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Le cartelle esattoriali e l’urgenza di riformare la Riscossione

Al di là dei ripetuti rinvii delle notifiche e dei pagamenti delle cartelle esattoriali per l’emergenza pandemica, il Governo sta pensando di cambiare a fondo gli inefficienti meccanismi di riscossione fiscale, ma la Corte dei Conti ha da eccepire

Le cartelle esattoriali e l’urgenza di riformare la Riscossione

Enrico Letta si è salvato in corner, ma sono stati i suoi compagni di squadra a gettare fuori la palla. Anche all’interno del Pd, infatti, la sua proposta riguardante il Fondo finanziato da un prelievo aggiuntivo dell’imposta di successione mortis causa per assicurare un bonus di 10mila euro ai diciottenni è stata giudicata utile per le sue finalità (aiutare i giovani), mentre ha sollevato molti dubbi la modalità indicata. Inoltre, vale certo la pena di ridiscutere il livello di tassazione delle eredità, pur nel quadro indicato da Mario Draghi nel suo discorso sulla fiducia del 17 febbraio scorso: “Nel caso del fisco, per fare un esempio, non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all’altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta”.

Vi è poi un’altra questione da tenere presente: l’imposta venne ridotta a suo tempo non (solo) per ragioni di consenso sociale, ma soprattutto perché il suo gettito era tanto modesto da non meritare l’impegno organizzativo necessario a riscuoterlo, considerando le tante possibilità di eludere questo tributo in modo perfettamente legale. Ma resta nell’aria l’idea di una fiscalità vendicatrice degli umili, che non risponde, come è giusto, ad un criterio di progressività, ma ad una sorta di castigo per i ricchi (che devono piangere anch’essi) in forza quasi di un principio etico (imposta patrimoniale, sovrattassa per le aziende che durante la crisi hanno aumentato i loro ricavi, ecc.).

Poi c’è sempre la madre di tutti i problemi del Bel Paese: un’evasione fiscale di cui tutto si dà per assodato: a quanto ammontano l’imponibile e l’imposta evasi, chi evade, come gli è possibile, con quali mezzi. Si conosce tutto, ma si riesce a incassare soltanto una quota modesta – si badi bene – non di quanto sfugge e continua a sfuggire al fisco, ma di quanto è stato accertato, quantificato e trasformato in cartelle esattoriali dalle Agenzie incaricate della riscossione. In caso di mancato pagamento dei tributi, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (Ex Equitalia) può iniziare una procedura di accertamento, a cui seguirà una cartella esattoriale da pagare. Nel caso fosse pagata neanche la cartella esattoriale, l’Agente della Riscossione può agire con una riscossione coattiva dei tributi, ossia una procedura forzata. Il termine di pagamento previsto per una cartella esattoriale è di 60 giorni dalla data di notifica. In altre parole, l’Amministrazione Pubblica si muove per avere il pagamento dei tributi che non pagati. Sulle somme richieste vengono applicati giornalmente degli interessi di mora, calcolati in base al valore dei tributi non versati, al netto delle sanzioni. La riscossione dei crediti pubblici non spontaneamente pagati dai debitori presenta da tempo gravissime difficoltà, alle quali i ripetuti interventi di revisione organizzativa e procedurale non hanno certamente posto rimedio.

Come si evince dai dati riportatati nella tavola che segue (pubblicata sul Rapporto per il coordinamento della finanza pubblica 2021 della Corte dei Conti), a distanza di un ventennio dall’iscrizione a ruolo la percentuale delle riscossioni è inferiore al 30 per cento del carico netto. Dopo dieci anni dall’iscrizione le riscossioni non raggiungono il 15 per cento. Con il comma 4 dell’articolo 4 del decreto n.41 del 2021 (il primo decreto Sostegni) è stato previsto, come è noto, l’annullamento d’ufficio dei “singoli carichi” di importo residuo fino a 5.000 euro affidati agli agenti della riscossione nel periodo 2000-2010, sia pure limitatamente alle persone fisiche e agli altri soggetti con reddito imponibile nel 2019 fino a 30 mila euro. Come ricorda il RCFP la misura costituisce il terzo annullamento di massa delle iscrizioni a ruolo non riscosse, dopo quello disposto dall’art. 4 del decreto-legge n. 119 del 2018, che ha previsto l’annullamento automatico dei debiti di importo residuo fino a mille euro relativi a singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010 e quello, ancora precedente, previsto dall’art. 1 della legge n. 228 del 2012, con il quale è stato stabilito l’annullamento automatico dei crediti fino a duemila euro iscritti nei ruoli resi esecutivi fino al 31 dicembre 1999 (comma 527) e, per la generalità dei ruoli resi esecutivi alla stessa data, l’abbandono delle attività di competenza dell’Agente della riscossione con disapplicazione delle disposizioni concernenti il discarico per inesigibilità previste dagli artt. 19 e 20 del d.lgs. n. 112 del 1999 (comma 528).

