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Le pietre parlanti di Firenze da Dante a Dostoevskij: la storia è passata da lì

Come le placche blu di Londra, così le mille pietre parlanti di Firenze sono la testimonianza della storia che è scorsa lungo le acque dell’Arno: il fotografo fiorentino Paolo Biagioni ha fotografato, archiviato e catalogato gran parte delle epigrafi che si trovano sui muri del capoluogo toscano e che ora sono raccolte in un suo libro online edito da goWare

Le pietre parlanti di Firenze da Dante a Dostoevskij: la storia è passata da lì

Storie e microstorie raccontate sui muri

Un altro luogo, come Londra delle cui placche cobalto ci siamo occupati in un precedente post, dove è veramente passata la piena della storia è Firenze. Sui suoi muri compaiono un migliaio di testimonianze della storia che è scorsa lungo le acque dell’Arno; della Storia con la “S” maiuscola e della storia storia con “s” minuscola; cioè di quelle microstorie che danno conto più di ogni altra cosa del particolare carattere di questa città e dei suoi abitanti. Se la storia della Londra moderna inizia dopo il grande incendio del settembre 1666, la storia di Firenze, come epicentro della modernità, ha radici molto più lontane e pertanto le sue manifestazioni sono molto più differenziate, variegate e disomogenee. Ma forse proprio qui sta un valore importante, perché è la storia che parla direttamente, senza mediazioni istituzionali.

Per valorizzare e accrescere questo patrimonio, Firenze non ha varato un progetto organico come quello attuato a Londra dall’English Heritage per le placche. A Firenze tutto è stato molto più spontaneo, stratificato e anche, diciamolo, trascurato. Non esiste un repertorio delle epigrafe, non sono digitalizzate e non vengono neppure restaurate se non per iniziative sporadiche di singoli. Ma per fortuna ci sono i fiorentini!

Il fiorentino Paolo Biagioni

Finalmente è stato pubblicato un primo e parziale repertorio delle epigrafi apposte sui muri di Firenze: Le pietre parlanti di Firenze. Da Dante a Mozart a Dostoevskij un percorso nella culla del Rinascimento attraverso le sue epigrafi di Paolo Biagioni, goWare2016 (9,99 euro; disponibile su tutte le librerie online).

Si tratta di una selezione di 450 epigrafi (poco meno della metà) selezionate sulla base di criteri di rappresentatività e anche di leggibilità. Per esempio non sono state incluse tutte le epigrafi in latino e quelle ormai rese illeggibili dall’usura del tempo. Come dicevamo, il lavoro di raccolta e catalogazione di questi materiali non si deve a una istituzione cittadina designata a questo scopo, ma alla abnegazione e alla passione di Paolo Biagioni che son il suo motorino ha percorso in lungo e largo la città fotografando questi materiali.

Il Biagioni è un fiorentino doc. Nato nel quartiere di Santa Croce ha lavorato come fotografo di moda e oggi è tra gli animatori della Compagnia stabile del Teatro di Cestello. Il Biagioni ha anche l’hobby della ricerca storica e, una sera come tante altre, tornando a casa ha alzato lo sguardo dal selciato notando un’iscrizione lapidea che non riusciva a interpretare, lui fiorentino docg. Possibile? Da quel momento si è si è prefissato l’obiettivo di immortalare con la sua fotocamera tutte le iscrizioni lapidee del capoluogo toscano, compito piuttosto improbo dal momento che tra lastre, steli, cippi e monumenti, Firenze e dintorni custodiscono oltre 1000 messaggi lasciati ai posteri: per segnalare il luogo di nascita, morte o soggiorno di un artista, le mura che hanno testimoniato il verificarsi di un evento storico rilevante, il decreto di un’autorità cittadina al tempo in cui non esistevano Gazzette Ufficiali, o semplicemente per salutare il viandante con un verso poetico o una citazione di qualche fiorentino illustre.

Scrive Paolo Biagioni nel presentare il suo lavoro:

Scorrendo questa mia raccolta, sicuramente incompleta, e leggendo queste epigrafi si nota, innanzi tutto, l’internazionalità dei personaggi a cui si riferiscono e si intuisce, dunque, quanto la città di Firenze sia stata un riferimento nei secoli sia per l’Europa che per il mondo intero.”

E le epigrafi sono proprio la testimonianza indelebile della internazionalità di Firenze.

Il libro

Come dicevamo, di questo enorme memoriale diffuso era necessario fare una selezione, per offrire al lettore degli itinerari praticabili e significativi. L’archivio, così filtrato (quasi 450 immagini), è stato quindi organizzato in 9 percorsi tematici (Luogo storico, Umanista, Uomini d’arte e scienza, Luogo artistico, Divina Commedia, I signori Otto, Personaggi storici, Storia e Grand Tour), individuabili come altrettante linee di un ipotetico mezzo di trasporto pubblico, dove ogni fermata corrisponde a una lapide da visitare, rileggere e approfondire in loco.

