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Lavoro, dal cuneo al Reddito di Cittadinanza fino allo smart working: le 10 misure contenute nella manovra 2023

Nella Legge di Bilancio, in via di approvazione al Senato, arriva un incentivo per i premi di produzione con una detassazione al 5%, cambiano le regole per il Reddito di cittadinanza e tornano i voucher. Ecco tutte le novità

Lavoro, dal cuneo al Reddito di Cittadinanza fino allo smart working: le 10 misure contenute nella manovra 2023

Tra le numerose novità per il 2023 inserite nella nuova Legge di Bilancio, passata al Senato per l’approvazione definitiva entro il 30 dicembre, cambia il pacchetto lavoro: dal taglio del cuneo fiscale alla tassazione dei premi di produttività fino alla stretta del Reddito di Cittadinanza in vista del suo superamento dal 2024. Nella manovra è contenuto un sostanzioso pacchetto “lavoro” con il rifinanziamento della Cig, la proroga dello smart working solo per i fragili fino al 31 marzo, la maggiorazione all’80% di un mese di congedo parentale che può essere fruito anche dal padre lavoratore. Ecco nel dettaglio tutte le novità nell’ambito del lavoro inserite nella nuova manovra.

Tassazione dimezzata: premi di produttività fino a 3mila euro tassati al 5%

Si dimezza la tassazione sui premi di produttività dei dipendenti (i compensi aggiuntivi alla retribuzione per i lavoratori del settore privato). L’aliquota sostitutiva sulle somme erogate sotto forma di premi, di risultato o di partecipazione agli utili di impresa passa dal 10 al 5%. Grazie alla nuova misura, i lavoratori dipendenti del settore privato potranno usufruire di questa tassazione ulteriormente ridotta per tutto il 2023, entro il limite di 3.000 euro lordi all’anno. Per aver diritto alla tassazione ridotta, i lavoratori devono avere un reddito di lavoro dipendente di importo non superiore a 80.000 euro nell’anno precedente a quello di percezione dei premi. Ma non solo. Il limite dei 3.000 euro per la tassazione agevolata dei premi può essere innalzato a 4.000 euro se l’azienda coinvolge pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro. Che vuol dire? Quello che avviene mediante schemi organizzativi aziendali.

Il Governo ha previsto una spesa di 222,3 milioni di euro per il 2023 e 6,9 milioni di euro per il 2024.

Cuneo fiscale: si alza a 25mila euro il tetto per il taglio del 3%

Aumenta la platea dei lavoratori dipendenti che avranno diritto al taglio del cuneo fiscale del 3%: il reddito lordo annuo passa da 20 a 25mila euro, cioè fino ai 1923 euro mensili, mentre il taglio del 2% per le retribuzioni fino a 35mila euro, viene confermato. In entrambi i casi la retribuzione imponibile è parametrata su base mensile per tredici mensilità e i limiti di importo mensile sono maggiorati del rateo di tredicesima per la competenza del mese di dicembre, resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.

Il Sole 24 Ore ha calcolato le percentuali di taglio del cuneo fiscale e gli importi indicativi di sconto contributivo che si traduce in maggiore importo netto in busta paga: i redditi fino a 10 mila euro, usufruendo del taglio del 3%, avranno un maggiore importo in busta paga equivalente a 19,25 euro mensili, ovvero 231 euro all’anno in più. I redditi di 15 mila euro, invece, potranno godere di 28,88 euro in più al mese in busta paga, per un totale annuo di 346,50 euro. I redditi da 20 mila euro lordi avranno in busta paga un’eccedenza di 32,92 euro mensili, che si tradurranno in 395 euro all’anno in più. Infine, le soglie di reddito da 25 mila euro andranno incontro ad un incremento mensile di 41,15 euro, ossia 493 euro in più all’anno.

Incentivi alle assunzioni: lo sgravio sale da 6mila a 8mila euro

L’obiettivo è aumentare l’accesso al mercato del lavoro di soggetti esclusi o potenzialmente a rischio di esclusione. Come? Innalzando da 6mila a 8mila euro annui il tetto massimo dell’esonero dal versamento dei contributi previdenziali riconosciuto ai datori di lavoro che nel 2023 assumono a tempo indeterminato (o stabilizzano) giovani under 36, donne e beneficiari del Reddito di Cittadinanza per il solo anno 2023. Si alza quindi il limite dell’esonero del 100% dei contributi previdenziali dovuti dal datore di lavoro, con esclusione dei premi e contributi Inail e ferma restando l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche. Devono esserci però in una serie di condizioni.

