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Le Borse archiviano la settimana più nera da oltre un secolo e cercano il rimbalzo

Bisogna risalire al 1897 per ritrovare nella storia del Dow Jones una settimana da incubo come quella che ha aperto il 2016: in pochi giorni si sono virtualmente persi 2.300 miliardi di dollari nelle Borse di tutto il mondo – Cina, petrolio, geopolitica: un mix micidiale – Da oggi comincia la stagione delle trimestrali Usa – Fusione Enel-Enel Gp al via

Le Borse archiviano la settimana più nera da oltre un secolo e cercano il rimbalzo

Si riparte senza troppe illusioni. Dopo un avvio d’anno così disastroso non è da escludere un rimbalzo. Ma, data la profondità delle ferite inflitte ai mercati, è improbabile che l’inversione di tendenza non possa durare più di 2-3 sedute. 

A complicare il quadro è la crisi dei prezzi del petrolio, in parte collegata al calo della domanda cinese, in parte all’eccesso di offerta dei produttori. Gli effetti dello “sconto” (il 70% circa di ribasso negli ultimi 18 mesi) si faranno sentire sui conti di fine d’anno, a partire dal comparto finanziario, fortemente esposto nel finanziamento dell’energia. Deutsche Bank ha già annunciato che rivedrà al ribasso i target promessi per il quarto trimestre e le proiezioni per l’esercizio appena iniziato.

Comincia così, tra grandi preoccupazioni, la stagione delle trimestrali Usa che, secondo Thomson Reuter, registrerà un ribasso medio degli utili del 4,2% circa. Stasera, a Borsa chiusa, Alcoa aprirà come da tradizione la sfilata dei bilanci. Tra giovedì e venerdì toccherà alle grandi banche, a partire da JP Morgan. 

LA SETTIMANA PIU’ NERA DA OLTRE UN SECOLO

Nella prima settimana del 2016 le Borse hanno lasciato sul terreno oltre 2.300 miliardi di dollari di capitalizzazione. Un tracollo innescato dalla frenata del mercato cinese ma che non ha risparmiato nessun listino: il Ftse globale ha accusato un calo dl 6,1%, il peggior inizio d’anno dal 1994, anno d’avvio dell’indice.

Anche Wall Street, nonostante gli eccellenti dati sull’occupazione Usa, ha accusato il colpo: più di mille miliardi di valore sono andati in fumo. L’indice S&P 500 ha chiuso la settimana con un calo del 6% nel peggior inizio d‘anno dal 1929. Per una sequenza così “nera” del Dow Jones bisogna risalire addirittura al 1897. 

Non è andata meglio per i listini europei. Guida il calo Francoforte -8,32%, al solito la Borsa più esposta alla frenata dell’export.

MILANO IN PROFONDO ROSSO, SI SALVA SOLO SNAM

Poco meglio ha fatto Milano, con una perdita superiore al 7% nelle ultime cinque sedute. Un solo titolo ha chiuso la settimana in terreno positivo: Snam (+1,68%). Gli analisti di Exane BNP Paribas hanno ribadito la raccomandazione Outperform, ritoccando il target price a 5,60 euro da 5,30 euro. Ieri Goldman Sachs ha promosso il titolo a Neutral da Sell con un prezzo obiettivo portato a 5,25 euro dai 4,45 euro precedenti.

Limita i danni Italcementi (-0,64%), in attesa del lancio dell’Opa. Solo altre tre blue chips hanno chiuso l’ottava con perdite inferiori al 2%: A2A -1,25%, Poste Italiane -1,78% e Terna -1,99%. 

Prende il via in settimana l’annata finanziaria del Tesoro. Si comincia martedì 12 con l’offerta di 7 miliardi di Bot a 12 mesi. Mercoledì 13 toccherà ai Btp a 3 anni ( da 1,5 a 2 miliardi), 7 anni (da 2,5 a 3 miliardi) e a 15 anni (da 1,25 e 1,75 miliardi).

SBANDA FERRARI. EFFETTO BRASILE SU FCA, CNH E EXOR 

Debutto amaro per Ferrari: -6,05% a 40,54 euro alla fine della prima settimana di scambi a Piazza Affari. Il titolo, trattato al 15% in meno dall’esordio a Wall Street, ha scontato sia i fattori tecnici legati allo spin off (non ultimo l’aumento del flottante dal 10 al 66% circa) completato venerdì con la distribuzione materiale dei titoli ai soci Fca, che i timori di una frenata delle prospettive del lusso, specie sui mercati asiatici. 

