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L’assemblea di Generali e l’autogol di Del Vecchio

Il patron di Luxottica attacca il management del Leone e chiede le dimissioni del Ceo di Trieste, ma poi si contraddice votando a favore del vertice delle Generali – Dura la replica di Perissinotto: “Fare gli assicuratori è un mestiere diverso che fare gli occhiali” – Il Leone pronto a uscire da Rcs – Ppf, Vtb e la strategia per i paesi emergenti.

L’assemblea di Generali e l’autogol di Del Vecchio
Prima attacca duramente sul Corriere della Sera i i top manager del Leone accusandoli di fare i finanzieri anzichè gli assicuratori e chiedendo platealmente le dimissioni del ceo Giovanni Perissinotto e poi ci ripensa e vota a favore di tutte le proposte presentate dai vertici della compagnia triestina. Il sorprendente autogol di un’icona dell’imprenditoria italiana come Leonardo Del Vecchio è stato forse l’elemento più elettrizzante dell’assemblea di ieri delle Generali, che altrimenti sarebbero state ricordate solo per il crescente malessere che la platea azionaria, fatta principalmente da piccoli azionisti di vecchia data, ha mostrato di nutrire verso Mediobanca, il socio di riferimento storico, a cui si rimprovera di frenare e condizionare la strategia del Leone triestino. 
Del Vecchio, che nutre sentimenti di rancore verso il top management delle Generali per controversie immobiliari legate alla sua Beni Stabili, è stato un po’ il convitato di pietra dell’assemblea triestina che ha animato fin dal primo mattino con un’uscita assai poco elegante sul principale quotidiano italiano in cui accusava senza mezzi termini il top management della compagnia perchè “quando da assicuratori si vuole diventare finanzieri comprando le partecipazioni più disparate, non si fa un buon servizio alle Generali, che restano una delle migliori aziende se non la migliore d’Italia“. “Quello che mi dà fastidio – ha aggiunto il patron di Luxottica che ha in portafoglio il 3% del Leone – è che i fondamentali delle Generali sono buoni e l’attivita assicurativa funziona ma voler fare i finanziari rovina tutto”.
Il ceo di Generali, Giovanni Perissinotto ha risposto a muso duro confessando di non aspettarsi l’attacco di Del Vecchio e dicendosi “dispiaciuto”: “Non lo capisco, ma fare gli assicuratori è un mestiere un po’ più complesso che fare gli occhiali perchè tutte compagnie del mondo sono tenute a investire i premi che raccolgono non perchè vogliano fare finanza ma perchè sono investitori obbligati se vogliono valorizzare le risorse raccolte“. Poi il ceo di Generali ha spiegato e difeso, punto per punto, tutti gli investimenti effettuati, da quelli immobiliari a quelli finanziari, da quelli domestici a quelli internazionali.  
La maggiore novità è emersa a proposito di Rcs Corriere della Sera, su cui il manager triestino ha anticipato che “le Generali intendono uscire dal patto di sindacato e dalla società editrice perchè gestire giornali non è il loro mestiere ma che ciò avverrà a condizioni di mercato più favorevoli delle attuali”. Su Telecom Perissinotto ha invece detto che le Generali spingono per la valorizzazione delle potenzialità del gruppo telefonico, funestato dalla privatizzazione in poi. Ferma difesa anche degli investimenti nell’immobiliare e in particolare in Citylife che le Generali controllano insieme ad Allianz in una strategia di diversificazione che ha già offerto buone risposte sul piano della redditività. Ma la difesa più calorosa Perissinotto l’ha riservata all’investimento nella joint PPF con il finanziere ceko Kellner di cui il Leone potrà rilevare la quota nel 2014 finanziandola con mezzi propri. Questa operazione, che era stata strumentalmente censurata da Geronzi e da Bollorè un anno fa, è in realtà – secondo il ceo del Leone – “una grande operazione che offre enormi possibilità di sviluppo nell’Est europeo e che guadagna valore ogni giorno, come hanno riconosciuto tutti gli analisti e gli investitori”. Anche in Russia, malgrado la pausa nelle trattative con la banca VTB per l’incertezza dei mercati, le Generali non escludono nulla per il futuro, compresa la ripresa dei negoziati. Quel che è evidente è l’intenzione di Generali di riposizionarsi nei prossimi 10 anni riducendo gradualmente la propria presenza nell’Europa ocidentale e cogliendo invece tutte le opportunità che si dovessero presentare nei Paesi emergenti, dal Brasile all’Asia e all’Est Europa.

Quanto alle vicende più domestiche – come hanno chiarito anche il riconfermato presidente Gabriele Galateri e l’ad Sergio Balbinot – le Generali valutano positivamente gli effetti dell’articolo 36 contro i doppi incarichi, non temono affatto la mossa dell’Antitrust su Fonsai-Unipol perchè apprezzano sempre la concorrenza e la trasparenza e non si sentono affatto una compagnia captive di Mediobanca. Anche se il futuro è quello di un progressivo allentamento dei rapporti tra Piazzetta Cuccia e le Generali che sempre più dovranno nuotare da sole in mare aperto.

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