Ad esempio, i datori di lavoro del settore privato che voglio assumere giovani under 36 potranno beneficiare dell’esonero totale dei contributi nel limite massimo di importo pari a 8.000 euro annui e per un periodo massimo di 36 mesi, con: assunzione diretta a tempo indeterminato o in caso di trasformazione di contratti già in essere in contratti a tempo indeterminato.

Invece per i percettori di RdC, i datori di lavoro potranno beneficiarne se assumono con contratto di lavoro a tempo indeterminato o trasformano il rapporto da tempo determinato in tempo indeterminato, nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2023 e il 21 dicembre 2024. In questo caso l’esonero è riconosciuto per un periodo massimo di 12 mesi e nel limite massimo di importo pari a 8.000 euro su base annua, riparametrato e applicato su base mensile.

Infine, l’esonero contributivo totale nel limite massimo di importo pari a 8.000 euro annui viene riconosciuto in favore dei datori di lavoro che assumono donne in possesso di uno dei seguenti requisiti: almeno 50 anni di età e disoccupate da oltre 12 mesi; qualsiasi età, con residenza in regioni ammissibili ai finanziamenti nell’ambito dei fondi strutturali dell’Unione europea, prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; donne di qualsiasi età che svolgono professioni o attività lavorative in settori economici caratterizzati da un’accentuata disparità di genere, con un tasso di disparità uomo -donna che superi di almeno il 25% la disparità media uomo-donna (ad esempio agricoltura, industria e servizi), e prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; donne di qualsiasi età, ovunque residenti e prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi.

Smart working: fino al 31 marzo ma solo per i fragili

Con le ultime modifiche alla manovra resta lo smar tworking per i lavoratori fragili fino al 31 marzo 2023. Quindi viene meno questa tutela (o comunque più difficile da ottonere) per i lavoratori con figli under 14. La novità vale per i dipendenti pubblici e privati affetti da gravi patologie croniche “con scarso compenso clinico”, come individuati dal decreto del ministero della Salute del 4 febbraio 2022. Quindi, nel dettaglio, persone che abbiano affrontato trapianti o siano ora soggetti a dialisi o terapie oncologiche che ne compromettano il sistema immunitario. Oppure pazienti affetti da tre o più patologie quali “cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, ictus, diabete mellito, bronco-pneumopatia ostruttiva cronica, epatite cronica e obesità”.

Reddito di cittadinanza, nuova stretta: verso lo stop dopo 7 mesi

Nuova stretta sul Reddito di Cittadinanza: dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023 il numero di mensilità erogabili ai percettori del sussidio verrà ridotto da 8 a 7 mesi per chi risulta occupabile. Ma non solo. A partire dal 2023 anche chi rifiuterà una sola offerta di lavoro perderà il beneficio e sarà obbligatorio frequentare un corso di formazione o riqualificazione professionale. Inoltre il governo starebbe valutando la possibilità di revoca anche ai giovani dai 18 ai 29 anni di età che non abbiano adempiuto alla formazione obbligatoria. Rimarrebbe invariato, invece, l’importo dell’assegno nel caso in cui i percettori del reddito dovessero svolgere lavori a intermittenza o stagionali nel corso del nuovo anno: il limite della retribuzione aggiuntiva è fissato a 3.000 euro.

Il Reddito di cittadinanza non verrà tolto a tutti i percettori, ma solo a coloro che sono tenuti a sottoscrivere il patto per il lavoro, hanno meno di 60 anni e nel cui nucleo familiare non ci sono disabili, minorenni o persone con più di 60 anni.

Secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio la stretta decisa dal governo Meloni potrebbe far perdere il beneficio al 38.5% dei nuclei familiari (e al 23% delle persone) che oggi lo ricevono.

