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Le mosse della Svizzera fanno bene a Piazza Affari che vola sulla scia di petroliferi e banche

L’accordo fiscale tra Italia e Svizzera che si sgancia dall’euro tonifica le Borse europee e l’exploit di Eni, Enel e Tenaris dà sprint a Piazza Affari, che è la miglior piazza del Vecchio continente – Buone anche le performance delle banche e di Atlantia – Oro oltre i 1.260 dollari l’oncia – Bruxelles promuove le riforme del governo Renzi.

Le mosse della Svizzera fanno bene a Piazza Affari che vola sulla scia di petroliferi e banche

La mossa a sorpresa della Banca centrale svizzera, che ha deciso di sganciare il franco dall’euro, ha spiazzato i mercati e provocato una repentina svalutazione dell’euro sul franco. Ma ha ancor più convinto gli investitori che il quantitative easing è vicino. Le Borse europee hanno infatti acquistato forza chiudendo in forte rialzo: Milano sale del 2,36%, Londra dell’1,73%, Francoforte del 2,2% e Parigi del 2,37%. lo spread Btp-bund chiude a 131 punti base.

Tanto più che il direttore generale del Fondo Monetario internazionale, Christine Lagarde, è tornata a spronare la Bce: sono necessari ulteriori stimoli per combattere la deflazione, è il messaggio che arriva da Washington. Nell’Eurozona “prezzi del petrolio più bassi stanno contribuendo a un ulteriore declino delle aspettative di inflazione, cosa che aumenta il rischio di deflazione”, ha detto Lagarde che ha aggiunto: “ciò conferma la necessita’ di ulteriori stimoli monetari, con la Banca centrale europea che ha indicato di essere pronta a dare sostegno se necessario”.

Crolla invece la Borsa di Zurigo che lascia sul terreno oltre l’8%. Per l’economia svizzera e le esportazioni è un duro colpo. In un comunicato l’associazione di categoria Swissmechanic, che raggruppa le aziende della meccanica svizzere, l’abolizione della soglia di 1,20 franchi svizzeri per un euro avrà “ripercussioni catastrofiche” per le aziende dell’industria meccanica.

Il cambio euro/franco svizzero cede oltre il 12% a 0,8942. In calo anche l’euro dollaro -1,61% a 1,1599. A Wall Street gli indici si muovono in territorio negativo: il Dow Jones cede lo 0,29%, il Nasdaq lo 0,8%, l’S&P500 lo 0,48%. I listini archiviano la delusione per i conti di due colossi finanziari, Citigroup e Bank of america e i crolli su alcuni titoli della grande distribuzione. Precipita Radioshak, catena di distribuzione di prodotti elettronici, che starebbe per annunciare la bancarotta. Male anche Best Buy sulle attese per il primo semestre 2015. 

Diversi i dati macroeconomici diffusi oggi negli Usa. L’indice della Fed di Filadelfia è sceso sensibilmente in gennaio a 6,3 punti da 24,3 in dicembre, ben sotto le attese degli analisti. Deludono anche le richieste iniziali di sussidio alla disoccupazione che sono aumentate di 19mila unità, portandosi a 316mila unità nella settimana terminata lo scorso 10 gennaio.Meglio delle attese degli analisti invece  l’attività manifatturiera dello Stato di New York di gennaio. L’indice Empire Manifacturing della Federal Reserve di New York sale di oltre undici punti rispetto al mese precedente a 9,95 punti infatti dai -1,23 punti di dicembre.

Il petrolio Wti cede ancora terreno perdendo l’1,42% a 47,79 dollari al barile. E iniziano ad arrivare gli effetti di questo rapido crollo delle quotazioni. Il colosso Bp ha annunciato la soppressione di circa 200 posti di lavoro nel mare del Nord e che un centinaio di posti nei sub-appalti sarebbero coinvolti a causa del crollo del prezzo del petrolio. 

Il Rapporto mensile sul mercato del petrolio diffuso oggi dall’Opec rileva che l’attuale crollo delle quotazioni del greggio sta producendo un rallentamento della produzione dei Paesi non Opec, a partire dal Usa. L’Organizzazione ha così tagliato di 100 mila barili giornalieri le stime sulla produzione di greggio degli Usa annoverando, tra i motivi di questo rallentamento, il calo del numero di impianti attivi in Nord America, la diminuzione dei permessi di perforazione e la riduzione dei piani di spesa delle major energetiche internazionali.

A Piazza Affari brilla Moncler +5,8% sulla scia del debolezza dell’euro e in attesa delle sfilate maschili dei prossimi giorni. In evidenza Atlantia +4,56% che sta studiando la cessione fino al 30% di Aeroporti di Roma. Enel +4,09% dopo la promozione di Citigroup a neutral da sell. Rimbalzano i titoli del petrolio come Tenaris +4% ed Eni +3,7%. Ieri Enel e Eni hanno annunciato la ristrutturazione del debito. Fa eccezione Saipem che cede l’1% circa, peggior titolo del Ftse Mib, seguito da Tod’s -0,91% e Gtech -0,84%.

Ben comprate anche le banche: Bpm +0,69%, Banco Popolare +2,85%, Ubi +1,66%, Unicredit +1,2%, Intesa +2,93%. Mps +0,61%, in attesa dell’esito dell’incontro di oggi tra i vertici e Daniele Nouy capo della vigilanza della Banca centrale europea. Fuori dal Ftse mIb corre Italcementi, che rallenta nel finale +2,99% a 4,95 euro dopo un balzo del 5%, che beneficia con volumi sostenuti di un report di Intermonte con prezzo obiettivo a 6 euro. 

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