Un prezzo salato l’ha pagato anche FiatChrysler (-14,51%), condizionata anche dalla congiuntura del Brasile (-29,7% le vendite nel 2015) che promette nuove delusioni per il 2016. La società resta leader sul mercato carioca, il quinto del pianeta, davanti a General Motors (-32,8%) e Volkswagen (-38,4%). Prosegue intanto l’aggiustamento dei target dopo lo spin off della Rossa di Maranello: gli analisti di Société Générale hanno tagliato il giudizio a Sell da Hold con un target price di 7,80 euro. JP Morgan ha portato il prezzo obiettivo a 9 euro dai 17 euro precedenti. Oggi pomeriggio Sergio Marchionne terrà una conferenza stampa per la presentazione del nuovo Minivan. In terreno fortemente negativo anche Exor (-12,63%) e Cnh (-9,67%).

RIBASSO SHOCK PER MPS. VOLA FINECOBANK 

Inizio d’anno shock per il settore bancario italiano. Oltre alle tensioni che hanno provocato le vendite sui big Usa ed europei, il comparto del credito italiano paga un alto prezzo alle incertezze sul varo della Bad Bank. Sotto tiro degli investitori internazionali è stata Unicredit, -9,42% sull’onda di forti oscillazioni: venerdì il titolo ha toccato un minimo a 4,43, ai minimi dal settembre 2013, prima di rimbalzare a 4,674 euro in chiusura.

Le sofferenze restano il tallone di Achille di Monte Paschi (-15,90%) che ha soffiato in extremis a Banca Mediolanum (-15,49%) il poco ambito titolo di peggior titolo della settimana. Pesante anche la discesa delle Popolari. Il mercato sconta la sensazione che la stagione dei merger sia più assai più lenta del previsto. Il Banco Popolare perde il 13,37%, Banca Popolare di Milano arretra del 12,01%, Bper -11,39%.

Grande sofferenza anche per il gestito: Azimut -12,98%. Rimbalza FinecoBank (+2,5% venerdì a 7,28 euro) ridimensionando la perdita della settimana al 4%. Aiutano i dati della raccolta: a fine dicembre i clienti totali sono cresciuti a oltre 1.048.000, di cui 112mila nuovi, con un aumento del 9% rispetto al 2014.

TOD’S

Alcuni titoli del lusso hanno rialzano la testa nelle ultime battute della settimana, limitando le perdite che, condizionate dalla crisi della domanda cinese (e di quella brasiliana), restano assai pesanti. Fa meglio di tutti Luxottica (-6,2%), in parte sostenuta dagli acquisti di titoli da parte dello stesso Leonardo Del Vecchio.

Salvatore Ferragamo archivia la settimana con una perdita dell’8,73% dopo aver toccato giovedì un minimo a 18,50 euro. Dai picchi storici di aprile 2015, Ferragamo ha lasciato sul terreno il 45% del suo valore. 

Tod’s -5,98% a 69,05 euro, sui minimi degli ultimi 12 mesi. Dai massimi storici del 2013 (145 euro) la quotazione si è dimezzata. Mercoledì 13 si terrà l’assemblea per deliberare l’aumento di capitale riservato a Gousson, società controllata dai fratelli Della Valle nell’ambito dell’acquisizione del marchio Roger Vivier. I proxy advisor Iss e Glass Lewis hanno consigliato il voto a favore dell’operazione.

Iss suggerisce di approvare la proposta perché il gruppo marchigiano ha spiegato “la forte logica” e perché l’aumento di capitale ha ottenuto il parere favorevole del comitato degli amministratori indipendenti della società e di adviser finanziari esterni. 

ENEL 

Si terranno oggi le assemblee di Enel (-4,35% in settimana) e Enel Green Power (-4,29%) destinate ad approvare la fusione tra le due società. Alla fine del processo la quota del Tesoro nel gruppo elettrico dovrebbe scende al 23,5%. La stessa Enel si è riservata la facoltà di superare il limite dei 300 milioni di euro per rimborsare i soci di Enel Green Power che non aderiranno all’operazione di concambio rivolta a riportare le attività estere nelle rinnovabili all’interno del gruppo. 

In attesa dell’assemblea, gli analisti di Banca Akros hanno confermato il rating accumulate su Enel, con un target price di 4,5 euro per azione. Per gli esperti la logica dell’operazione è di portare in casa un business in crescita e gestire congiuntamente la generazione e le reti.

TELECOM 

Riflettori accesi su Telecom Italia (-8,7%) in attesa di possibili sviluppi per Tim Brasil. Nonostante le smentite ufficiali, vari indizi stanno a confermare il pressing di Oi, l’operatore di telefonia più indebitato del Brasile, nei confronti di Tim Participações per una potenziale fusione. Le discussioni, secondo le indiscrezioni, si stanno inizialmente concentrando su temi di corporate governance. 

L’advisor di Oi in questo processo è Btg Pactual SA che, secondo Reuters, potrebbe presentare una proposta di fusione a entrambi i gruppi telefonici prima della fine di gennaio. Il piano preveder la partecipazione del miliardario Mikhail Fridman, che tramite LetterOne Holdings procederebbe con una iniezione di cassa da 4 miliardi di dollari in Oi.

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