un’indiscutibile opera di semplificazione normativa, per lui la via da perseguire è, invece, quella di restituire all’azione amministrativa il ruolo cardine, disegnato in ambito costituzionale, sul piano dell’aggregazione sociale e dello sviluppo economico. Saranno, pertanto, essenziali in questo contesto la formazione e l’innalzamento del livello di competenze e di cultura amministrativa complessiva di quanti sono direttamente coinvolti nelle procedure.  

Per il successo di questa operazione di ridisegno e rilancio dell’attività amministrativa in Italia e di contrasto alla criminalità organizzata vi sono, però, due altri interlocutori fondamentali, dei quali non si può non tenere conto: le forze dell’ordine e le imprese. Quanto alle prime il riferimento d’obbligo va alla Guardia di Finanza, impegnata in prima linea nel far sì che il flusso annuale di spesa pubblica pari al 50% del Pil, con 140 miliardi di euro riconducibili ad appalti di lavori, servizi e forniture e 116 miliardi a spese sanitarie, avvenga in modo legale, trovando una destinazione trasparente e corretta. Giuseppe Vicanolo, Generale Comandante Interregionale Nordovest della Guardia di Finanza, ha ricordato in proposito l’impegno probante rappresentato dall’annuale sviluppo di 10 piani operativi d’intervento per la lotta alle frodi, alla corruzione e agli sprechi di denaro pubblico.

A parte i rilevanti risultati ottenuti in quell’importante area del Paese (in un quadriennio 3mila indagini delegate da Procure e dalla Corte dei Conti, accertamenti di frodi ed irregolarità per oltre 3 miliardi, sequestri di 440 milioni di profitti illeciti) per Vicanolo contano ancor di più, analizzate le caratteristiche delle indagini sottostanti, le lezioni che se ne possono trarre, quali esperienze utili e immediatamente applicabili contro il prevedibile aumento delle minacce e dei pericoli di illegalità: dall’importanza dell’utilizzo delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, incluse quelle svolte con i trojan horses, ai controlli effettuati direttamente sul posto; dallo sviluppo di forme di cooperazione internazionale, alla modifica della natura delle tangenti ai Pubblici Ufficiali, non più in denaro ma sotto forma di varie utilità. 

Passando al versante delle imprese, l’interrogativo di base è se realmente si possa fare impresa in modo legale, non sacrificando, comunque, gli obiettivi concreti della competitività e della  profittabilità. Che non si tratti solo di un’attraente utopia lo ha affermato convintamente Nicola Allocca, Direttore Governance della Acciai Speciali Terni, un’impresa che ha vissuto sulla propria pelle un cambio di indirizzo radicale nelle proprie modalità di governance e di fissazione degli obiettivi aziendali. Pur continuando ad operare in una logica di business e di profitto, questa impresa, infatti, secondo Allocca, si ispira, ormai da tempo, a una “disobbedienza visionaria consistente nel non accontentarsi a gestire il rischio della corruzione, ma a puntare alla sua eliminazione”. Il tutto si traduce in un impegno concreto e continuo di monitoraggio di dati e di comportamenti che coinvolge ciascuna componente aziendale, seguendo “un modello di conduzione e di operatività aziendali che incessantemente si alimenta e si rinnova, mantenendo, comunque, fermi i principi dell’integrità, della trasparenza e della social responsibilty”. 

L’auspicio, che si può trarre da queste affermazioni, è che non rimanga un esempio isolato, ma che il mondo delle imprese e quello della pubblica amministrazione riescano, nonostante le obiettive difficoltà, ad aderire non occasionalmente al percorso ben delineato da Emiliano Di Carlo, Vice Direttore Esecutivo del Master e Ordinario di Economia Aziendale: “orientare l’azienda di qualsiasi tipo a perseguire il bene comune, che significa soddisfacimento dei bisogni in un contesto di efficienza”. Ciò sul piano concreto si traduce “nell’operare con competenza e onestà, attingendo ad alcune virtù”, quali “la combattività per mitigare il gap tra ciò che si dovrebbe fare e ciò che l’azienda fa, la saggezza, l’abilità, etc.” Una ricetta ardua da applicare; una sfida improba, ma sicuramente appassionante, per chi vuole contribuire in modo legale a puntare concretamente all’obiettivo ambizioso di un secondo miracolo economico. Buona fortuna Italia! 

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