Anno di affidamento del caricoCarico netto (affidato al netto di sgravi e sospensioni)Totale riscosso dal 2000 al 2020% riscosso su carico netto
200032.340,19.043,928,0%
200118.957,65.025,026,5%
200217.720,04.042,322,8%
200319.187,04.829,425,2%
200424.500,45.169,021,1%
200534.927,95.864,516,8%
200647.513,79.923,220,9%
200745.750,57.982,717,4%
200844.349,28.555,419,3%
200954.517,68.401,615,4%
201061.540,99.265,615,1%
201168.342,58.317,512,2%
201271.350,17.866,311,0%
201369.467,27.688,311,1%
201472.718,28.929,612,3%
201570.584,88.248,711,7%
201663.236,66.871,010,9%
201763.960,25.715,18,9%
201869.925,64.637,56,6%
201968.888,92.983,04,3%
202049.023,8177,40,4%
Totale1.068.802,8139.537,113,1%
Fonte: Agenzia delle entrate-Riscossione

In tutti i casi citati, compreso l’ultimo, si è sviluppata la solita polemica politica sui condoni più o meno mascherati; mentre altri partiti attribuivano alla propria iniziativa di “aver ridotto le tasse”, come aiuto ai contribuenti vessati dalle crisi che si ripetono, sia pure in forma diversa, con una frequenza molto significativa. Quale che sia stata l’effettiva motivazione della cancellazione, appare evidente come la sua adozione dovrebbe necessariamente comportare una profonda revisione del modello organizzativo e procedimentale finora adottato per la riscossione coattiva dei crediti pubblici. In occasione del primo decreto Sostegni, bisogna riconoscere un fatto nuovo: il presidente del Consiglio non ha paura delle parole. “Sì, è un condono”, ha detto Mario Draghi in conferenza stampa. Lo stralcio delle cartelle prevede un importo contenuto di 5.000 euro, che “corrisponde ad un netto di circa 2.500 euro tra interessi e sanzioni varie”. E questo “permette all’amministrazione di perseguire la lotta all’evasione anche in modo più efficiente”. La norma sarà limitata a una piccola platea, sotto un certo reddito “e forse con minore disponibilità economica. Avrà impatti molto molto limitati”. Dato l’accumulo delle cartelle, ha continuato il presidente del Consiglio, “è chiaro che lo Stato non ha funzionato ed è importante che sia prevista una piccola riforma dei meccanismi di riscossione e discarico delle cartelle, il fatto di accedere a un condono oggi non avrebbe risolto il problema”.

La Corte dei Conti non poteva esimersi dall’osservare e commentare questa norma. “Quale che sia la effettiva motivazione della cancellazione, appare evidente come la sua adozione dovrebbe necessariamente comportare una profonda revisione del modello organizzativo e procedimentale finora adottato per la riscossione coattiva dei crediti pubblici”. Al contrario – fa notare la Corte nel RCF – al comma 10 dell’art. 4 si è stabilito che il Ministro dell’economia e delle finanze, entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto (23 maggio 2021), sia tenuto a presentare al Parlamento “per le conseguenti deliberazioni una relazione contenente i criteri per procedere alla revisione del meccanismo di controllo e di discarico dei crediti non riscossi”.

“Questa previsione – precisa la magistratura contabile – lascia trasparire l’obiettivo di realizzare, sia per i carichi ancora in essere, sia per quelli futuri, un sistema di discarico automatico delle quote non riscosse dopo il decorso di un determinato periodo dalla loro presa in carico, nonché una metodologia di gestione dei carichi affidati basata su criteri selettivi”. E infatti, come ha scritto Il Messaggero, “il governo sta pensando di cambiare le regole della riscossione, dando al Fisco 5 anni di tempo per incassare le somme dovute, al termine dei quali le cartelle esattoriali non pagate finirebbero in prescrizione”.

L’obiettivo è aumentare l’efficacia della macchina burocratica. Infatti, l’Agenzia delle Entrate avrebbe ancora da recuperare oltre mille miliardi di euro fra multe, imposte e contributi non versati. Ma la Corte dei Conti non condividerebbe una soluzione siffatta. “È questa un’eventualità da scongiurare – è scritto nel RCFP – che altererebbe radicalmente il sistema di gestione dei tributi fondato, come è noto, sull’adempimento spontaneo e nel quale la riscossione coattiva delle somme ancora dovute costituisce complemento imprescindibile. Se l’adozione di criteri selettivi, infatti, può considerarsi fisiologica – prosegue il Rapporto – per individuare le posizioni da sottoporre a controllo (sostanziale), non appare compatibile con il corretto funzionamento del sistema che gli esiti dei controlli automatici e dei controlli sostanziali delle posizioni fiscali non comportino poi concrete ed efficaci azioni per la loro riscossione, quale che sia l’importo degli stessi”.

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