L’interattività del libro elettronico consente, inoltre, al lettore diversi vantaggi rispetto a una guida turistica cartacea: le lapidi, infatti, sono presentate per prossimità (si è partiti dal centro storico, muovendosi a spirale verso la periferia). Sono tutte geolocalizate e danno accesso a informazioni supplementari sul loro contenito.

Sfogliandole in sequenza si potrà quindi passeggiare per la città, attraversando tutti e nove i tragitti.

Se invece si preferisce seguire un leit-motiv, il libro può “saltare” alla fermata successiva (o precedente) del percorso scelto.

I percorsi

Luogo storico. Il percorso indicizza le lapidi che segnalano il luogo che ha visto il verificarsi di un evento storico particolarmente significativo (dalla morte sul rogo di fra’ Girolamo Savonarola alla proclamazione dell’Unità d’Italia).

Umanista. Un itinerario per scoprire i luoghi dove sono nati (o hanno vissuto) i protagonisti dell’Italia rinascimentale (di cui Firenze fu il centro indiscusso), da Donatello a Leonardo da Vinci, da Ariosto a Galileo.

Uomini d’arte e scienza. Oltre il periodo aureo del XV-XVI secolo, Firenze ha continuato a essere fucina di artisti e luminari nonché polo culturale attrattivo per gli intellettuali di tutto il mondo. Questo percorso rivisita i luoghi dove vissero e operarono l’inventore della radiocomunicazione Guglielmo Marconi, quello (misconosciuto) del telefono Antonio Meucci, dove visse il giovane Giosuè Carducci e dove Fëdor Dostoevskij scrisse L’idiota.

Divina Commedia. Sulle facciate dei palazzi fiorentini sono collocate 34 lapidi (qui se ne presenta una significativa selezione) recanti citazioni dantesche (9 dall’Inferno, 5 dal Purgatorio, 20 dal Paradiso) che passano in rassegna i principali eventi della città e i suoi illustri cittadini.

I signori Otto. Istituito nel 1353 per reprimere e punire gli episodi criminali che avvenivano in città, l’organo degli Otto di Guardia e di Balia divenne col tempo la più importante magistratura giudiziaria di Firenze. Con il declino delle istituzioni comunali e la rapida ascesa delle signorie, gli Otto di Guardia e di Balia furono una delle istituzioni della Repubblica che maggiormente si opposero al crescente assolutismo dei Medici che, tuttavia, ne ridussero gradualmente la giurisdizione. Furono sciolti definitivamente nel 1777. Le lapidi che qui presentiamo, recanti varie delibere inerenti l’ordine pubblico, risalgono per lo più ai secoli XVII-XVIII e sono situate, principalmente, nei pressi di luoghi di culto, per preservarne la quiete e il decoro.

Personaggi storici. Una rapida rassegna degli italiani illustri che hanno avuto i natali (o semplicemente hanno risieduto) sulle sponde dell’Arno.

Storia. Piccole testimonianze di una storia minore (senza “S” maiuscola), eventi che magari non vengono inclusi nei manuali scolastici, ma che hanno contribuito a cambiare e definire la “personalità” della città.

Grand Tour. A partire dal XVII secolo la ricca gioventù aristocratica europea (e in seguito anche quella americana) cominciò a intraprendere lunghi viaggi di formazione, con destinazione prevalente l’Italia. La “culla del Rinascimento” era, ovviamente, una tappa obbligata. Le lapidi di questo percorso attestano la presenza in città di numerosi intellettuali (molti, ovviamente, i poeti), da Shelley a Milton, dai coniugi Browning a George Eliot.

Ci potremmo sicuramente fermare qui, ma perché privare il lettore, che desideri approfondire ulteriormente questo tema, della introduzione del professor Dario Ragazzini, storico dell’educazione, al lavoro di Paolo Biagioni. Buon proseguimento!

Si gira per la città e si ricevono, dai luoghi e dai percorsi, impressioni e sensazioni. Palazzi e vie e piazze e fontane si accavallano negli occhi e nelle percezioni. Eppure, non abbiamo quasi mai consapevolezza di quanto il nostro sguardo sia selettivo e contemporaneamente immaginativo. Vediamo una piazza, guardiamo un monumento e non vediamo il divieto di sosta che campeggia in primo piano (ce ne accorgiamo subito dopo, nella foto appena scattata!).

Bene, questa particolare guida alle epigrafi di Firenze rende viva la città in maniera diversa; è un vero strumento che ci fa riattivare la mente e la vista. Dalle strade e dalle facciate dei palazzi, la storia si affaccia su di noi. Ma anche la storia della storia.

L’epigrafe di molti decenni fa, posta su un palazzo restaurato di diversi secoli precedente, ci informa che lì Cellini ha fuso la sua statua del Perseo (via della Pergola 56).