Cassa integrazione: nuovo rifinanziamento per 250 milioni

La manovra stanzia 250 milioni di euro per rifinanziare nel 2023 la Cassa integrazione. Sono previsti cinque interventi:

  • Ben 70 milioni di euro per i piani di recupero occupazionale previsti dal Dlgs 148 del 2015 (articolo 44) a beneficio delle imprese operanti in un’area di crisi industriale complessa. Sarà un decreto del ministero del Lavoro che ripartirà le risorse tra le Regioni. Si ricorda che la CIGS o la mobilità in deroga possono essere concessi per un massimo di 12 mesi.
  • Altri 50 milioni per la proroga 2023 della CIGS per crisi aziendale, prevista dal decreto legge 109 del 2018 (articolo 44) Previo accordo in sede ministeriale per casi di esubero di personale per cessione delle attività o interventi di reindustrializzazione si possono avere 12 mesi complessivi di CIGS.
  • Invece 90 milioni per la proroga del sostegno al reddito in favore dei lavoratori dipendenti dalle imprese del Gruppo Ilva (articolo 1 bis del decreto legge 243 del 2016), possibile anche per formazione professionale collegata alla gestione delle bonifiche.
  • Altri 30 milioni di euro per l’anno 2023 sono destinati a rifinanziare l’indennità omnicomprensiva per il fermo pesca, ancora fissata in 30 euro al giorno/uomo.
  • Infine, 10 milioni sono destinati a finanziare le misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti dalle imprese del settore dei call center.

Semplificazione Isee: si cambia da luglio 2023

Nella manovra 2023 novità in tema di Dichiarazione sostitutiva Unica (DSU) ai fini della certificazione ISEE: la modalità telematica precompilata online sarà “prioritaria” dal primo luglio 2023 anche se resta ferma “la possibilità di presentare la DSU nella modalità ordinaria”, cioè cartacea attraverso gli intermediari.

Il fine è quello di ottenere un risparmio sui costi di Caf, patronati e intermediari professionisti, che si occupano della gran parte delle Dichiarazioni per agevolazioni e sconti.

Voucher: tornano i buoni per le prestazioni occasionali

Tornano i voucher per il lavoro occasionale e stagionale: i buoni lavoro, aboliti dal governo Gentiloni, potranno essere usati dal 1° gennaio 2023 in agricoltura, nel comparto horeca (cioè del settore alberghiero e di ristorazione) e della cura alla persona (per quanto riguarda i lavori domestici). Rimosso il divieto di accesso ai buoni lavoro per gli iscritti nell’anno precedente negli elenchi anagrafici Inps dei lavoratori agricoli.

Avranno un valore nominale di 10 euro lordi all’ora, 7,50 euro netti, e un tetto di reddito per i lavoratori, fino a 10mila euro.

Rimangono invariate le procedure, pertanto per l’accesso alle prestazioni gli utilizzatori e i prestatori sono tenuti a registrarsi e a svolgere i relativi adempimenti all’interno della piattaforma informatica INPS, che supporta le operazioni di erogazione e di accreditamento dei compensi e di valorizzazione della posizione contributiva dei prestatori attraverso un sistema di pagamento elettronico.

Lavoro in agricoltura: arriva il nuovo contratto a tempo determinato

Per il 2023 e il 2024 arrivano nuove norme per le prestazioni di lavoro occasionale a tempo determinato in agricoltura: si potranno fare per un periodo non superiore a 45 giorni l’anno e per ogni giornata lavorativa va corrisposto al lavoratore un compenso pattuito per la prestazione in misura pari almeno a 3 ore lavorative. Possono essere utilizzati disoccupati, giovani sotto i 25 anni, detenuti o internati, ammessi al lavoro all’esterno o soggetti in semilibertà a patto che, a eccezione dei pensionati, non abbiano avuto un ordinario rapporto di lavoro subordinato in agricoltura nei tre anni precedenti all’instaurazione del rapporto.

Per ricorrere a prestazioni di lavoro occasionale agricolo a tempo determinato i datori di lavoro sono tenuti, prima dell’inizio della prestazione, all’inoltro al centro per l’impiego della comunicazione obbligatoria.

Congedo parentale: indennità maggiorata all’80% per entrambi i genitori

Esteso anche al padre lavoratore l’aumento dal 30 all’80% dell’indennità di un mese di congedo parentale. I genitori, lavoratori subordinati, potranno fruirne in via alternativa, per uno dei mesi fruito entro il sesto anno di vita del figlio. L’aumento non si applica per i casi in cui il periodo di congedo di maternità sia terminato entro il 31 dicembre 2022. La Legge di bilancio prevede anche norme (art. 107, comma 1) di sostegno alla maternità delle atlete non professioniste.

L’obiettivo della misura è quello di aumentare il coinvolgimento del padre nella cura dei figli.

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