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L’addio di Mustier affonda Unicredit in Borsa mentre le altre banche corrono

L’incertezza sul futuro di Unicredit dopo la dimissioni annunciate del Ceo manda ko il titolo in Borsa mentre, al contrario, gli altri titoli bancari, Mps e Intesa Sanpaolo in testa, spingono su Piazza Affari.

L’addio di Mustier affonda Unicredit in Borsa mentre le altre banche corrono

I mercati ripartono a tutta birra, dopo la breve pausa di ieri, spinti dalla ripresa economica della Cina e dalla fiducia nei vaccini anti-Covid. La propensione al rischio pesa sul dollaro e l’euro riporta il cambio oltre quota 1,2.

Londra chiude con un balzo dell‘1,91%; bene Parigi +1,14%; leggermente più arretrate Francoforte +0,73% e Madrid +0,76%. Fanalino di coda è Piazza Affari, +0,18%, travolta da un’ondata di vendite su Unicredit -8,02%, a seguito della notizia bomba che il ceo Jean Pierre Mustier lascerà l’incarico in aprile 2021, alla fine del suo mandato, come ipotizzato nel weekend da alcuni giornali. Il mercato guarda con preoccupazione al futuro della banca e gli analisti di Citigroup retrocedono il titolo da “Buy” a “Neutral”.

Secondo ipotesi stampa sarà il presidente in pectore, Pier Carlo Padoan, a scegliere il nuovo amministratore delegato e in pole position ci sarebbero Victor Massiah (ex numero uno di Ubi Banca e ) e Alberto Nagel (ad di Mediobanca, +1,45%), ma non si esclude nemmeno una soluzione interna. Mossa da interessi opposti Monte dei Paschi (+3,7%) festeggia l’addio di Mustier, contrario a un eventuale matrimonio con Siena. In grande spolvero anche il resto del settore a partire da Intesa +2,68%.

Oltreoceano è tonica Wall Street che ha messo il turbo nei primi minuti di scambi portando gli indici in zona record, senza preoccuparsi troppo dell’espansione della pandemia e dell’impennata di ricoveri nelle terapie intensive. Intanto il segretario al Tesoro Steven Mnuchin e il presidente della Fed Jerome Powell stanno parlando al Senato americano in favore delle piccole imprese statunitensi che, senza aiuti, sono a rischio a causa della crisi indotta dal coronavirus. Il banchiere centrale nelle scorse ore ha messo in guardia il paese: ‘Le prospettive per l’economia sono straordinariamente incerte e dipenderanno, in gran parte, dal successo degli sforzi per tenere sotto controllo il virus”.

A infondere un’iniezione di fiducia sono stati invece i dati sull’industria cinese di novembre, a prova che una volta sconfitto il Covid il motore produttivo può girare alla grande. L’indice Pmi manifatturiero Caixin è salito a 54,9 dal 53,6 di ottobre, confermandosi oltre la soglia di 50 (che separa la crescita dalla contrazione) per il settimo mese consecutivo. La lettura dell’Indice Pmi Caixin di novembre è la più alta degli ultimi dieci anni.

In giornata sono usciti anche i dati europei e americani, meno brillanti di quelli cinesi ma in certa misura soddisfacenti, perché in parte superiori alle stime. In particolare il Pmi della Gran Bretagna a novembre è salito a 55,6, il livello più alto da 35 mesi. La spiegazione sta anche nell’addio alla Ue: secondo i ricercatori “l’imminente fine del periodo di transizione della Brexit ha portato a livelli crescenti di acquisto di merci, accumulo di scorte di materie prime e maggiori guadagni in nuove attività di esportazione poiché i clienti con sede nell’Ue hanno anticipato gli ordini”.

Frena l’attività in Italia 51,5 da 53,8 di ottobre e anche in Germania, 57,8 da 58,2 di ottobre. Inoltre l’Ocse ha diramato le sue nuove stime sull’economia globale. Per l’Europa si prevede una crescita del Pil del 3,6%. L’Italia crescerà più lentamente del previsto l’anno prossimo (+4,3% da +5,4%), ma calerà anche meno nel 2020 (-9,1% da -10,5%).

Sul fronte vaccini,  prosegue la corsa contro il tempo delle aziende produttrici:  Moderna e Pfizer-Biontech hanno chiesto oggi l’autorizzazione Ue all’uso di emergenza, anche se ci sono incertezze sulla possibilità di un arrivo sul mercato entro la fine dell’anno. “Possiamo avviare le spedizioni nel giro di poche ore (dall’approvazione) -ha detto Sierk Poetting, responsabile operativo e finanziario di BioNTech -Stiamo accumulando scorte. Tutto ciò che abbiamo può davvero essere distribuito nel giro di poche ore”.

Fra le materie prime rimbalza l’oro che recupera quota 1811,4 dollari l’oncia (+1,94%).

Resta debole il petrolio, con il Bren che cede l‘1,23%, 47,29 dollari al barile.  Nella riunione di ieri il cartello ha trovato l’intesa per un’estensione dei tagli anche al primo trimestre del 2021, ma la Russia, leader dei paesi non Opec, è contraria e vorrebbe iniziare ad aumentare l’offerta di greggio già da gennaio. Da qui la decisione di rimandare la riunione a giovedì prossimo, così da prendere tempo e cercare di evitare le spaccature che a inizio marzo, insieme alla pandemia, portarono al crollo dei prezzi.

Tornando in Piazza Affari le vendite che hanno travolto Unicredit non hanno azzoppato completamente il listino: brilla Stm, +4,51%, in scia alle big tech statunitensi. Denaro su Atlantia +2,65%, nonostante lo slittamento dell’offerta Cdp. Bene Azimut +1,98%. Negative Amplifon -3,54%; Campari -2,52%; Diasorin -2,49%; Recordati -1,88%.

Finale in salita per l’obbligazionario: lo spread fra decennale italiano e tedesco sale a 116 punti base (+0,53%) e il rendimento del Btp cresce a +0,64%.

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