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L’assicurazione non è più l’ultima risorsa. Dalla Via (Intesa Sanpaolo Protezione): “Una tutela può fare la differenza”

Sei mesi fa Intesa Sanpaolo ha riorganizzato il proprio comparto assicurativo per adattarsi alle nuove esigenze di protezione, integrando salute e danni in un’unica struttura guidata da Massimiliano Dalla Via

L’assicurazione non è più l’ultima risorsa. Dalla Via (Intesa Sanpaolo Protezione): “Una tutela può fare la differenza”

La protezione non è più un’ipotesi, ma una realtà quotidiana: blackout informatici, alluvioni, diagnosi tardive, truffe digitali sono eventi sempre più frequenti, ma che pochi sanno affrontare. Non è un caso che oggi la tutela — economica, sanitaria, legale — è uno dei bisogni più diffusi e meno soddisfatti in Italia.

“Protezione è un concetto che ha a che fare con tutti gli ambiti della nostra vita: riguarda i nostri beni, i nostri cari, la nostra salute, i nostri progetti”, afferma Massimiliano Dalla Via, amministratore delegato e direttore generale di Intesa Sanpaolo Protezione. “Avere un supporto e una tutela che ci aiuta a gestire gli imprevisti e a raggiungere gli obiettivi, personali o dei nostri famigliari, può fare la differenza”.

Intesa Sanpaolo riorganizza le sue Compagnie Assicurative

Per rispondere meglio a queste esigenze, da dicembre 2024 Intesa Sanpaolo ha avviato una riorganizzazione profonda della propria divisione assicurativa.

Intesa Sanpaolo Vita assume una nuova identità, diventando Intesa Sanpaolo Assicurazioni, la compagnia capogruppo del nuovo assetto, guidata da Virginia Borla Responsabile anche di tutta la Divisione. Sotto questo ombrello nasce anche Intesa Sanpaolo Protezione, frutto della fusione tra Intesa Sanpaolo Assicura e Intesa Sanpaolo RBM Salute, che unisce in un’unica realtà i rami danni e salute: “Un unico punto di riferimento per una protezione a tutto tondo”, come sottolinea l’ad Massimiliano Dalla Via.

Cyber e clima: il nuovo perimetro della protezione

Il vero cambiamento non riguarda tanto i prodotti, quanto le minacce da coprire. “Cybersecurity” non è più un tema da specialisti: l’Italia è tra i Paesi europei più colpiti dagli attacchi informatici, e la consapevolezza — pur in crescita — fatica a tradursi in preparazione.

“La sensibilità al rischio cyber varia ancora troppo in base alla dimensione dell’impresa”, osserva Dalla Via. Per questo “è importante diffondere consapevolezza su queste tematiche: un’adeguata informazione, infatti, permette di prevenire danni economici e reputazionali, ridurre i rischi legali e garantire la continuità operativa dell’azienda”.

Anche sul fronte privato, i rischi digitali si moltiplicano. “Furto d’identità, truffe finanziarie online e cyberbullismo sono sempre più diffusi. Avere una protezione contro questi rischi significa poter contare su un supporto legale, su assistenza specializzata e rimborsi per eventuali perdite economiche”. Le polizze ci sono, ma manca la cultura della protezione come servizio, non come obbligo.

E poi c’è la questione climatica, forse la più evidente e insieme la più difficile da governare. Eventi estremi sempre più frequenti — grandinate devastanti, incendi, alluvioni — che mettono a dura prova individui, imprese e territori.

“Il cambiamento climatico rende sempre più chiara l’importanza di avere una gestione responsabile e preventiva dei possibili eventi estremi”, rileva Dalla Via.

Proteggere non è solo prevenire

C’è anche una frattura più silenziosa: l’invecchiamento della popolazione. Entro il 2050, un italiano su tre avrà più di 65 anni. E la longevità — 81 anni per gli uomini, 85 per le donne — è un traguardo solo se accompagnato da qualità della vita. Qui la sfida assicurativa non è solo sanitaria, ma esistenziale.

“Questi dati evidenziano l’importanza di sviluppare prodotti e servizi anche per questa fascia di popolazione, sia essa attiva e in buona salute, sia essa bisognosa di supporto”, spiega Dalla Via.

È una dichiarazione che evidenzia bene il cambio di tono rispetto al passato: non più semplici coperture, ma partnership di lungo periodo. L’obiettivo è fare in modo che la protezione non arrivi dopo, ma insieme alle scelte della vita.

“Il settore assicurativo può fare molto, sia supportando il sistema pubblico nel rispondere alla crescente domanda di protezione, sia aiutando persone e imprese a costruire un futuro sostenibile, anche attraverso prodotti personalizzati”, sottolinea l’ad di Intesa Sanpaolo Protezione.

Il mercato cambia, la mentalità meno

Nonostante un modello di bancassicurazione integrato che funziona — e il comparto Insurance oggi contribuisce per circa l’11% al risultato corrente lordo del Gruppo Intesa Sanpaolo (dato al 31 dicembre 2024) — il vero ostacolo resta la cultura assicurativa.

Molti italiani sottoscrivono polizze senza comprenderne appieno il valore, le Pmi restano esposte con coperture insufficienti e il welfare pubblico fatica a reggere. La domanda di protezione non si traduce ancora in un salto collettivo verso una gestione consapevole del rischio.

La campagna lanciata a dicembre dal Gruppo Intesa Sanpaolo Assicurazioni — “Insieme, possiamo arrivare lontano” — vuole ribaltare la narrazione: la protezione non come freno, ma come leva di crescita, un’opportunità che coniuga sicurezza, sviluppo, libertà e realizzazione personale e collettiva.

In questo scenario, la riorganizzazione all’interno del Gruppo non è solo una semplice operazione societaria, ma un cambio di passo. L’assicurazione non è più l’ultimo tassello, ma il primo strumento per affrontare un mondo sempre più instabile.

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