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Le fragole up&down di Sofia, giovane imprenditrice sostenibile

Sofia Michieli con una tecnica importata dall’Olanda ha avviato in provincia di Rovigo una coltivazione in serra di fragole che raddoppia il raccolto, riduce il consumo d’acqua e facilita il lavoro degli operatori con un microclima che protegge i frutti dalle malattie e dai batteri. E si è aggiudicata il premio Smau per l’innovazione. Già studia altre sperimentazioni agricole in serra

Le fragole  up&down di Sofia, giovane imprenditrice sostenibile

La crisi epidemiologica e la conseguente crisi economica ha cambiato la vita di molti italiani, come quella di 6 giovani della provincia di Rovigo, rimasti senza lavoro dopo che le attività dove erano impiegati hanno chiuso i battenti. Quando si chiude una porta si apre un portone, e quel portone è stato aperto dalla giovanissima imprenditrice di Crespino, in provincia di Rovigo, Sofia Michieli, che nel 2018 ha aperto una serra high tech, dedicata alla produzione delle fragole sostenibili. La grande richiesta di questo prodotto ha permesso a queste persone, di diverse età, di trovare un’occupazione nell’impresa di Sofia, nonostante non avessero alcuna esperienza nel settore.

Per il momento non è ancora possibile quantificare i danni da Covid, perché l’azienda si trova nel pieno della produzione e della raccolta e anche se le operazioni sono state svolte allo stesso ritmo, grazie all’aiuto dei nuovi dipendenti, il risultato però sarà legato ai prezzi che, insieme alla grande incertezza dei mercati, oscillano molto in questo periodo.

Sofia ha ereditato la passione per la natura dalla sua famiglia, che già da tempo possiede un’azienda agricola incentrata sulla coltivazione di mais, soia, frumento e un allevamento avicolo. Da due anni però è riuscita a lanciare la sua attività: la serra per fragole sostenibili, nelle campagne di Crespino, vicino al fiume Po, con cui si è aggiudicata nel 2019 il Premio Smau per l’innovazione.

Una serra del tutto innovativa che raddoppia la produzione delle fragole rispetto i metodi tradizionali, grazie al sistema up and down ampiamente utilizzato nei Paesi Bassi, che consente di dimezzare l’uso del suolo e ridurre il consumo dell’acqua. Anche se Le fragole di Sofia non sono biologiche, perché per definizione un prodotto biologico deve essere coltivato a terra, questa è la direzione verso cui l’azienda si dirige.

La serra si estende su 6mila metri quadrati, con 20 piante per ogni metro quadrato rispetto alle 10 piante delle serre comuni. Questo è possibile ai due piani mobili di coltivazione, posti su canaline sospese in fibra di cocco e perlite. Queste canaline mobili consento di lavorare su due linee di coltivazione diverse in modo alternato che possono essere abbassate così da agevolare le attività svolte dagli operatori, che oltre a regolare l’altezza al livello desiderato hanno anche più spazio all’interno della struttura. In fase di coltivazione i piani vengono livellati così da evitare zone d’ombra, poi spostati durante l’esecuzione delle operazioni di coltivazione. In più, questo sistema innovativo consente di proteggere il prodotto dai repentini cambiamenti climatici degli ultimi anni: l’altezza permette di creare un ambiente ideale per le fragole, con un microclima che protegge i frutti dalle malattie e dai batteri. Attualmente, l’azienda coltiva 5 varietà di fragole: Portola, San Andreas, Vivara, Anzia e Cantus.

Queste serre multipiano, essendo molto alte, racchiudono un volume d’aria che riduce gli sbalzi termici rallentando sia il riscaldamento che il raffreddamento dell’ambiente. La serra è lunga circa 120 metri, larga 50 e alta 6 metri, con finestre in cima e laterali, regolabili tramite la centralina elettronica che valuta la temperatura, l’umidità e la ventosità. Circa 500 metri quadrati sono riservati alla lavorazione, alla frigo-conservazione di breve periodo, all’imballaggio e alla fertirrigazione.

La razionalizzazione dell’acqua permette di ridurre al massimo gli sprechi, anche se l’idea è quella di passare ad un ciclo chiuso di irrigazione, così da azzerarli completamente. Anche per quanto riguarda le fragole vige la stessa regola: zero sprechi. Tutti i prodotti deformi vengono trasformati in marmellate e succhi, così da recuperare e valorizzare un prodotto che altrimenti non potrebbe essere venduto.

Così giovane, eppure con le idee molte chiare sul proprio futuro. Sofia, già laureata in Scienze e tecnologie agrarie all’Università di Padova, sta proseguendo gli studi per conseguire la laurea magistrale così da poter unire gli studi con ia sua attività agricola, attraverso la sperimentazione in serra.

L’incremento della popolazione insieme ai cambiamenti climatici, rendono sempre più necessari sistemi agricoli sostenibili e produttivi. Tra le varie soluzioni, la coltivazione in serra fuori suolo, con il sistema innovativo up and down, totalmente automatizzato ed a impatto zero consente di ottenere risultati più che positivi: con lo stesso investimento si ottiene un incremento del reddito, con la stessa superficie dei sistemi tradizionali si ottiene un aumento della resa.

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