Quella di alcuni decenni fa, posta su un palazzo storico di molti secoli più vecchio, ci informa che cento anni prima lì dava i suoi spettacoli l’inventore della maschera fiorentina di Stenterello (Borgo Ognissanti 42).

Quella del Cinquecento, su un palazzo di tanti anni precedente, dice ancora che sono vietati i giochi “strepitosi”, cioè che fanno strepito, ossia rumore (piazza Strozzi). Dunque in questa piazza si giocava, dunque vigilava l’autorità dell’epoca (il cosiddetto comitato degli Otto di Guardia e di Balia, di cui, per capirci, fu anche segretario Niccolò Machiavelli).

Quelle — per così dire — dantesche, che riportano versi della Divina Commedia riferentisi proprio al luogo in cui la lapide è affissa (in molte parti della città): ciò significa che il riferimento richiamato può essere antecedente al palazzo su cui il ricordo è affisso.

Dentro la filiera della storia del luogo

Dunque, vediamo l’iscrizione e ci rapportiamo a quel che ci ricorda, ma anche guardiamo e leggiamo ponendoci in una filiera cronologica: il palazzo che supporta la targa, il fatto o il personaggio ricordato, la data di chi ha posto l’iscrizione. Insomma, queste iscrizioni trasformano la superficie della storia che ci guarda in un rendering tridimensionale, in una prospezione di approfondimenti diversi nel tempo: il palazzo, l’evento (abitanti, accadimenti), le istituzioni e le associazioni affiggenti, le istruzioni (si può fare, non si può fare, come si può fare, oppure come e cosa ricordare), ovvero il supporto (la sua storia, la scelta di metterci l’epigrafe) cosa è richiamato dalla lapide, chi l’ha messa, quando.

E anche perché. Infine, a pensarci bene, abbiamo anche la riproduzione in digitale della lapide — localizzata col GPS — e… noi che consultiamo l’ebook (è una continuazione della lapide anche questo). E l’iscrizione, pensata e apposta per chi passasse proprio lì spostandosi a piedi, trova nuova vita nella riproduzione e informazione digitale per quanti non passano da lì, ma vi vanno appositamente, utilizzando tablet o smartphone, giungendovi usando anche mezzi di trasporto all’epoca impensabili. Per non dire della possibilità di utilizzazione senza essere fisicamente sul posto.

La forma delle epigrafi

Abbiamo epigrafi che hanno forma prescrittiva (si può fare, non si può fare) poste dalle autorità dell’epoca, ed epigrafi che hanno funzione di ricordo: quali personaggi? Da quali enti? Perché? Come descritti e richiamati? In forma aulica, in forma retorica, in forma storica, documentaria, ossequiosa, pedagogica e istruttiva per il passante. Epigrafi di comunicazione ed epigrafi di commemorazione.

Epigrafi di pietra, di marmo, ma anche di piombo e metallo (anche se tecnicamente dovrebbero chiamarsi diversamente). Scolpite o recanti scritte con lettere di metallo aggiunte. Semplici e decorate. Grandi e piccole…

Epigrafi che raccontano la città (il titolo dell’ebook Le pietre parlanti è indovinato): com’era e com’è rappresentata per gli abitanti e i turisti nei secoli.

Questa guida alle pietre che parlano è — a modo suo — una guida di Firenze! È uno strumento e un aiuto a trovare, a guardare, a emozionarsi e a divertirsi. Suggerisco: non troppa preoccupazione culturale, non troppa preoccupazione storica, solo individuazione e informazione. Nelle nostre teste il resto verrà da sé.

Le vie come pagine scritte

Calvino, ne Le città invisibili, ha scritto del rapporto tra la città, i segni e i visitatori: città nella quale “lo sguardo percorre le vie come pagine scritte”, città che “ti fa ripetere il suo discorso, e mentre credi di visitar[la] non fai che registrare i nomi con cui essa definisce se stessa e tutte le sue parti” e ti interroghi su cosa essa contenga o nasconda. E fuori e sopra la città, le nuvole, per caso e per il vento, hanno forme mutevoli sulle quali sei subito intento a riconoscere figure e segni… Come a dire del gioco di decifrare e insieme seguire la pista indicata dai segni, ma anche la necessità e la libertà di liberarsene da parte dell’uomo che anche in questo resta un immaginatore di… segnali e segni.

Le epigrafi sono la spia di una parte della storia (solo alcuni eventi e alcuni personaggi sono ricordati) nel brulichio di tutti gli altri, maggiori e minori, grandi e umili. Le insegne di cui parla questo ebook sono resti della storia che ci parla, se noi parliamo alla storia, anche soltanto divertendoci a fare una “caccia al tesoro” per Firenze con questo strumento ora a nostra disposizione.

Ah, quasi dimenticavo: naso all’insù, ma rimaniamo pedoni accorti!

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